Nintendo VS Palworld e le possibili conseguenze sul settore videoludico
- Edy Ferrone
- 11 ott 2024
- Tempo di lettura: 7 min
Era nell’aria sin dal primo momento: nel mese di settembre 2024, Nintendo, insieme a The Pokémon Company, denuncia Pocketpair, lo studio di sviluppo di Palworld, un gioco che di Pokémon aveva molto. Vediamo cosa si cela dietro questa denuncia - perché forse non è ciò che vi aspettate - e quali sono i rischi per l’intero settore videoludico che ne conseguono.
Con sorpresa di nessuno che sia giocatore o semplicemente informato sul mondo dei videogiochi, arriva il momento della denuncia: Nintendo, affiancata da The Pokémon Company, porta Pocketpair in tribunale per il suo titolo di sopravvivenza con mostriciattoli tascabili, Palworld. Trattasi di un evento che aveva il sapore di inevitabile, l’aria di qualcosa su cui Nintendo si stava già cavillando da un bel po’, alla ricerca di quale fosse la strada giusta per arrivare al risultato in maniera più certa possibile.
Tra le tappe di questo percorso meticolosamente calcolato e l’origine di Palworld, scopriamo qual è lo strumento del quale Nintendo si serve per tentare di colpire un avversario scomodo - il brevetto - e se sia il caso di mettere sotto i riflettori la questione per valutare gli impatti sull’intero settore videoludico di una politica decisamente pericolosa.
Da dove nasce il fenomeno Palworld?
L’avversario di Pokémon e Nintendo è Palworld.
Non ancora pubblicato nella sua forma definitiva, questo videogioco è in fase di beta da gennaio del 2024. A differenza di molti rip-off minori che sono stati dopo tempo portati alla luce da Nintendo e The Pokémon Company, questo videogioco survival che include la cattura e il combattimento tra mostri, per altro, tascabili, ha immediatamente avuto un successo globale. Difficile non notare, al tempo, quello che veniva condiviso ovunque e descritto come ‘Pokémon con le armi’. Difficile per noi come deve essere stato per Nintendo. I milioni di giocatori del titolo nel mondo non hanno visto in quello che all’apparenza veniva definito plagio (che non costituirà poi il motivo della denuncia) un sufficiente deterrente da un’esperienza che, in parole semplici, li divertiva, perché gli dava ciò che Pokémon non riusciva a dare.

Ed è proprio qui che nasce uno dei principale stimoli di Nintendo.
Perché Nintendo ha così tanta paura di Palworld? Sia chiaro, Nintendo ha poco da temere in ogni ambito e The Pokémon Company, con un franchise come Pokémon, ha poco da temere da concorrenti del genere. Tuttavia - e ciò è palese anche dai commenti dei videogiocatori di Palworld – questo gioco è andato ad accarezzare una parte lesa del pubblico. Palworld è entrato infatti nello scenario videoludico proprio dopo anni di lamentele da parte dei fan videoludici di Pokémon che, pur continuando ad acquistare i titoli, non hanno potuto fare a meno di notare la carenza di impegno sul fronte innovativo da parte della serie.

È così che, presentandosi all’utenza un titolo in cui il monster-taming è al confine con il problematico (sfruttamento fino allo sfinimento dei mostri nella base, armi impugnate dalle creaturine, la possibilità di colpire personalmente i pal col proprio avatar, ecc.) e l’aspetto survival è supportato anche da un ottimo sistema di crafting, il tutto con un comparto grafico più piacevole all’occhio di alcuni recenti titoli Pokémon, nasce il problema.
In molti, feriti dall’incapacità del brand Pokémon di rispondere al feedback, hanno trovato in Palworld un conforto tale da sorvolare sulla totale mancanza d’ispirazione originale nel titolo, le problematiche riguardanti l’utilizzo dell’IA e rumor su dipendenti costretti dai dirigenti, esplicitamente, a plagiare il design di alcuni Pokémon. È questo, soprattutto, che è stato il fenomeno Palworld.
Insomma, occhio vede sì, ma il cuore non duole, perché ha già sanguinato e sofferto altrove.
Le denuncia di Nintendo e The Pokémon Company
Non è un mistero che Nintendo non abbia mai visto di buon occhio l’opera di Pocketpair, che a tratti prende design più che ispirati decisamente plagiati da Pokémon (forse volutamente da parte della dirigenza, come abbiamo già sottolineato), ed ancora più esplicito è il dissenso di The Pokémon Company. La società aveva infatti già nel gennaio del 2024 pubblicato sul proprio sito ufficiale giapponese questa dichiarazione:
“Abbiamo ricevuto molte richieste riguardanti il videogioco di un’altra società rilasciato nel gennaio 2024. Non abbiamo concesso alcun permesso per l’utilizzo di proprietà o asset di Pokémon in quel gioco. È nostra intenzione indagare e prendere le appropriate misure per affrontare qualsiasi atto che infranga diritti di proprietà intellettuali collegati a Pokémon.”
Passano da lì alla denuncia otto mesi. Mesi in cui The Pokémon Company ha dovuto attendere Nintendo che ha osservato, studiato e indagato in che modo attaccare Palworld esattamente. È infatti noto che in Giappone, Nintendo porta a casa le cause ed incassa molto grazie alle stesse, e questo deriva soprattutto da una strategia mirata al perfezionamento dell’accusa. Infatti, non dovrebbe stupire che la denuncia che alla fine giunge tra le nostre mani ha veramente nulla a che vedere con l’originale accusa di plagio nel design dei pal.

Il motivo per cui Nintendo denuncia Palworld riguarderebbe, infatti, la violazione di molteplici brevetti registrati, in particolare uno che riguarda la cattura di mostri che avviene attraverso il lancio di una sfera che poi li ospita. Se siete inquietati dalla precisione e la minuziosità di questo brevetto registrato, abbiate forse anche più paura: a quanto pare Nintendo è solita attuare questa politica di registrazione di brevetti a noi raramente noti per tirarli fuori in simili circostanze e portare a casa, perché no, qualche guadagno in più ricavato in tribunale.
Al momento, Pocketpair, ha dichiarato di non essere a conoscenza dei brevetti violati ed ha commentato la denuncia con le seguenti parole:
“È davvero spiacevole che saremo costretti ad allocare un tempo significativo in una questione che non ha che vedere con lo sviluppo di videogiochi per via di questa causa. Ad ogni modo, faremo del nostro meglio per i nostri fan, per assicurare che gli sviluppatori indie di videogiochi non vengano impediti o scoraggiati dal seguire le proprie idee creative.”
La rigidità di Nintendo tra contenuti, ROM e brevetti
Ugualmente nota per la sua incredibile capacità di comunicazione e di vendere i propri prodotti quanto per la sua rigidità nei confronti dei terzi, Nintendo è facilmente al centro della polemica sui comportamenti restrittivi.
Tra questi rientrano e sono noti, infatti, soprattutto:
il divieto di contenuti - che fino a qualche hanno fa era quasi assoluto e che riguarda l’impossibilità per alcuni streamer o creatori di contenuti registrati di condividere sui propri canali intere run, walkthrough, playthrough con commento dei giochi Nintendo. Incomprensibile come, nell’era del digitale, nella quale i videogiocatori per una semplice copia anticipata del titolo (e anche semplicemente senza, per pura passione) sono disposti ad offrire pubblicità gratuita a un videogioco mostrandolo con entusiasmo sul proprio canale, Nintendo abbia per anni dato la caccia a questi benefattori nel nome del copyright. Seppur attenuata negli ultimi anni, questa mania ha sicuramente dato un chiaro segno su quale sia il pensiero di Nintendo sui propri prodotti e su quanto il conservatorismo sugli stessi sia spesso al limite tra il tutelare giustamente il proprio prodotto e il ledere ad esso con le proprie mani.
la caccia alla ROM - sia chiaro, la caccia alle ROM non è un concetto di per sé sbagliato. È chiaro però, anche in questo caso, che se una società come Nintendo, con il suo valore e il suo potere, è disposta a spendere le proprie energie per portare in Tribunale soggetti privati che forniscono ROM di titoli che Nintendo stessa non rende neanche disponibili attraverso i mezzi prorio in cause milionarie, un problema di accanimento forse c’è.

A queste già note politiche si aggiunge la già citata, ora in corso di scoperta, registrazione di brevetti, alcuni dei quali molto vaghi e riguardanti meccaniche comuni e base nel mondo dei videogiochi. Attraverso il brevetto delle sfere si è infatti aperto un vaso di Pandora, dentro il quale ci sarebbe un mondo di brevetti che Nintendo ha registrato anche per le più semplici operazioni, forse proprio per casi come questo, in cui l’intento di denuncia c’è, ma la via per arrivare alla vittoria sarebbe complicata senza i brevetti in questione.
Addirittura The Verge, in uno dei suoi articoli sul caso Nintendo vs Palworld, citava la possibile esistenza di un brevetto per meccaniche di gioco, registrato da Nintendo, riguardante la notifica all’uscita di una schermata di pausa che chiede al giocatore una conferma sull’azione in corso. Insomma, qualcosa che nei videogiochi esiste da decenni ed è diffuso tra tutti a macchia d’olio.
I pericoli di tale comportamento
Va da sé che la registrazione di brevetti del genere da parte di Nintendo è nociva per l’intera industria videoludica e non soltanto per gli sviluppatori indipendenti (che sono però oggettivamente svantaggiati in una causa contro Nintendo). Il videogioco da sempre nasce dalla passione per gli sviluppatori per i videogiochi. ‘Questo è ovvio’, penserete voi, ma quanto spesso ci soffermiamo a pensare a cosa davvero ciò significhi per il processo di sviluppo? Se è vero che il gioco nasce con un’idea originale, un nuovo mondo, una nuova meccanica, un nuovo concetto, è anche vero che quasi sempre lo fa sulla base dei suoi predecessori, delle proprie origini – un seme piantato decenni addietro, che è stato innaffiato da tanti sviluppatori diversi e partendo da una semplice meccanica, è spesso sbocciato in giganteschi sistemi di gameplay che hanno poi dato vita a tanti rami diversi in base, appunto, all’originalità e sensibilità dello sviluppatore.
Una volta rimosse queste radici, rese le origini un possesso di qualcuno, quanta libertà resta allo sviluppo dei videogiochi per nutrire questa base e regalarci nuovi prodotti senza essere contestati? Alcuni di questi brevetti registrati riguarderebbero le basi stesse di quello che noi chiamiamo videogioco, e che da sempre si è sviluppato fondendo creatività ed ispirazione dai predecessori.
Se è forse vero che la causa intentata da Nintendo e da The Pokémon Company rappresenta un caso molto specifico all’interno di una vicenda che è anche nelle ombre sotto gli occhi di tutti da quasi una decina di mesi, il nostro intento nel raccontarla è porre l’accento su una maggior preoccupazione; uno scenario in cui ci troviamo così spaventati dalle conseguenze che la compulsiva registrazione di simili brevetti potrebbe avere sul settore che neanche riusciamo a concentrarci sul probabile plagio degli accusati.
È forse così che muore la possibilità per gli sviluppatori di videogiochi di prendere precedenti meccaniche di gioco ed evolverle per i nuovi prodotti, tra estreme registrazioni di brevetti?
La causa legale non sembra aver ostacolato Palworld che, proprio questo mese, sbarca su Playstation 5.
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