Quali sono le novità di Resident Evil 4 Remake?
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Quali sono le novità di Resident Evil 4 Remake?

Il prossimo mese, Resident Evil 4 vedrà la luce. Le premesse sono eccellenti, ma quanto ha lavorato Capcom davvero per adattare l’avventura di Leon S. Kennedy in Europa alle più recenti piattaforme e ai moderni giocatori? Gameplay, ambientazioni, personaggi e IA: analizziamo le differenze e come rispondono alle nostre aspettative grazie alla nuova anteprima.

 

Dal suo esordio nel 2005 su GameCube, Resident Evil 4 – o Biohazard 4, come è noto in Giappone – è stato un titolo divisivo, rivalutato e riconsiderato con il passare degli anni, fino ad affermarsi definitivamente come una delle pietre miliari del genere survival horror.


Che fosse per le sue ambientazioni diurne e aperte, fortemente in contrasto con i primi titoli della serie – e che saranno poi riprese nel meno amato capitolo successivo – o per la novità di dover scortare e proteggere una ragazzina indifesa per quasi tutta la durata del gioco, questa avventura con protagonista Leon S. Kennedy ha necessitato di non poco tempo prima di ricevere i propri riconoscimenti.


Capcom, che ha già mostrato una fine comprensione di ciò che i videogiocatori desiderano e una propensione a soddisfarli nel passato recente, non si è tirata indietro: ha afferrato con salde mani i ‘difetti’ che generavano scetticismo negli amanti della saga e li ha raffinati e lavorati fino a generare un prodotto che, all’apparenza, sembra rispecchiare l’egregio lavoro portato a compimento con Resident Evil 2 Remake.


Vediamo, grazie a un esclusivo reportage di Game Informer, accompagnato da 12 minuti di gameplay direttamente forniti dal publisher (che incorporiamo nell’articolo), come Capcom risponde alla sfida dell’innovazione e adattamento di questo titolo.

Un setting reimmaginato


I dubbi dei giocatori più restii all’ambientazione aperta e diurna su quanto un survival horror possa davvero beneficiare di tali atmosfere sono stati ascoltati e presi a cuore da Capcom: senza rinunciare completamente alle caratteristiche della Europa immaginata nel 2005, gli ambienti vengono resi più cupi e claustrofobici, già nelle fasi iniziali del gioco, a differenza dell’originale. Il risultato è meraviglioso all’occhio: la natura del remake è inquietante e soffocante già quando Leon arriva a destinazione, forse anche più del villaggio dell’omonimo Resident Evil Village, un compito di gran lunga più difficile da portare a termine in questo caso rispetto alle ambientazioni strette, urbane e cementate dei primi due remake.


Anche i personaggi del cast sono estesi ed aggiornati per il piacere del giocatore. Anche nuovi nemici sono introdotti come, ad esempio, l’uomo con la maschera da toro armato d’ascia che potete vedere nel gameplay di Game Informer allegato.

Il mercante stesso godrà di qualche nuova linea di dialogo che lo renderà un personaggio effettivo (forse proprio sulla scia di Village, nel quale il mercante itinerante contribuisce perfino a rivelare informazioni essenziali per il procedimento della trama). Egli ci fornirà, inoltre, mappe, erbe e ulteriori oggetti in cambio di pietre (potrete anche fisicamente incastonare gemme in delle reliquie e tesori per aumentarne il valore prima della vendita).


Sulla scia dei precedenti, il remake promette di reimmaginare i puzzle originali, ampliarli, e introdurre nuove aree e scorciatoie nascoste. È perfino stato introdotto un sistema di quest secondarie: nel gameplay fornito da CAPCOM, potete notare il mercante commentare riguardo ‘il completamento di una richiesta’ quando Leon si avvicina e il protagonista raccogliere dei volantini blu dalle pareti contenenti le richieste.


In particolare, però, dedichiamo uno specifico paragrafo, nel seguito, alla nostra compagna di viaggio.


Il più grande problema: Ashley


Chiunque abbia giocato all’originale, riconosce in Ashley, la figlia del Presidente degli Stati Uniti, il nostro obiettivo, l’ostacolo più grande al godimento del titolo. Vittima d'una AI non delle migliori, di una voce particolarmente petulante, di una completa incapacità di darci supporto (o di difendersi, con esito game over spesso frustrante), la ragazza da salvare diviene un ostacolo più che un compagno.

Capcom ci tiene ad informarci da subito di aver lavorato intensamente per rendere la sua presenza più piacevole. Non potremo più ordinare ad Ashley di stare immobile, lontana da noi, e non seguirci. Tuttavia, sarà possibile ordinarle di stare il più vicino possibile tramite R3, e la ragazza non esiterà, stavolta, a rendersi utile: potrà scendere dalle scale senza che ci sia bisogno di una tediosa animazione in cui salta tra le braccia di Leon, potrà infilarsi in spazi stretti per aprirci la strada, e la sua energia vitale si ricaricherà col tempo, benché sia stata privata di un’effettiva barra della salute.


Una volta incassati molti colpi, Ashley finirà in uno stato di pre-morte piuttosto che morte diretta, e avremo un lasso di tempo per soccorrerla ed evitare che venga colpita.


Il remake di Resident Evil 4 cerca di adattare il suo personaggio ad una concezione più moderna della narrativa: Ashley non è più un peso morto da portarsi dietro. Partecipa, ha un carattere meno stereotipato, non si allontana da Leon per una questione di realismo: una ragazza della sua età, in un villaggio popolato da orrendi mostri assetati di sangue, non vorrebbe mettere distanza tra sé e il suo salvatore.


Un gameplay meno statico, un’avventura più estesa


Abbiamo più volte affrontato l’argomento della doppia strategia di Capcom, improntata a soddisfare fan di vecchia data e audience di gaming moderna (una strategia che amiamo e riteniamo vincente), e anche nel caso di questo remake, il piano è lo stesso: il gameplay è reso più dinamico e variegato dalle introduzioni che elencheremo tra poco, ma esiste la possibilità, per il giocatore, a inizio partita di scegliere un gameplay semi-classico che si avvicini all’originale.

Nel suo adattamento, Resident Evil 4 perde gli eventi quicktime, e li sostituisce con la possibilità di rispondere alla presa nemica con due alternative: una schivata ben calcolata o una coltellata dopo che Leon sarà stato afferrato; in questo caso con il coltello si attiverà un sistema di parry. La lama dell’arma si consumerà via via che sarà utilizzata, ma non dobbiamo temere: il remake ci consentirà non solo di migliorare la resistenza e la durata presso il mercante, ma anche di portare nel nostro inventario più di un coltello – un’introduzione molto utile per i coraggiosi che vorranno risparmiare qualche munizione e darsi al corpo a corpo.


Resident Evil 4 prevede anche un approccio completamente nuovo rispetto all’originale, quello stealth: Leon potrà accovacciarsi e sgattaiolare alle spalle dei nemici per ucciderli di nascosto. A rendere ancora più palese quanto Capcom voglia spingerci a provare questa nuova strategia, c’è l’introduzione della nuova arma: una balestra silenziosa con frecce riutilizzabili.


Va aggiunto e segnalato che su PS5, il gioco sarà accompagnato dal supporto al DualSense con feedback aptico.

​Nonostante la delusione del remake di Resident Evil 3, di esecuzione tecnica impeccabile, ma infelice nella sua durata, vittima di un taglio di contenuti rispetto all’originale piuttosto che di una estensione, la fiducia verso il quarto titolo reimmaginato cresce. Sembra di trovarsi davanti al giusto mix di rispetto per l’originale e tentativo di rendere il gioco coinvolgente e divertente per tutti. Un sistema di parry, la possibilità di formulare una strategia stealth e una IA migliorata per la nostra compagna ci fanno pregustare un gameplay all’apparenza molto più vivace. Non vediamo l’ora di tornare in Europa nei panni di Leon e farci insultare in spagnolo dai ganados!


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