Le Recensioni Non Richieste Di Tommy: Bloodborne
- Tommy D. Roses Meli
- 16 dic 2020
- Tempo di lettura: 4 min
🏴☠️ Attenzione, la seguente recensione non richiesta potrebbe contenere spoiler 🏴☠️

Bentornati. Ora, non vorrei fare della psicologia spiccia, ma il fatto che tu sia giunto fin qui denota una certa inclinazione verso il masochismo ed uno spiccato gusto per l'orrido e per il macabro.
Oggi analizziamo da vicino quella che potrebbe essere paragonabile alla storia d'amore più malata e tossica che tu abbia avuto nella tua triste vita. Una storia in cui la persona da te amata non fa che dimostrarti odio, disprezzo e ripugnanza.
Eppure tu, nonostante tutto, hai continuato a starle dietro.
Questo è Bloodborne: Lui ti odia, e tu lo ami per questo.

Avviando una nuova partita (e già questo è un atto di pura follia), a seguito di un filmato iniziale del quale non capirai niente, inizierai a muovere i primi passi in questa ostile città vittoriana, popolata da gente con seri problemi di fiducia.
Bussando ad una porta a caso, infatti, verrai accolto con la stessa ospitalità che la tua fidanzata riserverebbe alla tua ex. Quelli che si trovano per strada, invece, ti verranno incontro con forconi, mazze e sorrisi.
Bloodborne è una metafora della vita: ti farà sentire solo e abbandonato dall'inizio alla fine.


Superati i primi vicoli pieni di contadini incazzati, una volta compresa la meccanica di gioco (schiva, mena, muori, schiva, mena, muori), potrai scaricare tutta la tua frustrazione su corvi, cani, corvi striscianti con teste di cani, maiali pieni di rogna, uomini in sedia a rotelle con mitragliatrici, uomini grassi con le mazze, lupi mannari bavosi, spiritelli col cappello e bestie tentacolari degne dei peggiori filmini erotici giapponesi. Insomma, manca solo il tuo datore di lavoro.
Il tema del gioco è il sangue (chi l'avrebbe mai detto?), un vero feticcio per i dipendenti dell'AVIS. Secchiate di sangue schizzeranno dai tuoi nemici, trasformando il tuo bellissimo e benvestito personaggio nel più lurido degli assorbenti interni.

Ogni oggetto ha la parola sangue nel nome: gemma del sangue, bestia assetata di sangue, echi di sangue, fiale di sangue, sangue bollito, arrosto, al forno, saltato. C'è lo spiedino di sangue, sangue con cipolle, zuppa di sangue, sangue fritto in padella, con la pastella, a bagnomaria, sangue con le patate, sangue al limone, sangue strapazzato, sangue al pepe, minestra di sangue, stufato di sangue, sangue con l'insalata, sangue con patatine, polpette di sangue, tramezzini col sangue. E questo è tutto, mi pare. Un gioco duro, che non si fa alcuno scrupolo nel coinvolgere temi quali: l'aborto, figli mai nati, mutazioni ripugnanti, perdite di familiari, maledizioni varie ed eventuali.
E questa era la parte allegra della storia.

Non importa quante ore impiegherai per superare una zona, né quanti giorni ci vorranno per tirar giù un boss. Morirai. E poi forse vincerai. E nel farlo, godrai di un appagamento tale da procurarti orgasmi multipli e un impagabile senso di onnipotenza. Ma tranquillo, tornerai a tracannare Xanax nel momento stesso in cui metterai piede nella zona successiva.
Nel corso dell'allegra avventura incontrerai dei personaggi assai disturbati coi quali dialogare, ognuno dei quali ti condurrà alla medesima domanda: ma che cazzo avrà da ridere?
Questi disgraziati fanno parte di sidequest assolutamente incomprensibili. Soltanto dopo aver consultato gruppi dedicati, forum, video su Youtube, manuali di teologia, il nuovo ed il vecchio testamento, allora e forse allora potrai capire come gestirli. Arrivato a quel punto, il gioco avrà preso pieno possesso delle tue facoltà mentali. Ciaone.

Le armi a disposizione sono meravigliosamente steampunk, ed è possibile cambiarne la configurazione anche mentre stai menando duro: spade che diventano martelli giganti, spiedini che diventano spadoni, asce che diventano alabarde, mazze che diventano seghe circolari meccaniche. Sembrerebbero dei progetti di Leonardo Da Vinci, se fosse stato un maniaco omicida pieno di cazzimma.
In Bloodborne ci sono essenzialmente due tipi di giocatori: quelli appassionati di Dark Souls, che è un po' come se si fossero cambiati i calzini; e quelli giunti da qualsiasi altro gioco, che lo lanceranno da una macchina in corsa. Piangendo.
La crudeltà più grande del gioco è che non riceverai mai nessun maledetto aiuto o informazione. E' come stare su una chiatta alla deriva.
Un'altra trovata divertente e per nulla fastidiosa, è l'invasione dei mondi: potrai andare a rompere le palle a giocatori random sparsi per il globo, piombando a gamba tesa direttamente nel loro mondo di gioco. I disgraziati malediranno tutto il tuo albero genealogico, cosa che farai anche tu nel momento in cui verrai seviziato per mano di un infame invasore.
Esiste poi una nuova modalità di gioco: gli stramaledetti Calici. Si tratta di labirinti creati a random con il solo scopo di garantirti un biglietto di sola andata per la psichiatria, nei quali troverai degli anelli talmente potenti, che Sauron a confronto è un venditore di bigiotteria.

In buona sostanza, la From Software ha sfornato un altro complesso RPG/action in terza persona, con un gameplay dinamico e appagante, un level design intricato e ben calibrato.
Le atmosfere gotiche fanno da sfondo ad una storia complessa, macabra e difficile da capire in toto.
Ogni fotogramma è un dipinto splendidamente inquietante, partorito da un occhio attento e visionario. Proprio come la serie Dark Souls, la From persiste nell'impedirvi di scegliere il livello di difficoltà, che di base è impostato su: cazzi amarissimi. Perché? Perchè fottiti. Noi siamo la From Software, e godiamo nel vederti morire nei modi più atroci.
Tenere il gioco fuori dalla portata dei santini.
Tommy R. M.
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