Keanu Reeves: i suoi ruoli più iconici
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Keanu Reeves: i suoi ruoli più iconici

Keanu Reeves è un attore che non ha bisogno di presentazioni, icona gentile di una Hollywood sempre più fagocitata dallo star system, il buon Reeves è riuscito negli anni a riservarsi un posto nel cuore di tutti grazie ad un carattere mite e alla sua storia triste storia personale.

Ripercorriamo, quindi, la sua carriera attraverso le interpretazioni che maggiormente hanno caratterizzato la vita dell’attore nato in Libano.


 

Point Break – Punto di rottura (di Kathryn Bigelow, 1991)



Sebbene il nostro, nel 1991, abbia già all’attivo ben undici film (esordendo nel 1986) e diverse collaborazioni con importanti registi (Ron Howard, Stephen Frears e Lawrence Kasdan su tutti), è con Point Break che Reeves fa il salto di qualità diventando protagonista assoluto.

Un ruolo muscolare, faticoso, quello dell’agente dell’FBI Johnny Utah infiltrato in una gang di surfisti alla ricerca, in realtà, di una famigerata banda di rapinatori di banche travestiti da ex presidenti degli Stati Uniti.

L’amicizia e il feeling con il leader Bodhi (un eccezionale e compianto Patrick Swayze) porterà Utah ad un bivio.

Kathryn Bigelow dirige con mano sicura un action movie veloce e adrenalinico, un vero e proprio caposaldo del cinema d’azione degli anni 90, dove l’alchimia tra Reeves e Swayze viene ben giostrata in un turbinio di emozioni dal ritmo forsennato.

Dracula di Bram Stoker (di Francis Ford Coppola, 1992)


Al grande Maestro Coppola serviva una faccia giovane, pulita ed innocente per interpretare l’avvocato Jonathan Harker, incaricato dal suo studio legale di chiudere una trattativa immobiliare con il sinistro Conte Dracula (un gargantuesco Gary Oldman).

Reeves, nel capolavoro di Coppola, confeziona una prova d’attore da manuale: come giovane e ambizioso avvocato, finisce sedotto dal Male più oscuro e indecifrabile risorgendo dalle sue stesse ceneri per cercare di salvare la vita alla sua amata Mina (Winona Ryder).

Un cast d’eccezione, un vero e proprio dream team di attori (oltre al già citato Oldman, troviamo il grande Anthony Hopkins nei panni di Van Helsing), per quello che è a tutti gli effetti la miglior trasposizione cinematografica del classico di Bram Stoker.


Speed (di Jan de Bont, 1994)



Un autobus che non può frenare, pena l’esplosione di una bomba che ucciderebbe tutti i passeggeri.

Un preparato agente della polizia di Los Angeles deve impedire la catastrofe insieme ad una giovane studentessa (Sandra Bullock), suo malgrado coinvolta come pilota improvvisata del bus.

Jan de Bont, al suo esordio alla regia, confeziona un action movie dai toni folli e senza un attimo di respiro, scegliendo come protagonista assoluto Keanu Reeves dopo averlo visto in Point Break tre anni prima.

Un’interpretazione ancora una volta muscolare e massiccia per il nostro Keanu, sempre pronto a girare le scene d’azione senza l’ausilio di uno stuntman (per quanto possibile).

Devastante nel ritmo e nella messa in scena, Speed sarà la rampa di lancio verso un certo tipo di action movie americano sempre più adrenalinico e senza limiti.


L’avvocato del Diavolo (di Taylor Hackford, 1997)

Kevin Lomax è un rampante avvocato di provincia e, grazie alla sua notorietà per non aver mai perso una causa, viene scelto da un grosso studio legale newyorkese come nuovo astro nascente dell’azienda.

I ritmi forsennati della vita di città, il nuovo lavoro sempre più ossessivo e l’invadenza del suo datore di lavoro trasformeranno la vita del mite Kevin in un vero e proprio Inferno dantesco.

L’avvocato del Diavolo è un film bipolare, esattamente come i caratteri dei suoi protagonisti: da una parte il timido e mite Reeves, dall’altra un gigantesco Al Pacino che gigioneggia, come suo solito, nel ruolo del datore di lavoro onnipotente di Lomax, con un turbinio di avvenimenti che metteranno a dura prova la sanità mentale del protagonista, in un mix di dramma e horror diventato subito cult per il pubblico.


Matrix (dei Wachowski Bros, 1999)



Il vero e proprio punto di svolta nella carriera di Keanu Reeves, il capolavoro cyberpunk opera seconda dei fratelli Wachowski.

Thomas Anderson ha due vite: informatico di giorno, hacker (col nickname Neo) di notte.

L’incontro col famigerato Morpheus (Laurence Fishburne) cambierà la vita di Neo per sempre, portandolo ad esplorare il lato più oscuro della psiche umana e distruggendo tutte le sue convinzioni sulla realtà.

Cupo e oscuro, quanto brillante e ritmato, il primo di una fortunata quadrilogia, Matrix è tanto un atto d’amore verso il cinema di fantascienza degli anni 70 quanto un tributo a tutti i film d’azione made in Hong Kong, in un esplosione di arti marziali, sparatorie, filosofia e religione.

Un film che ha segnato la storia del cinema di genere, elevando il buon Reeves a icona assoluta del cinema action.


John Wick (di Chad Stahelski, 2014)


Un killer professionista in pensione decide di tornare alla ribalta dopo che una banda di balordi ha ucciso il cane della sua defunta moglie.

Deciso a vendicarsi con tutte le forze che ha a disposizione, John Wick torna in azione riabbracciando quelle stesse armi che lui aveva sepolto anni prima.

Reeves è il protagonista assoluto di un film fatto su misura per lui, il suo volto glaciale si sposa benissimo al personaggio di John Wick, un personaggio tanto freddo quanto brutale, deciso e risoluto a portare a termine una rivalsa personale che lo accompagnerà in una fortunata trilogia (con il quarto capitolo pronto ad uscire nel 2023).

Chad Stahelski, qui al suo esordio da regista, non è nuovo agli action movie essendo stato per larga parte della sua carriera stuntman professionista, nonché controfigura dello stesso Reeves in Matrix.

E la sua esperienza come stuntman dietro alla macchina da presa si vede tutta, un film dal sapore nostalgico anni 80 ripreso con un taglio moderno ma mai epilettico, che esalta la figura del protagonista dando però uno spessore romantico al personaggio di Wick non indifferente, grazie alla sagoma gentile del sempre bravo Keanu.


BONUS: Cyberpunk 2007 (CD Project Red, 2021)



Per concludere non potevamo non citare il primo ruolo digitale di Reeves, il rocker anarchico e ribelle Johnny Silverhand, co-protagonista indiscusso dell’invece più discusso e controverso Cyberpunk 2077.

Silverhand dovrà suo malgrado convivere nella testa del protagonista, il mercenario noto come V, in un’intrigante trama fatta di cospirazione, vendetta, sangue e morte.

Il tutto sotto il sole di una Night City completamente al soldo delle corporazioni più becere e capitaliste, con burocrati che si arricchiscono sulle spalle della povera gente.

Johnny Silverhand si potrebbe definire l’antitesi di Neo: al contrario dell’eroe di Matrix, il rocker dal braccio di metallo è borioso, cinico, alcolizzato, fumatore incallito e completamente folle.

Eppure in tutta questa marea di difetti, Johnny riesce ad essere una valida risorsa nelle vicende del protagonista del gioco, entrando sempre di più in empatia con lui.

Keanu Reeves (doppiato ancora una volta dal sempre bravo Luca Ward) è la faccia giusta, seppur in digitale e ringiovanito, per un ruolo così eccentrico ed estremo, vero e proprio cavallo di battaglia di un titolo che sta cercando di rinascere dalle proprie ceneri.


Per concludere: una carriera lunghissima e sfaccettata che sembra non fermarsi mai, Reeves è stato sfortunato nella vita privata quanto fortunatissimo dal punto di vista lavorativo, affermandosi come icona di stile e punto di riferimento per le nuove generazioni.

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