Resident Evil: Infinite Darkness, la serie TV di Netflix
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Resident Evil: Infinite Darkness, la serie TV di Netflix

Dopo il grande successo di Resident Evil: Village, ottavo capitolo della saga uscito a Maggio, l'ultima incarnazione del franchise si presenta in formato serie TV. Vediamo di che si tratta.



Annunciata l'anno scorso, la prima serie TV su Resident Evil è finalmente disponibile in streaming. Frutto della collaborazione tra Capcom e Netflix, questa serie d'animazione creata interamente con la CGI mette subito in chiaro la sua natura di spin-off, prodotto pensato per essere fruibile sia dai fan della saga, sia da chi di Resident Evil non conosce nulla. A differenza della moltitudine di film usciti nel corso degli anni con protagonista Milla Jovovich, i quali non hanno niente a che spartire con la fitta rete di eventi che forma la saga, questa breve serie si colloca temporalmente tra i videogiochi Resident Evil 4 e Resident Evil 5, risultando quindi canonica a tutti gli effetti.


I protagonisti di questa nuova storia non sono altro che gli storici personaggi resi celebri dalle trame di Resident Evil 2, il capitolo uscito e ambientato nel 1998: Leon Scott Kennedy e Claire Redfield. Quando l'epidemia di zombie più famosa dei videogiochi scoppiò a Raccoon City, città immaginaria del midwest americano, Leon era solo un ragazzo che aveva fatto tardi al suo primo giorno di lavoro come poliziotto, mentre Claire era alla ricerca del fratello scomparso Chris, l'agente della divisione speciale S.T.A.R.S. della polizia di Raccoon (e protagonista del primo Resident Evil). Con grande coraggio e fermezza, i due riuscirono a fuggire da quell'inferno.


Leon e Claire nell'acclamato remake del 2019 di Resident Evil 2



Sono passati otto anni da allora, è il 2006, e i due ragazzi al centro loro malgrado dei disastrosi eventi che portarono al cosiddetto "incidente di Raccoon City", tornano in questa serie sotto nuove vesti.

Leon è un agente governativo ai diretti ordini del Presidente degli Stati Uniti Graham, ed è da poco rientrato dalla celebre missione in Spagna al centro degli eventi di Resident Evil 4.

Claire, membro di rilievo di una ONG, l'agenzia indipendente TerraSave, organizzazione non governativa per i diritti umani (la cui origine viene spiegata nei videogiochi spin-off RE: Revelations e RE: Revelations 2) è alle prese con le conseguenze della guerra civile del 2000 in Penamstan, nazione fittizia confinante con la Cina.

Senza entrare troppo nel dettaglio, la storia è suddivisa in due linee temporali: quella del 2006 avente come protagonisti i già citati Leon e Claire, e quella che segue il gruppo di militari americani coinvolti in Penamstan nel 2000.

Nel presente, quello che inizialmente sembra "solo" un attacco hacker ai server del Pentagono, si trasforma in una notte di terrore alla Casa Bianca, a causa di un virus che ha infettato parte del personale. Grazie all'appena giunto Leon e all'eroe militare del Penamstan Jason, con l'aiuto dell'agente Shen-Mei, la situazione verrà messa in sicurezza. Nel frattempo Claire comincia ad indagare su fatti misteriosi che circondano la squadra militare di cui Jason faceva parte, forse collegati ad un'epidemia non troppo diversa da quella che fu in Raccoon City.

Tramite vari flashback, via via più completi e dettagliati di puntata in puntata, verremo a conoscenza di ciò che accadde nel 2000, arrivando così ad avere un quadro completo, e purtroppo un po' prevedibile, della situazione.



La trama è una divertente avventura farcita di splatter e gore (non troppo marcati, comunque) in pieno stile Resident Evil, con i suoi lati positivi e negativi. Non è un segreto infatti che ormai 25 anni fa Capcom si fosse ispirata ai famosissimi film americani sugli zombie tanto di moda negli anni '70/'80. Quell'atmosfera da B-movie che ha reso celebre la saga, con le sue malvagie case farmaceutiche, i suoi complotti leggendari e i mastodontici laboratori sotterranei, ritorna prepotentemente in questa serie, riuscendo a mantenere quei toni senza scadere nella banalità, anche se la sensazione di dejà-vu è molto forte. Tutto sommato, RE: Infinite Darkness risulta piacevole, ma sicuramente molto più apprezzabile da chi ha ben presente gli eventi dei videogiochi Capcom. La minuziosità riposta nell'omaggiare la saga principale, facendo rimandi, omaggi e citazioni ai principali eventi dei videogiochi (quando più, quando meno evidenti), è incredibile, e riuscirà a mandare i fan appassionati in brodo di giuggiole. Il rovescio della medaglia è che un prodotto crossmediale come questo, pensato soprattutto per gli appassionati, possa risultare blando e non particolarmente accattivante per gli spettatori estranei al franchise Capcom.


L'animazione in CGI è eccelsa. In alcuni casi sfioriamo il fotorealismo, e la cura per i dettagli è estrema. Se da una parte ciò potrebbe non stupire, poiché i videogames odierni ci hanno abituato a questo tipo di grafiche così avanzate, quello che più colpisce è lo stile con cui le scene sono girate. Le inquadrature, la sfocatura tra un oggetto in primo piano e lo sfondo, la messa in scena in generale, sono solo pochi esempi del modo che ha la serie di rifarsi agli stilemi tipici del cinema. Unica pecca a rovinare il quadro è la leggera rigidità nei movimenti dei personaggi.


Fino a poco prima dell'uscita non era molto chiaro se questo prodotto Netflix si sarebbe presentato sotto forma di film o di serie TV. La risposta si è rivelata essere nel mezzo, perché Infinite Darkness è sì una serie TV, ma composta da soli quattro episodi da 26 minuti circa. Viene da chiedersi il perché di questa insolita scelta. Pare che all'inizio fosse stato pensato come un lungometraggio, per poi cambiare rotta e renderlo serie TV spezzettandolo in quattro parti. Se così fosse, potremmo pensare ad un esperimento per verificare la risposta del pubblico, così da decidere poi se prendere in considerazione o meno stagioni più lunghe ed articolate. Quale che sia la verità, Resident Evil: Infinite Darkness in questo formato non soddisfa le aspettative perché è veramente troppo breve sia in termini di minutaggio per episodio che di numero di episodi, e sicuramente avrebbe avuto più senso come un unico film. La sua struttura ricorda appunto quella tipica dei film, poiché non si sofferma troppo sulle situazioni o sulla caratterizzazione psicologica dei personaggi, ma piuttosto preferisce correre verso il finale, sfiorando più volte il cliché.



Considerando che la saga non ha mai colmato in nessun modo il gap temporale che separa Resident Evil 4 da Resident Evil 5 (ambientati rispettivamente nel 2005 e 2009), se mai ci fosse intenzione di proseguire con questa serie, ci sarebbe potenzialmente ancora tanto da raccontare e tanti retroscena da spiegare/inventare. Non ci resta che sperare in una risposta positiva da parte dell'utenza.


Voto: 7

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