“Nel gioco Pokémon che vorrei…”
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“Nel gioco Pokémon che vorrei…”

Ecco le caratteristiche che, a nostro parere, il gioco Pokémon perfetto dovrebbe avere.

 

Parliamoci chiaro: quanti di noi si possono dire soddisfatti dell’acquisto di Pokémon Scarlatto e/o Violetto fino ad ora? Ambientazioni spoglie, prestazioni non ottimali e tante altre piccolezze (analizzate nei dettagli nel seguito) sono stati complici, a discapito dei numeri fatti al lancio, di un malcontento dell’intera community Pokémon. Nella speranza che The Pokémon Company (e di riflesso Nintendo) possa rifarsi nel prossimo titolo o, perché no, già nella prossima espansione della generazione attuale, andiamo ad analizzare quello che per noi sarebbe il gioco Pokémon ideale.

Grafica/Ambientazione


Quello che doveva essere il punto forte della nuova generazione ci ha invece fatto rimpiangere i vecchi tempi in cui ci si accontentava di poco. Non che sia giusto pretendere la perfezione da una console che ha i suoi modesti limiti come la Nintendo Switch, ma dal momento che la stessa ha dimostrato, sia con The Legend of Zelda: Breath Of The Wild che con Xenoblade Chronicles 3, di essere all’altezza di certi standard, concedeteci almeno un commento sulla poca attenzione alla qualità grafica di Pokémon Scarlatto/Violetto.


Il fatto che un gioco Pokémon sia open world è una prerogativa da mantenere per tutte le avventure future, ma ciò non dovrebbe assolutamente compromettere le prestazioni del titolo. Abituati a i glitch incomprensibili e i cali di framerate frequenti della generazione attuale, il gioco Pokémon ideale deve quindi essere giocabile con prestazioni ottimali prima ancora di essere un mondo aperto mozzafiato.


Le ambientazioni in Scarlatto e Violetto - oltre che avere mancanza di “criterio” nel discostare, per esempio, un deserto da una distesa di neve - sono spoglie e ridondanti. Inoltre, si avverte fortemente la mancanza sia di ambientazioni interne da visitare da cima a fondo (reception delle Palestre Pokémon a parte, che comunque non prendiamo in considerazione perché si tratta di otto stanze 10x10, tutte con lo stesso e identico pattern) e di NPC che offrano interessanti side quest invece di fare solo presenza con al massimo una singola frase di circostanza da pronunciare.


Se il prossimo gioco Pokémon dovesse essere nuovamente open world, ci sarebbe di certo bisogno di un bioma più ricco e omogeneo, con luoghi aventi sia strutture d’interesse da visitare anche al suo interno che NPC che facciano venire la voglia di interagirci.



Una cosa che abbiamo molto apprezzato nella generazione attuale (ma che si potrebbe anche migliorare ulteriormente) è l’upgrade fatto alle animazioni dei combattimenti. Noi PokéFanatici, alle prese con i vari Pokémon Giallo/Rosso/Blu dei primi GameBoy e cresciuti con l’omonimo anime, abbiamo affrontato ogni combattimento sempre con un po’ di fantasia, immaginando come quegli istanti sarebbero stati animati in una puntata o addirittura nella realtà.


Gli anni passano e, complice la mancanza di quella magia che man mano si affievolisce col passare dell’età, abbiamo fatto sempre più caso alle animazioni vere e proprie dei giochi Pokémon: il Colpocoda di un Pokémon che agita il sedere sul posto e magari una coda neanche la possiede, il Braccioteso che su Incineroar ha ancora un senso ma risulta in un’animazione senza senso se usato da altri Pokémon, il Visotruce che invece di animare il volto del mostriciattolo tascabile interessato produce un’ombra sul suo volto, e chi più ne ha più ne metta… In generale su questo fronte c’è sempre stato un limite, le animazioni sono sempre state grossolane. Ed invece in questo ultimo prodotto sembra sia stata dedicata qualche attenzione in più alle animazioni delle mosse Pokémon, un progresso che non farà gridare al miracolo ma che comunque va riconosciuto.


A livello di esperienza esplorativa molto apprezzabili sono le abilità del nostro leggendario di copertina, che hanno però stravolto un modus operandi che abbiamo sempre avuto dall’alba dei tempi. Chi di noi durante l’avventura non si è mai portato con sé un Pokémon “schiavo” che conoscesse Volo, Surf, Taglio…? Ora, non stiamo dicendo che prima fosse meglio, ma c’era comunque del fascino, nel concetto di potersi spostare ed affrontare gli ostacoli con gli stessi Pokémon con i quali combattevamo gli avversari. Sarebbe gradito quindi, senza per forza dover occupare uno slot mossa, poter volare col nostro Charizard da una città all’altra e nuotare nei laghi con Lapras proprio come Ash comanda.


Per ultimo, seppur non fondamentale, ci piacerebbe rivedere nel gioco una ciclicità delle stagioni, introdotta già in precedenza su Pokémon Bianco/Nero. È incomprensibile come mai questo concetto sia stato introdotto e abbandonato in quinta generazione, ma il fatto di avere sia Pokémon “stagionali” (Deerling e Sawsbuck nella fattispecie, che cambiano però solo nell’aspetto e non nelle statistiche) che ambientazioni che variano renderebbe sicuramente il gioco meno statico e più godibile sotto ogni punto di vista.


Gameplay


Sappiamo bene che un JRPG del calibro di Pokémon non ha bisogno di introduzioni né tantomeno di consigli, ma se avessimo modo di spendere una sola parola con gli sviluppatori in persona lo faremo in merito alla difficoltà statica nel gioco. Ci risulta incomprensibile la scelta di non poter scegliere il livello di difficoltà della CPU che, dato che in molti casi (soprattutto in passato) si ha l’impressione di trovarsi in un combattimento con l’avversario che sferra le mosse in modo randomico e senza motivi logici. Ad oggi la situazione è sicuramente migliorata rispetto ai primi giochi, ma dare la possibilità al giocatore di avere a che fare con una CPU più intelligente e competitiva piuttosto che con degli automi senza criterio lo riteniamo fondamentale. Quindi per prima, sarebbe interessante dare modo al giocatore in procinto di avventurarsi nel nuovo mondo Pokémon di scegliere se affrontare il viaggio in una modalità facile, media o difficile.


Negli anni il brand ci ha abituati ad alti standard con meccaniche sempre più piacevoli e competitive, e anche in questa generazione è stata infatti introdotta la Teracristallizzazione. Per i meno addetti ai lavori, e tralasciando il background che c’è dietro questo particolare fenomeno a Paldea, la Teracristallizzazione consiste nella trasformazione di un Pokémon nel suo TeraTipo, potenziando le mosse di Tipo corrispondente a quest’ultimo. Stendendo un velo pietoso sulla scelta stilistica di mettere un candelabro in testa ad un Pokémon di TeraTipo Fuoco, va riconosciuto il potenziale competitivo che c’è dietro a questa meccanica di gioco. Le sorti di ogni singolo match possono essere ribaltate in qualsiasi momento dato che, per esempio, possiamo sapere che il Charizard avversario è di tipo Fuoco/Volante ma non possiamo prevedere di che TeraTipo può essere: se fosse di TeraTipo Terra ed il nostro Pikachu sferrasse un Tuono (superefficace su Volante) su di esso mentre si sta Teracristallizzando nel suo TeraTipo, Charizard diventerebbe di tipo Terra e renderebbe le mosse di tipo Elettro inefficaci su di sé.


È difficile dover creare in ogni generazione una meccanica che tra l’altro dovrebbe giustificare anche la trama del gioco stesso, ma se tra quelle create dovessimo scegliere una meccanica che ci è rimasta nel cuore e che vorremmo rivedere nel gioco Pokémon dei sogni sceglieremo sicuramente quella delle MegaEvoluzioni.


Le MegaEvoluzioni hanno fatto la storia non tanto per la meccanica in sé, ma per gli artwork dei rispettivi Pokémon. Definirli stupendi è dir poco. In termini di gameplay questa mossa sarebbe forse controproducente senza migliorie, ma l’idea di vedere nuove MegaEvoluzioni su altri Pokémon non ci dispiace affatto.


Se c’è una cosa che ha fatto sempre storcere il naso nei giochi delle ultime generazioni è che i PokéDex fossero solo regionali e non comprendessero mai tutti i Pokémon. È comprensibile che per l’economia del gioco si vada a limitare la fauna selvatica e rendere indisponibili alcuni Pokémon di generazioni passate, ma avere solo un PokèDex Regionale senza uno Nazionale denaturalizza il concetto stesso di PokéDex che per antonomasia deve poter contenere e conoscere qualsiasi specie Pokémon. Non poca gente faceva uso della PokéBanca e tutt’ora possiede in Poké Home i primi mostriciattoli tascabili catturati. Poterli rendere tutti trasferibili in qualsiasi versione del gioco sarebbe fantastico.


Introdotta in Sole e Luna, la possibilità di trovare in specifiche Regioni una forma alternativa di un Pokémon già esistente la riteniamo una scelta vincente che ha dato nuova luce al marchio. Una cosa che però dispiace non aver mai visto è l’introduzione di forme alternative dei Pokémon recenti provenienti da regioni a noi già note. Si potrebbero introdurre per esempio nei prossimi remake, dando anche più entusiasmo al giocatore che da per scontato che il gioco remake sia simile (se non identico) al suo predecessore. Ovviamente, essendo che stiamo parlando del gioco Pokémon che vorremmo e non di remake, il pensiero si limita al desiderio di avere più forme regionali di mostriciattoli tascabili già esistenti.


A livello di gameplay vero e proprio, sia in Leggende Pokémon: Arceus che in Pokemon Scarlatto/Violetto, sono state prese alcune scelte intelligenti e di buon gusto. Il meccanismo di cattura introdotto in Leggende Pokémon l’ho trovato piacevole e non dispiacerebbe vedere la stessa modalità in giochi futuri; altrettanto piacevole è stata la meccanica di lotta automatica in Scarlatto e Violetto che ha reso comodo sia farmare oggetti che livellare (in modo più modesto rispetto ad una lotta vera e propria) il proprio team. In entrambi i titoli in questione è stato decontestualizzato il concetto di battaglia Pokémon in quelle che all’atto pratico sono più delle “Boss fight” e la cosa non ci è dispiaciuta, anzi. Che sia la lotta con un Pokémon dominante o la battaglia per spodestare un comandante del Team Star, cambiare modalità di combattimento o quanto meno non rendere ogni battaglia statica e monotona dà ad un gioco Pokémon più dinamicità e lo rende più godibile.


Se da una parte si apprezzano scelte non scontate, dall’altra va invece sottolineata una scarsa riuscita di un concetto che di base risulta anche valido in un open world: l’ordine variabile delle Palestre da affrontare. Seppur già nelle prime ore di gioco in Pokémon Scarlatto/Violetto il giocatore potesse in qualche modo accedere a palestre più remote, rispetto a come siamo stati sempre abituati, ci si trovava comunque al cospetto di un Capo Palestra con Pokémon di livello molto elevato, dandoci indirettamente l’obbligo di ritornare indietro e di affrontare le palestre secondo un criterio ben stabilito. Alla luce dei fatti ci siamo trovati comunque a dover affrontare una storia lineare a discapito delle premesse, e la cosa era facilmente ovviabile: qualsiasi fosse stata la scelta della nostra prima palestra, i Pokémon del rispettivo Capo Palestra che avremmo affrontato avrebbero potuto avere un livello compatibile con quello che dovrebbe avere un qualsiasi primo Capo Palestra affrontato nelle precedenti generazioni; successivamente quante più medaglie avremmo ottenuto, tanto forti sarebbero dovuti essere gli avversari.


Avventura


Siamo arrivati all’ultimo punto da analizzare, e per questa categoria vorremmo fare prima una piccola premessa: il franchise ha sempre avuto un occhio di riguardo in più verso i neofiti del brand (prevalentemente ragazzini) senza sforzarsi troppo nel fidelizzare chi ama i Pokémon dagli albori, dando per scontato che quella fetta di clientela rimarrà fedele a prescindere. Questa mentalità ha fatto sì che ogni gioco della serie fosse realizzato pensando ad ottimizzare l’esperienza degli under 14 e tralasciando quello che potrebbe essere il pensiero di chi, nonostante tutto considera i giochi Pokémon dei prodotti non infantili sia per competitività che per temi trattati.


A tal proposito, si potrebbe cominciare dal rendere la serie più matura nei contenuti, o quanto meno trovare un buon compromesso che possa conciliare i gusti sia delle nuove leve che quelli dei veterani. Questo semplice conetto potrebbe racchiudere tutto quello che, a nostro parere, darebbe al gioco Pokémon che vorremmo un appeal diverso rispetto agli ultimi anni.


Come abbiamo accennato in precedenza, le storie della serie si sono sempre contraddistinte dimostrando una maturità nel trattare temi che a distanza di anni risultano tutt’ora attuali, ma la strategia di marketing di The Pokémon Company li ha indirettamente costretti a condizionare il tutto contestualizzando le situazioni nella prospettiva di ragazzi al massimo adolescenti. D’altronde riconosciamo anche che la cosa è giustificata dallo stampo delle storie Pokémon, che è sempre stato lo stesso (il piccolo ragazzino che aspetta il momento giusto per intraprendere la sua prima avventura insieme al mostriciattolo tascabile che sceglierà tra i tre starter), su questo GameFreak ha sempre mantenuto una linea coerente, ma ciò non toglie che le cose possano cambiare e che non sia la volta di elaborare un’avventura nei panni di un personaggio più adulto… non lo riteniamo strettamente necessario, ma non ci dispiacerebbe vivere un’avventura Pokémon dalla contestualizzazione diversa.


Qualcosa che invece reputo prioritario è la presenza di un post game più elaborato: la sola storia in sé non è mai stata chissà quanto articolata ed il filo conduttore è sempre quello di conquistare le medaglie per affrontare la Lega Pokémon… ci sono stati post game interessanti in passato ma nessuno è stato particolarmente impegnativo ed arrivavano a stento all’ora di gioco. In questa ultima generazione, a discapito di un post game praticamente assente, è stata realizzata un’avventura alquanto insolita, facendo intrecciare tre trame parallele che il giocatore poteva seguire a proprio piacimento. A nostro parere questo è stato un esperimento ben riuscito, ma la cosa passa in secondo piano sia per l’assenza di un post game che per la totale mancanza di side quest.


Nel corso degli anni ogni storia della saga ha sempre avuto qualche funzionalità più o meno peculiare di quella generazione. Una feature che abbiamo sempre apprezzato è quella della Zona Safari, un minigioco che consisteva nel poter catturare quanti più Pokémon possibili in un determinato lasso di tempo (o passi). All’atto pratico la Zona Safari non è stata esclusiva di un solo gioco Pokémon (l’ultima versione è stata presente in X/Y col nome di Safari Amici), ma siamo certi che un suo ritorno farebbe la felicità di molti PokéFanatici.


Col passare degli anni GameFreak ha sempre cercato di sfruttare la connettività delle console Nintendo dando ad ogni gioco Pokémon quell’interazione in più che però non ha mai rivoluzionato del tutto l’esperienza di gioco, ma al giorno d’oggi e con la tecnologia che c’è a disposizione (a prescindere dalla console) si potrebbe pensare di fare le cose in grande.


Quello che in particolare pensiamo possa essere una buona idea è un’app per smartphone dedicata dove rimanere sempre connessi ai propri Pokémon che potrebbero essere gestiti ed in qualche modo allenati, ad esempio con dei minigiochi o, proprio come il PokéWalker in HG/SS, facendo fungere lo smartphone da podometro e dare esperienza alla propria squadra in base ai passi percorsi durante la giornata.


Per ultimo, ma non per importanza, vorremmo (ergo PRETENDIAMO) che le sfide dei Capipalestra fossero più impegnative e non un’apparente perdita di tempo se non per la medaglia necessaria per il continuamento. Agli albori della saga non c’era la tecnologia di oggi e le sfide avevano comunque un senso, ma con gli ultimi titoli, dire che queste hanno toccato il fondo è dir poco: spingere l’oliva gigante nel cesto, trovare il preside nelle foto, raccogliere i Sunflora, ballare premendo tasti… tutte attività che non solo sono di una facilità assurda, ma che risulteranno fini a se stesse. Sarebbe forse il caso di fare marcia indietro su quello che era il concetto iniziale delle sfide dei Capipalestra e creare dei puzzle ambientali sia belli da vedere che interessanti da risolvere.


Conclusioni


Prima di incominciare la stesura di quest’articolo già immaginavamo fosse facile da argomentare, ma da qui a pensare che ci fossero così tante cose di cui parlare era impensabile… e invece oltre che ad aver descritto nel dettaglio quello che secondo noi sarebbe il gioco Pokémon perfetto, ne è uscita un’analisi completa sui punti forti e deboli della saga. Allora, a maggior ragione, ci si chiede come mai aziende del calibro di Game Freak e The Pokémon Company si adagino sugli allori facendo il minimo indispensabile invece di mettere l’impegno che i giochi Pokémon meritano quando è il momento di svilupparne uno. E secondo voi? Siamo stati troppo severi oppure condividete la maggior parte dei nostri punti di vista?


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