Recensione: Jurassic World - La Rinascita, ma soprattutto il crollo
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Recensione: Jurassic World - La Rinascita, ma soprattutto il crollo

Settimo film del franchise colossale, Jurassic World Rebirth si propone ancora una volta (forse una di troppo) di esplorare quali siano i limiti della sperimentazione genetica e della fame di denaro umana. Qual è il risultato finale di questo sequel stand alone?

È da pochi giorni disponibile nella sale Jurassic World Rebirth, la nuova pellicola del franchise delle creature giurassiche giunta ormai al suo settimo prodotto cinematografico. Una saga da sala con oltre trent’anni sulle spalle in continuità non è di certo un obiettivo semplice, soprattutto mantenendo vivo l’interesse del pubblico e anche il monopolio su questo genere specifico, che resta inesplorato da altri, per qualche misterioso motivo.


jurassic world rebirth

Sotto la regia di Gareth Edwards (Rogue One A Star Wars Story, Godzilla, Monsters) Jurassic World si arricchisce di un tocco horror differente, che seppur non è spaziale o fantasy, certamente esplora un tipo di mostruosità più affine a questi generi.


Con la promessa di nuove pericolosissime creature, il film - co-prodotto da Spielberg - ci porta ad esplorare una nuova, misteriosa isola, dove l’essere umano ha spinto le sperimentazione genetica oltre il limite di ciò che è etico e la situazione è, come prevedibile da chiunque avesse un po’ di buon senso, sfuggita di mano. 


Cosa spinge i protagonisti a recarsi in un luogo abbandonato da diciassette anni nel mezzo di una zona proibita da innumerevoli Nazioni? Cosa apprendono da questa pericolosa escursione? Qual è il prezzo che paga l’uomo e qual è quello che pagano le creature? 


È il momento di valutare Jurassic World - La Rinascita!


La cura, ma soprattutto la commercializzazione della cura


Sulle spalle di quanto costruito da Fallen Kingdom e Dominion, Jurassic World ci ha più volte illusi sull’esplorazione di una possibile convivenza tra uomo e dinosauro nel momento in cui le creature hanno frantumato le barriere che le costringevano negli habitat a loro destinati dall’uomo per riversarsi nel nostro mondo. Il tema non viene mai affrontato realmente, poiché Rebirth si apre nel 2027 con la rivelazione che l’ambiente in cui viviamo è troppo distante, troppo ostile, poco carico di ossigeno affinché queste mastodontiche creature possano sopravvivere.


Così, la tanto temuta fuga e diffusione dei dinosauri ha estinto la propria pericolosità nel corso di pochissimi anni e ci ritroviamo nuovamente in un mondo in cui questi animali riportati in vita dall’uomo sono confinati ad una fascia all’altezza dell’Equatore, dove è proibito avventurarsi per legge da quasi ogni Nazione.


Esploriamo soltanto la premessa, senza andare oltre la stessa per evitare spoiler.

Jurassic World Evolution

La popolazione dell’isola di Saint-Hubert, nell’Oceano Atlantico settentrionale, in un’isola precedentemente utilizzata da InGen per esperimenti su creature ibride, consiste di dinosauri considerati dei veri e propri fallimenti, degli scarti, realizzati diciassette anni prima degli eventi del film. Il più pericoloso e mortale degli esperimenti è il D-Rex - Distortus Rex, un mix di tirannosauro e DNA di insetto che ha generato quello che sembra un vero e proprio mostro: enorme, inquietante e letale. Il film si apre con l’incidente di un palese piazzamento pubblicitario che conferma, come sempre, la Teoria del Caos: il fodero di plastico di una Sneakers mangiata da un dipendente del centro dove avvengono di esperimenti viene risucchiata in una delle porte di sicurezza, mandando in tilt i sistemi e compromettendo per sempre la sede InGen. Un uomo viene ucciso nell’incidente e l’isola viene abbandonata dall’azienda.


Cosa spinge dunque il gruppo dei protagonisti a recarsi in un luogo dove vivono principalmente dei ‘mostri’ e dove semplicemente entrando nel territorio designato violerebbe innumerevoli leggi?


La risposta è una miracolosa cura, o meglio un farmaco sperimentale che potrebbe aiutare a prevenire e curare del tutto le patologie cardiovascolari, estratto dal sangue di tre mastodontici dinosauri proveniente da habitat di terra, mare e cielo (Mosasaurus, Titanosaurus e Quetzalcoatlus). 


Una motivazione nobile? Beh, non proprio.


Una motivazione per rischiare la vita: i personaggi


Dietro la finalità della cura e il benessere della popolazione mondiale si nascondono motivazioni di natura personale per tutti i personaggi coinvolti: Rupert (Martin Krebs),  della ParkerGenix, e i soldi che l’azienda ricaverebbe dal produrre in via esclusiva questo farmaco per piazzarlo ad un prezzo elevato sul mercato; Zora (Scarlett Johansson) e Duncan (Mahershala Ali), da sempre mercenari, che hanno bisogno dell’elevato compenso per poter dire addio a questa vita; il dottor Henry Loomis (Jonathan Bailey), paleontologo che non riesce a resistere alla tentazione di vedere dei dinosauri in vita piuttosto che dei fossili; I Delgaldo, infine, che si ritrovano coinvolti in questo viaggio sull’isola perché stavano esplorando per qualche motivo le acque proibite per una gita di famiglia. 

Jurassic World La Rinascita

Non dobbiamo specificare che se già di partenza queste motivazioni ci sembravano superficiali e deboli, non c’è mai un momento nel film in cui i personaggi sembrano avere un naturale pentimento riguardo le proprie azioni, ma piuttosto una conversione forzata e poco genuina. Sebbene la recitazione del cast sia di buon livello, è la scrittura dei personaggi principali ad essere carente: i cambiamenti sono scontati e non ben giustificati dagli accadimenti, le morti sono prevedibili al punto che non si percepisce mai un vero senso di pericolo; sembra quasi che i personaggi non si trovino in una giungla popolata da creature mortali, ma piuttosto in un reality alla Money Road.


Insomma, alla fine delle oltre due ore del film, questi personaggi partiti in violazione delle leggi internazionali verso quella che è notoriamente una situazione di vita o morte hanno davvero appreso poco da questa esperienza, e non c’è da biasimarli: dopotutto noi, che siamo gli spettatori, abbiamo raramente avuto la sensazione che molti di loro fossero mai davvero in pericolo.


La rinascita… di cosa esattamente?


Quello che più lascia perplessi è la tematica centrale del film. Se non è infatti con questa pellicola che la saga si trova un po’ in difficoltà dal punto di vista narrativo, è anche vero che è sempre stata piuttosto chiara la tematica centrale. Non è il caso di La Rinascita. Il fatto che si esca dalla sala senza aver chiara la giustificazione del titolo è un sintomo della mancanza di una continuità tematica durante le due ore, di una coerenza di fondo che faccia da collante a quelli che, invece, risultano degli eventi casuali che coinvolgono dinosauri mostruosi e letali.


Cos’è che rinasce esattamente in questo film? Non rinascono i dinosauri, costretti quasi ad una nuova estinzione (se non per una scena nella parte centrale che riguarda il ripopolamento naturale di una valle, ma si tratterebbe davvero di un’interpretazione forzata); non rinascono i personaggi, il cui sviluppo è troppo minimo ed ingiustificato per fungere da motivazione del titolo; non rinasce l’uomo che continua a commettere gli stessi errori; e di certo, con questo film, non rinasce la serie, che è forse al suo punto di non ritorno.


I veri protagonisti: i dinosauri


A tenere a galla un film che non ha conseguenze, impatto o tensione sono, come spesso accade, i dinosauri. Dai mastodontici tre obiettivi del film ai vari ibridi da scoprire mostrati sull’isola, le creature sono una delizia per gli occhi degli appassionati. In questo campo, Jurassic si riafferma come l’unico pilastro del genere, che riesce a regalare agli amanti dei dinosauri qualcosa di magico, che in alcuni punti riesce anche a toccare le corde del cuore.


Anche l’immacolata gallina dalle uova d’oro però fa qualche uovo rotto: gli ibridi realizzati sull’isola di Saint-Hubert vengono raramente spiegati e il film non approfitta assolutamente del paleontologo presente nel cast di personaggi per osservare il comportamento delle creature e banalmente teorizzare soltanto da quale bizzarro mix siano nate. Inoltre, sebbene la giustificazione di trama ci sia poiché gli esperimenti sono stati condotti diciassette anni prima, troviamo comunque un passo indietro rispetto a Dominion il fatto che gli unici dinosauri piumati siano i volatili. Diversi fossili hanno infatti dimostrato che il piumaggio non era una caratteristica limitata ai dinosauri volanti ed abbiamo trovato quindi un difetto che non ve ne fosse alcuno con questa componente genetica, soprattutto alla luce delle sperimentazioni ibride.

Jurassic World Rebirth

Un’altra dolente pecca, forse un po’ più puntigliosa, è che per favorire la messa in scena di alcune novità nel comportamento dei dinosauri e nella pericolosità degli ibridi, alcuni dinosauri vengono penalizzati con scelte che contraddicono la loro natura precedentemente anche contestualizzata all’interno della serie: senza entrare troppo nel dettaglio, è il caso del raptor svampito e disattento, e di un dinosauro anfibio che però si aggira liberamente nelle acque profonde dell’oceano. Ribadiamo che trattandosi di un’isola dove sono stati condotti esperimenti sull’ibridazione, il film avrebbe anche potuto inserire delle spiegazioni in questo ambito per giustificare questi comportamenti anomali. Pigramente, non lo fa, neanche con un semplice commento dei personaggi sul comportamento anomalo, quindi siamo costretti ad assumere questi fatti come errori.


Un’altra nota dolente sui dinosauri è che abbiamo scoperto in post, attraverso un’intervista al supervisore degli effetti visivi, che il design del D-Rex, i cui dettagli non menzioniamo, aveva l’intenzione di suscitare in noi un mix di terrore e pietà per lui. Lo scopo non è stato raggiunto, ed è un vero peccato. La pietà per il mostro, con quel tocco di profondità Frankesteiniana, sarebbe stato apprezzato.


Ne esce vincitrice la messa in scena di Mosasaurus, Titanosaurus e Quetzalcoatlus. Meravigliosamente mastodontici e con più personalità di alcuni dei personaggi principali, catturano l’occhio e la meraviglia dello spettatore, lasciandoci quasi nella situazione iniziale del Dr. Loomis: pronti a rischiare la vita pur di avere la chance di vederli da vicino.


Jurassic World diventa vittima di ciò che predica


Ingenuamente, Rebirth diventa vittima dell’avvertimento che la trama della saga cerca di diffondere come un verbo: perdendo il suo cuore - un mix fittizio ma interessante e profondo di filosofia, deontologia, paleontologia, biologia - la serie cerca, come gli esseri umani non più impressionati dai dinosauri ‘da manuale’, il mostro più grande, più terrificante, più letale di film in film. Da World in poi siamo passati all’ingegneria genetica per l’Indominus Rex, siamo passati per l’Indoraptor, per giungere al Distortux Rex e un’intera isola di ibridi, al fine, appunto, di shockare uno spettatore di cinema che ha trent’anni di film sui dinosauri sulle spalle così come il parco intende far pagare il biglietto agli umani per vedere un animale sempre più pericoloso.

jurassic world la rinascita

Insomma, se non è sintomo del fatto che Jurassic ha bisogno di ritrovare il proprio cuore il fatto che cada nella banalizzazione di cui vengono accusati gli umani, quale altra prova ci serve? È chiaro che ‘mostri’ come quelli citati (sempre più Godzilla, sempre più Xenomorfo) sono anche il frutto del fatto che gli umani all’interno di questo universo li richiedano, ma non possiamo fare a meno di notare l’ironia del fatto che come la InGen, come i parchi, come l’umanità fittizia della serie, anche la saga stia soccombendo sotto il peso di queste creature che, ormai, di dinosauro hanno davvero poco.

PRO

CONTRO

  • Mosasaurus, Titanosaurus e Quetzalcoatlus risplendono in questo film

  • Regia di qualità, che sa farsi spazio tra tanti problemi di scrittura

  • Personaggi piatti con deboli motivazioni ed un tema centrale sfuggente non ancora pervenuto

  • Incoerenze dovute da errori o da semplice mancanze di spiegazioni

  • Spunti per tematiche che non vengono mai affrontate

  • Il più grande paradosso: il film, come il parco, diventa vittima della sindrome del mostro

Jurassic World Rebirth fallisce l’obiettivo a tal punto che l’obiettivo non è ancora chiaro. A rinascere non sono i dinosauri, non sono i personaggi, non è la natura né lo è la scienza. Soccombendo alla banalizzazione dalla saga predicata, la ricerca del mostro più grande, più letale, più spaventoso a discapito del meraviglioso tocco deontologico, filosofico e radicato nella paleontologia originale, Rebirth perde il cuore di Jurassic. A tenere in piedi il film sono una regia che riescie a toccare il cuore degli appassionati anche tra un errore comportamentale dei dinosauri e l’altro, e il bellissimo dono per gli occhi che sono le tre creature mastodontiche. C’era spazio per molti spunti di discussione e stimoli per l’empatia, ma tale spazio non è mai stato riempito e le possibili più profonde tematiche che la sperimentazione e l’estrema commercializzazione dei farmaci potevano stimolare, vengono ignorate in favore di un’azione e sopravvivenza che però non crea quasi mai la giusta tensione e paura per la vita dei personaggi.

VOTO FINALE: 6/10

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