Recensione: perché giocare (e rigiocare) a Persona 5 Royal
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Recensione: perché giocare (e rigiocare) a Persona 5 Royal

Aggiornamento: 18 gen 2023

Dopo cinque anni dal lancio dell’originale Persona 5, la versione più evoluta del JRPG di ATLUS sbarca finalmente su tutte le principali piattaforme. Approfittiamo di questo momento storico per parlare di uno dei giochi di ruolo più noti tra gli appassionati e dare una valutazione all’intera esperienza. Ecco la nostra recensione finale di Persona 5 Royal.

 

Ogni videogiocatore confermerà questa affermazione: ci sono titoli che non sono semplici esperienze di gioco, ma che si ricamano nel tessuto del cuore di chi ha il pad tra le mani e non vengono mai strappati via. Scrivere di Persona 5, l’ormai iconico JRPG di Atlus, è al contempo fin troppo semplice ed estremamente complesso, proprio perché si annovera per molti in questa categoria, ma noi ci proveremo.


In virtù del rilascio di Royal – l’edizione definitiva – su Playstation 5, Xbox Series X|S, Nintendo Switch e Steam, immergiamoci in una recensione e valutiamo se e quanto sia giustificato il clamore intorno a questo titolo.

Una narrativa fin troppo accattivante


La saga di Persona non scopre di certo oggi come raccontare una storia senza consentire al giocatore di smettere di pensare agli eventi della trama anche dopo aver spento la console. Non è una novità parlare dei titoli di Atlus come di giochi che hanno molto da dire e non hanno paura di osare in termini filosofici, sociali, politici. Non stupirà nessuno sapere che Persona 5 Royal tesse il suo intreccio come se fosse il più prezioso dei capi da vendere: non è solo il materiale di base ad avere valore, non abbiamo solo un design unico, è il modo stesso in cui la tessitura avviene che lo rende pregiato.


Sin dalle prime ore di gioco (plurale non a caso: sedersi per un’ora di prova dinanzi a Persona 5 e spegnere sarebbe come guardare una partita di Champions League e giudicarne l’andamento dopo trenta secondi) vi accorgerete che l’intreccio è lungi dall’essere lineare: sarete catapultati nell’azione, avrete un assaggio del vostro fallimento e poi Persona vi spedirà all’origine della storia tramite un lungo flashback.

Durante l’intera durata della trama, il gioco gestirà i suoi salti temporali maestosamente: proprio quando starete vivendo la vostra doppia vita da studenti e Ladri Fantasma, ci terrà a ricordarvi quello che è già accaduto nel presente, così che man mano alcuni dei fili si allaccino con naturalezza e senza forzature. È inoltre terrificante il modo in cui ogni singolo evento della trama è collegato o accenni al futuro in maniera subdola: rigiocare a Persona 5 Royal dopo aver completato il titolo la prima volta vi aprirà davvero gli occhi e vi farà amare ancora di più la cura e l’attenzione che è stata messa nella stesura del plot. L’abilità di questo titolo di dire e non dire, svelare chiaramente senza che il giocatore si accorga di nulla o quasi, è ancora oggi forse insuperata.


Un grande esempio che sottolinea l’enorme dedizione nella creazione di questo universo e nella narrazione degli eventi che lo colorano è la contestualizzazione: perfino le dinamiche di gameplay, attacchi speciali, taccuino di salvataggio… tutte queste piccole componenti di gioco hanno uno specifico contesto ideato per far sì che non si tratti di semplici elementi di gioco ma di veri e propri strumenti del racconto, a differenza di quanto non accada in molti JRPG (per fare un esempio, tra i più recenti, Tales of Arise, in cui personaggi che si sono appena conosciuti e stanno combattendo insieme per la prima volta, tirano fuori attacchi combinati confidenziali e spontanei).


Ad oggi, ci sentiamo di dire a cuore leggero che Persona 5 Royal gode di una delle migliori videoludiche trame dell’ultimo decennio, in particolare con l’aggiunta del terzo semestre, che comporta qualche decina di ore di nuova narrativa rispetto all’originale e che aggiunge e valorizza perfettamente dei personaggi già estremamente amabili.


Infatti, consigliamo di giocare Persona 5 Royal con tutte le sue migliorie anche a chi avesse già goduto dell’esperienza originale del 2017. Se vi siete mai chiesti se ne valga la pena, la risposta è indubbiamente sì.


Il terzo semestre mette il giocatore alla prova


Con la sua addizionale trama del terzo semestre, Royal mette duramente alla prova la comprensione del giocatore del mondo di gioco e dei personaggi. Se Persona 5 nella sua forma base offre già una serie di scelte che possono portare a finali differenti, ATLUS non ha mai nascosto — neanche nelle diciture — che alcuni di questi sono considerati ‘bad ending’. È dunque vero che, sebbene esista una possibilità di cambiamento degli eventi basata sulle intenzioni di chi gioca, il titolo non è timido nel farvi sapere che le vostre scelte sono ‘sbagliate’.

Sulla base di questo stesso principio, il terzo semestre di Royal cattura a pieno l’intero sviluppo del cast di personaggi e testa la vostra comprensione degli stessi, cercando di costringervi a scegliere tra gli ideali che avete tessuto sulla vostra bandiera per queste oltre cento ore e l’affetto che provate per coloro che vi hanno accompagnato in questa avventura. Si tratta di una piccola ciliegina sulla torta, un forzatura che mette il giocatore all’angolo e lo costringe a valutare cosa sia veramente importante alla fine dei conti. Solo un vero Ladro Fantasma saprà come comportarsi per ottenere il ‘vero’ finale.


Da questa storia escono fieramente vincitori i tre personaggi introdotti e/o estesi da Royal, egregiamente scritti ed interpretati, confermando a tutti gli effetti che questa versione era necessaria se non altro per donare al pubblico qualcosa che non resterà incatenato alle ore di gioco, ma che offrirà molti spunti per una riflessione che evade agilmente dalla prigione del medium per invadere le vostre considerazioni sulla vita reale.


Combattimento a turni dinamico: come superare uno scoglio senza rimuoverlo


È innegabile e ormai comunemente noto che al di fuori della nicchia degli appassionati di JRPG, il combattimento a turni rappresenta una grandissima barriera all’ingresso: tanti sono i videogiocatori che escludono alcuni titoli della propria wishlist sulla base del dinamismo di combattimento. Va specificato, tuttavia, che Persona 5 — e ancora di più Persona 5 Royal con le sue implementazioni di gameplay — ha saputo afferrare una classica modalità di gioco strategica per poi trasformarla in dinamicità pura grazie ad una serie di escamotage: la staffetta, gli attacchi combinati, la ‘rapina’ (il classico all out attack già presente in altri titoli della serie) e via dicendo.


Il più delle volte, si ha quasi la sensazione di non star neanche giocando un titolo a turni, specialmente con la giusta strategia e combinazione di attacchi.

In aggiunta, Persona 5 Royal intervalla l’esplorazione dei Palazzi e il combattimento a numerose ore di socializzazione nel mondo reale, rendendo in questo modo più sostenibile lo ‘sforzo’ per i giocatori che non amano il turn-based. A rendere questo escamotage ancora più efficiente è la possibilità di decidere esattamente come utilizzare il proprio tempo e le date a disposizione sul calendario: in questo modo sarete voi a giostrare la vita sociale reale e il più problematico Metaverso in base alla vostra disponibilità alle ostilità del momento.


Il mix di narrativa e gestione dei momenti di gameplay consente al giocatore di immedesimarsi a pieno nell’avventura, quasi come se essa fosse effettivamente da lui gestita, piuttosto che architettata da un team di scrittura, e creando l’illusione che sia chi ha il pad tra le mani stesso ad essere Joker dei Ladri Fantasma.


È impeccabile ed indiscutibile che sia magico, il modo in cui Persona 5 Royal ti convinca di star vivendo una vita parallela effettiva.


Un Metaverso e un mondo reale in cui immergersi a pieno


Persona 5, soprattutto nella sua nuova veste, non è soltanto una grande trama e un combattimento a turni reinventato, ma vi invita a coniugare un mondo reale pieno di socializzazione e divertenti scambi, e un Metaverso in cui dare sfogo al bisogno di potenziarsi e pianificare. Sia la combinazione delle abilità fornite dai Confidenti quando svilupperete le relazioni personali, sia la fusione delle Personae volta a creare demoni sempre più forti ed inattaccabili basterebbero per essere considerati uno strategy game a parte.

Anche l’esplorazione del Metaverso — che si tratti dei Palazzi o dei Mementos, il dungeon che vi accompagnerà per tutto il gioco a fasi alterne — verrà con le sue ricompense, e vi premierà non solo in termini di level up, ma anche per quanto riguarda gli introiti (necessari per la gestione di armi e accessori), semi della bramosia, Personae da fondere. Se la logica non fosse premiale, comunque, varrebbe la pena di esplorare i Palazzi fino in fondo per l’incredibile dettaglio e la cura con cui sono stati realizzati.

Senza troppe anticipazioni, per coloro che si approcciano per la prima volta al titolo, sviluppare le relazioni con i Confidenti nella vita reale non avrà solo effetto con delle utili abilità in battaglia e i bonus aggiunti durante le fusioni, ma aprirà la strada per vere e proprie funzionalità di gioco collegate a specifici personaggi — ATTENZIONE! In alcuni casi, lo sviluppo dei rapporti determinerà anche se avrete accesso a specifiche parti della trama o meno!


Insomma, la mole di attività con cui dilettarsi in Persona 5 è immensa e il titolo vi consentirà di gestire quasi in completa libertà quando e come dedicarvi ad ognuna di essere in base alle vostre preferenze. Se dovessimo scegliere un riferimento per come consentire ai giocatori di adattare un titolo lungo e impegnativo a uno stile di vita frenetico, con poco tempo libero, Persona 5 Royal sarebbe indubbiamente questo modello.


Rigiocare a Persona 5 Royal non è un'idea così folle...


Lo so, lo so… ma ascoltate per un secondo!


Molto probabilmente vi starete domandando, sulla base della premessa di questa recensione: chi sarebbe talmente folle da rigiocare un gioco di 180 ore più e più volte? La risposta è, chiaramente, l’autrice di questa recensione. È innegabile che una volta giunti alla conclusione di questo viaggio, avrete un bagaglio di meravigliose emozioni, ma anche una inevitabile nausea da sazietà; ci saranno momenti duranti il terzo semestre che nonostante la qualità narrativa mai calante sentirete di averne avuto un po’ abbastanza. Dopotutto, nel caso di Persona 5 Royal, non parliamo di oltre cento ore di contenuti da completisti, ma di vera e propria trama.

Tuttavia, è inevitabile parlare del valore aggiunto che questo gioco ottiene quando si è onniscienti e, coraggiosamente, ricomincia l’avventura (magari dopo qualche mese pieno di sano break e giochi differenti).


Ogni singola parola, scena ed azione in questo titolo è pensata per essere parte integrante del tutto. Ricominciare un nuovo gioco significa osservare l’intera trama e lo sviluppo dei personaggi con una consapevolezza diversa ed uno sguardo più maturo. È il caso di dire che approcciando questo gioco con la capacità di dare il peso giusto ad ogni dialogo in chiave futura è l’unico modo che consente davvero al videogiocatore di comprendere la mole di lavoro che c’è dietro.


Siate coraggiosi. Assecondate il vostro desiderio di un’altra run con Joker e i Ladri Fantasma, perché seppur non sia come giocare un nuovo titolo, l’esperienza ci va molto vicina.


La perfezione è quasi a portata di mano

Insomma, non ve lo diciamo oggi, nel 2022, che Persona 5 Royal è un gioco che si avvicina alla perfezione. I premi e riconoscimenti ottenuti dal titolo, accostati ad una abbagliante passione dei videogiocatori che hanno vissuto quest’esperienza testimoniano che la qualità del titolo è oggettivamente inattaccabile. È dura, seppur ci si impegna, riuscire a formulare un elenco di ‘contro’ per questo titolo. È forse per il suo stile unico, che riempie l’opera in qualsiasi campo e ambito, forse per il modo in cui questa storia e questi personaggi vengono cuciti così fermamente sulla pelle del giocatore come se fossero il suo manto naturale, che quasi ci si sente come se stessimo parlando di una persona a noi cara piuttosto che di un gioco.

Pro e Contro

  • ​Una narrativa incredibile che lascia il segno, che fa porre al giocatore domande e che lo costringe quasi ad affezionarsi ai personaggi;

  • Il classico gameplay a turni viene reso dinamico da escamotage di gioco che man mano che l’avventura prosegue allegeriscono lo stile gioco.

  • Il terzo semestre introdotto da Royal è una perla: arricchisce, migliora e raffina l’intera avventura originale.

  • Rigiocabilità apprezzabile.

  • La longevità del titolo si fa sentire verso l’ultima decina di ore, lasciando il giocatore con un senso di nausea da sfinimento (tuttavia, si tratta di una decina di ore su oltre centotrenta).

  • È proprio così, benché sembri incredibile: non potrete iniziale nessuna romance con Akechi o Yusuke.


VOTO FINALE: 9.7/10


Nota: rimandiamo un'eventuale analisi tecnica a quando saremo in possesso della versione Nintendo Switch.

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