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House of The Dragon: la recensione della prima stagione

Basata in parte sull’opera Fuoco e Sangue di George R.R. Martin, House of The Dragon è il primo spin-off ufficiale de Il Trono di Spade, serie culto targata HBO e conclusasi nel 2019 dopo ben 8 stagioni. Dieci episodi per una prima stagione ricca di intrighi, cospirazioni e politica.

 

ATTENZIONE: possibili spoiler


Chiariamoci fin da subito: le ultime 3 stagioni di Game of Thrones (da noi Il Trono di Spade) hanno deluso i fans più sfegatati dell’opera concepita dallo scrittore George R.R. Martin.


La proverbiale pigrizia dello scrittore americano nel concepire le sue opere (a detta sua è produttivo quando riesce a scrivere “3 capitoli in 6 mesi”, dichiara l’autore in una conversazione a teatro con Stephen King) ha influito tantissimo nello sviluppo della serie televisiva, con i libri che si fermavano al quinto capitolo (Una danza con i draghi, edito nel 2011) e col sesto episodio cartaceo intitolato The Winds of Winter ancora in corso d’opera, gli showrunner David Benioff e D.B. Weiss sono stati messi a dura prova nel tentativo di dare una conclusione - di fatto quasi del tutto improvvisando - alla serie tv di HBO e il risultato, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti.


Game of Thrones si chiudeva con un’ottava stagione fin troppo breve e frettolosa, figlia di una scrittura troppo superficiale che ha lasciato l’amaro in bocca a buona parte del fedele pubblico dello show, con il culmine delle lamentele che si sono scatenate sui social network a partire da una folle petizione online che, addirittura, chiedeva la riscrittura dell’episodio finale della serie.


HBO, quindi, si è presa un bel rischio annunciando tutta una serie di spin-off della serie madre, sapendo con certezza che il dente dei fans era ancora piuttosto avvelenato.

Dei sei prodotti collaterali annunciati solamente uno ha avuto il cosiddetto green light da parte di HBO, dopo che Bloodmoon, prequel ambientato ben 10.000 anni prima, è stato cestinato dopo la realizzazione del singolo episodio pilota (con nientemeno che Naomi Watts nel cast).


House of The Dragon, serie di dieci episodi, è invece ambientata 200 anni prima gli eventi della prima stagione di Game of Thrones (e 179 anni prima della nascita di Daenerys, interpretata da Emilia Clarke) e narra l’inizio della fine della casata Targaryen, deflagrata dall’interno da una guerra civile che Martin nei suoi scritti ha descritto come “La danza dei draghi”.


Inevitabilmente House of The Dragon ci riporta alle atmosfere fantasy-medioevali con le vibes potentissime della serie madre, ritorniamo a Westeros in un periodo di pace e tranquillità dove il saggio Re Viserys Targaryen, detto “Il pacifico” (interpretato da Paddy Considine), regna con serenità sui Sette Regni ignaro che da lì a qualche decennio la situazione sarà destinata a precipitare verso un baratro fatto di fuoco e sangue.

Nonostante ci siano un paio di time skip piuttosto importanti verso la metà della stagione, che potrebbero confondere un po’ le idee allo spettatore, le vicende di un malato Viserys e del suo essere padre, Re e marito, coinvolgono e fanno empatizzare lo spettatore verso questo straordinario personaggio sin dal primo episodio.


Si riesce quasi a percepire l’enorme fardello che il Re ha sulle sue spalle, la sua decisione di fare della figlia Rhaenyra la sua erede legittima viene presa con diffidenza e sarà un peso che Viserys si porterà dietro per tutta la stagione, avendo a che fare soprattutto con le (gravi) conseguenze di questa scelta, il tutto coadiuvato un enorme interpretazione di un Paddy Considine in stato di grazia.


Se l’attore inglese è in splendida forma, tuttavia, non lo deve solamente all’ottimo lavoro di scrittura del suo personaggio ma anche agli altri protagonisti della storia, a cominciare dal sempre bravo Matt Smith nel ruolo di Daemon, fratello ambizioso del Re e desideroso di gloria e potere, passando per Rhys Ifans (il Lizard di The Amazing Spider-Man) che recita la parte di Otto Hightower, primo cavaliere del Re, per finire alle presenze femminili della già citata Rhaenyra (Milly Alcock prima, Emma D’Arcy poi) e Alicent Hightower (Emily Carey e Olivia Cook dopo il time skip), figlia di Otto, futura regina di Westeros e vera causa scatenante degli eventi della serie.


Il cast della serie, quindi, fa il grosso del lavoro, con uno squilibrio a favore della politica piuttosto che dell’azione che, seppur presente, è presentata momentaneamente in piccola parte.


Anche grazie alla supervisione di Martin in persona, House of The Dragon approfondisce maggiormente il materiale cartaceo con riflessioni, dettagli e particolari, utili a far comprendere allo spettatore l’intricata vicenda della famiglia che più di tutte ha modellato Westeros.

"L’idea che controlliamo i draghi è un’illusione. Sono un potere con cui l’uomo non avrebbe mai dovuto scherzare. E affinché qualsiasi Targaryen possa governare, come re o regina, questo deve essere sempre compreso." (Viserys Targaryen) Le parole di Viserys nel virgolettato non lasciano spazio all’immaginazione, il parallelismo non indifferente con i tempi moderni è palese: un drago è a tutti gli effetti un’arma di distruzione di massa, il suo impiego in una guerra sarebbe dannoso come gli effetti di una bomba atomica su una grande città e potrebbe essere una grande e grossa avvisaglia per i tragici eventi futuri su cui la serie si sta imbarcando. Inoltre sappiamo quanto può essere pericolosa questa bestia se sguinzagliata, ne sanno qualcosa anche gli abitanti di Approdo del Re (vedere l'episodio finale di Game of Thrones per credere).

Si potrebbe tranquillamente affermare, quindi, che i draghi sono quasi dei co-protagonisti nonostante appaiano poco venendo centellinati (sicuramente per non far lievitare il budget), la loro presenza si sente anche da "dietro le quinte" venendo coinvolti in alcuni dei momenti migliori della serie, come il magnifico “duello” tra Vaghar e Arrax nel finale del decimo episodio, seppur (purtroppo) dalla durata fin troppo breve.

Peccato però che queste splendide creature non siano sempre rappresentate al meglio, complice purtroppo una CGI a tratti ballerina, specialmente quando questi vengono cavalcati da esseri umani.


Ma è un difetto di poco conto, se proprio si vuol guardare il famigerato pelo nell’uovo.

In definitiva, House of The Dragon rimane un prodotto convincente e ci riporta di prepotenza a Westeros in un clima inizialmente pacifico, pronto nel giro di dieci episodi ad implodere su se stesso.


Gli intrighi politici, la violenza, le cospirazioni: tutti i temi trattati ampiamente nelle otto stagioni di Game of Thrones ritornano con veemenza, persino il tema musicale principale della serie madre viene ripreso sapientemente dal compositore Ramin Djawadi nella splendida sigla iniziale.


HBO sembrerebbe essersi fatta perdonare per il finale deludente de Il Trono di Spade, House of The Dragon è a tutti gli effetti una serie solida, coerente con l’universo narrativo di partenza e assolutamente introspettiva persino nei suoi lunghi dialoghi che, in un certo senso, sono il vero e proprio punto di forza di questo prequel grazie anche ad interpretazioni di altissimo livello da parte di tutto il cast.


Vedremo a questo punto la stessa HBO dove vorrà andare a parare, è stato annunciato che le riprese della seconda stagione inizieranno nei primi mesi del 2023. Noi, dal canto nostro, non vediamo l’ora di tornare a sederci sul Trono di Spade per finire di vedere come la dinastia Targaryen si autodistruggerà.


VOTO: 8

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