Jim Carrey: i suoi ruoli più iconici
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Jim Carrey: i suoi ruoli più iconici

Come un fulmine a ciel sereno, dopo l’addio alla recitazione da parte di Bruce Willis, anche Jim Carrey ha deciso di appendere i costumi di scena al chiodo.

“Ho fatto abbastanza” ha annunciato il sessantenne canadese, attore amato e apprezzato da tutti per la sua simpatia dentro e fuori dal set.

Ripercorriamo, quindi, il suo percorso recitativo esplorando i ruoli più iconici della sua carriera.


 

Ace Ventura – L’acchiappanimali (di Tom Shadyac, 1994)



La mascotte dei Miami Dolphins, Fiocco di Neve, viene misteriosamente rapita alle soglie del Superbowl.

Per evitare l’immane disastro di una sconfitta più scaramentica che sportiva, il proprietario della squadra assume Ace Ventura, un improbabile detective privato esperto di animali scomparsi, per ritrovare il mammifero perduto.

Primo vero campo di prova da protagonista assoluto per Jim Carrey (dopo aver lavorato in altre pellicole come comprimario), devastato dalla critica americana ma adorato dal pubblico, Ace Ventura si posa tutto sulle gargantuesche spalle di un Carrey sempre a suo agio con i ruoli sopra le righe.

Diretto dal regista de Il Professore Matto (con Eddie Murphy), Jim padroneggia il personaggio di Ventura estendendo la sua estrosa personalità ad un character completamente folle (all’apparenza) ma con una logica investigativa del tutto particolare.

Tornerà nei panni di Ace Ventura l’anno successivo con Ace Ventura – Missione Africa, ottendendo grandi risultati al box office a fronte di critiche feroci dalla stampa cinematografica americana.


The Mask – Da zero a mito (di Chuck Russell, 1994)



Stanley Ipkiss è un bancario timido e imbranato che viene continuamente vessato dalla sua padrona di casa e dal suo datore di lavoro.

Tuttavia il ritrovamento di una strana maschera trasformerà Stanley in un vero e proprio cartone animato vivente, scombussolando la sua vita in un turbinio di emozioni.

Tratto liberamente dall’omonimo fumetto edito dalla Dark Horse nel 1989, The Mask è una commedia irriverente e spassosa, dove il nostro Carrey come al solito gigioneggia grazie ad un make-up convincente e ad una computer grafica veramente degna di nota per l’epoca.

Da segnalare il debutto cinematografico della bella Cameron Diaz in questo film, all’epoca solo ventiduenne.


Scemo e + Scemo (di Peter Farrelly, 1994)



Lloyd (Carrey) e Harry (Jeff Daniels) sono due amici per la pelle che condividono l’appartamento e la comune passione per un bizzarro allevamento di vermi.

I due, non particolarmente intelligenti e alquanto sfortunati, si imbarcano in un viaggio della speranza per riconsegnare una misteriosa valigetta alla facoltosa Mary (Lauren Holly).

I guai, ovviamente, non tarderanno ad arrivare.

Anno piuttosto proficuo il 1994 per Jim: dopo aver inanellato due successi commerciali come Ace Ventura e The Mask, il nostro fa il botto al botteghino con un road movie dal taglio demenziale (data la natura dei protagonisti) ma dal grande intelletto, soprattutto per quanto riguarda le gag tra Carrey e Daniels, perfettamente amalgamati in una coppia talmente assurda quanto efficace.

I due si ritroveranno vent’anni dopo nel sequel Scemo e + Scemo 2, mantenendo la stessa identica chimica del primo film.


Batman Forever (di Joel Schumacher, 1995)



Intento a far piazza pulita della feccia che popola le strade di Gotham City, Batman (Val Kilmer) è chiamato in causa dal commissario Gordon per fronteggiare il pericoloso Harvey Dent (Tommy Lee Jones), ex procuratore distrettuale rimasto sfigurato dall’acido e ora noto come Due Facce, e Edward Nygma (Carrey), ex dipendente della Wayne Enterprises in cerca di rivalsa verso il miliardario Bruce Wayne.

Nygma, diventato nel frattempo l’Enigmista, tenterà in tutti i modi di rendere la vita impossibile al Cavaliere Oscuro grazie ai suoi diabolici indovinelli.

Nonostante i problemi personali avuti sul set con Tommy Lee Jones, con cui condivide parte della malvagità di Gotham (pare che i due non si sopportassero a telecamere spente), e il tono più camp e colorato rispetto alle precedenti trasposizioni dell’Uomo Pipistrello, Carrey porta in scena probabilmente la cosa migliore del film: un Enigmista completamente sopra le righe, in un ruolo (il primo da villain) che mette in luce tutto l’estro da commediante/mimo dell’attore canadese.

Peccato che il film non sia altrettanto memorabile come l’interpretazione del buon Jim.


The Truman Show (di Peter Weir, 1998)



Truman Burbank è un tranquillo impiegato sempre sorridente a cui la vita ha dato tutto: una bella moglie, un buon lavoro, ottimi amici e un perfetto stile di vita in pieno stile american dream. Quello che Truman non sospetta minimamente è che la sua vita è una totale finzione, essendo lui protagonista involontario di un grande e grosso reality show che va in onda ventiquattro ore su ventiquattro da quando era un neonato. Carrey giganteggia in un ruolo che sembra fatto apposta per lui: nonostante manchi completamente di fare le sue classiche espressioni da imitatore, Jim porta in scena un personaggio fragile e pieno di sfaccettature, in quello che possiamo tranquillamente definire come un vero e proprio capolavoro degli anni 90, un lavoro pionieristico e avanguardista con un tono da satira fantascientifica tanto cara ad autori del calibro di Philip K. Dick e Robert Heinlein.


Man on the Moon (di Milos Forman, 1999)



La vita e il lavoro del celebre comico Andy Kaufman, stand up comedian eccentrico e fuori da ogni schema.

Completamente anarchico sul palco, Kaufman è noto per mischiare realtà e fantasia con spettacoli al limite del surrealismo.

Ennesimo ruolo scritto a pennello per Carrey, diretto magistralmente dal regista del capolavoro Amadeus (1984), in un film biografico su uno dei maggiori interpreti della comicità americana.

Non un ruolo semplice, ma un grande e grosso omaggio alla vita e alle opere di un gigante del palcoscenico, con una prova d’attore esemplare che dimostra, ancora una volta, come Carrey non sia solamente una macchietta da film demenziali ma anche un ottimo attore drammatico.


Il Grinch (di Ron Howard, 2000)



Nel paese di Chinonsò vivono i Nonsochì, allegra popolazione che si prepara da sempre alla festa più importante dell’anno: il Natale.

A rompere le uova nel paniere, tuttavia, ci pensa il Grinch, un peloso essere verde che odia il Natale e che sta escogitando un diabolico piano per rovinare la festa ai Nonsochì.

Tratto dall’omonimo libro del Dr. Seuss (edito nel 1957) e diretto da Ron Howard, Il Grinch è una prova d’attore incredibile per Jim Carrey, tornato nei panni del faccia di gomma per interpretare un ruolo tanto teatrale quanto fisico.

Due ore e mezza di trucco per novantadue giorni di riprese, un vero e proprio tour de force per l’attore canadese, che valsero però tre premi Oscar di cui uno proprio per il miglior trucco ad opera del mago del make-up Rick Baker.

Irriverente, gigione, rompiscatole ma con un cuore d’oro (ricoperto di pietra inizialmente) il personaggio del Grinch è cucito a pennello addosso alle gargantuesche spalle di Carrey che porta a casa la pagnotta con un’interpretazione tanto divertita quanto iconica, in un film dai buoni sentimenti diventato cult nel giro di pochissimo tempo.


Eternal Sunshine of the Spotless Mind (di Michel Gondry, 2004)



Clementine (Kate Winslet) e Joel (Carrey) sono una coppia agli antipodi: timido e romantico lui, estroversa ed eccentrica lei.

Dopo la rottura della loro relazione, Clem decide di far rimuovere Joel dai suoi ricordi affidandosi ad una clinica specializzata; completamente allo sbando, Joel decide di fare lo stesso ma la sua mente inizierà a rigettare l’operazione…

Eternal Sunshine of the Spotless Mind (da noi adattato con un agghiacciante Se mi lasci ti cancello) è l’opera seconda del francese Michel Gondry che dirige con mani sicure un film delicato, introspettivo, per niente banale o melenso.

Carrey, sempre a suo agio con i ruoli drammatici, riesce a destreggiarsi nel suo essere malinconico in una storia semplice ma dal grande impatto emotivo regalandoci (insieme a The Truman Show) una delle migliori interpretazioni della sua sfaccettata carriera.


Sonic – Il film (di Jeff Fowler, 2020)



Il riccio antropomorfo Sonic vive nascosto nel nostro pianeta dopo essere fuggito da un tentativo di cattura nel suo mondo.

Nonostante il carattere buono e giocherelloso, Sonic si sente tremendamente solo e, a causa della sua frustrazione, sprigiona i suoi poteri provocando un’onda elettromagnetica che causerà un blackout che lascerà al buio metà della costa occidentale degli Stati Uniti.

Deciso ad indagare sull’accaduto, il Pentagono si affida all’eccentrico dottor Ivo Robotnik nel tentativo di capirci qualcosa…

Basato sul popolare videogame uscito nei primi degli anni 90, Sonic è un film per famiglie colorato e senza pensieri, dove il nostro buon Jim spicca come controparte malvagia del riccio superveloce creato dalla casa giapponese Sega.

La completa follia e le mimiche facciali di Robotnik ben si sposano con la voglia di eccedere (a volte un po’ troppo) di un divertito Carrey, in una trasposizione non molto fedele alla controparte videoludica di grande impatto scenico.



Una carriera lunga, poliedrica, con tanti alti e pochi bassi: Jim Carrey è riuscito ad entrare nel cuore dei cinefili di tutto il mondo grazie alla sua semplicità e alla sua verve innata da cabarettista con la faccia di gomma. Abbiamo analizzato, quindi, i ruoli più significativi ma non dimentichiamoci di altri film memorabili come Io, me & Irene (2000), Il rompiscatole (1996) e Bugiardo, Bugiardo (1997), tutti film nel quale l’attore canadese spicca come protagonista assoluto in un mix di risate e pazzia più completa. Purtroppo i problemi personali di Carrey, mischiati ad un ultimo decennio cinematografico non del tutto memorabile, hanno fatto sì che quest’ultimo decidesse di smettere con la recitazione. Noi ci auguriamo che Jim cambi idea, il mondo ha bisogno di attori come lui sul grande schermo.

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