Recensione: Wolf King – il Wereworld approda su Netflix
- Adriano Ventrone
- 24 mar
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 26 mar
A pochi mesi dal suo annuncio, è finalmente approdata su Netflix Wolf King, serie animata dark fantasy tratta dai romanzi di Curtis Jobling, autore inglese della saga “Wereworld”. Ecco come se la cava la serie.
Wolf King, serie animata dark fantasy tratta dalla saga letteraria “Wereworld” dello scrittore inglese Curtis Jobling, dimostra ancora una volta l’impegno di Netflix nella realizzazione di prodotti d’animazione di qualità, ma questo impegno sarà stato sufficiente? Scopritelo nella nostra recensione!
Questa recensione NON conterrà spoiler sulla trama al di là della premessa!
Cosa Racconta? Wolf King
La storia è ambientata nel regno di Lyssia, un magico luogo governato da delle famiglie nobili che però hanno una peculiarità; sono composte da Mannari. I così detti “Lord Mannari” infatti sono quelle persone con la speciale abilità di trasformarsi in creature ibridate tra l’essere umano ed i più disparati animali, e sono stati, almeno fino ad una quindicina di anni fa, governati dal clan dei Lupi. Purtroppo, però, il giusto regno del Lupo è stato spezzato quando il clan dei Leoni è riuscito ad usurpare con la forza il trono ed ha iniziato il suo regno di stampo decisamente tirannico. In questo contesto il nostro protagonista, Drew Ferran, scoprirà non solo di essere l’ultimo discendente dei Lupi, ma di essere anche il legittimo erede al trono di Lyssia.

L’intrigo politico ed i personaggi
In maniera un po’ inaspettata, lo ammettiamo, la serie pone spesso l’accento su una buona dose di intrigo politico e dei suoi consequenziali giochi di potere tipici della nobiltà, fattore che giova decisamente molto alla narrativa dell’opera. Benché chiaramente non si raggiungano mai picchi di “gioco del potere” degni di altre opere fantasy come Il Trono di Spade (anche perché, va detto, la serie di libri del Wereworld è destinata ad un pubblico di adolescenti), la serie riesce ad imbastire delle dinamiche di potere politico convincenti che donano a molti personaggi una buona tridimensionalità, facendoci da subito capire quanto anche creature virtualmente imbattibili come i Lord Mannari siano vincolate ad usi e costumi volti a preservare il benessere dei rispettivi regni.

Unica nota dolente in tutto questo è lo svolgimento di alcune di queste dinamiche, alle volte gestite in maniera un po’ semplicistica e rapida. I vari personaggi che compongono il cast sono convincenti nella loro messa in scena e nelle loro motivazioni.
Le animazioni
Partiamo subito col mettere in chiaro una cosa; il comparto tecnico e grafico di Wolf King è assolutamente più che sufficiente e gradevole, a patto che si apprezzi lo stile di animazione scelto per la serie. Ci troviamo infatti dinanzi ad un’opera realizzata in grafica 3D molto stilizzata che strizza l’occhio, almeno in parte, alle serie d’animazione Dreamworks degli ultimi anni. Se da un lato le scene in primo piano sono sempre animate in maniera fluida e ben coreografate (anche con alcuni momenti registicamente ispirati), le scene più “secondarie” calano un po’ di qualità, addirittura per quanto riguarda il frame rate con cui modelli si muovono a schermo, restituendo una sensazione (non voluta, probabilmente), di “low frame”.

Il comparto visivo risulta comunque convincente, sia per quanto riguarda i modelli dei personaggi che per quanto riguarda gli ambienti e gli sfondi, volutamente stilizzati, ma che comunque riescono ad essere sempre interessanti e ben differenziati tra di loro.
Verdetto Finale
PRO | CONTRO |
La storia è interessante e l'intrigo politico è ben realizzato.
I personaggi risultano tridimensionali.
La resa grafica è buona...
| Lo svolgimento di alcune situazioni alle volte risulta un po' troppo frettoloso. ... a patto che lo stile "low frame" non vi disturbi in certe situazioni. |
Wolf King si conferma come un buon prodotto, chiaramente rimanendo nei suoi limiti produttivi. L’impegno di Netflix nel realizzare serie animate è sicuramente palpabile, anche se lo è altrettanto quanto Netflix stessa non abbia voluto investire più di tanto nella serie sia dal punto di vista produttivo che del marketing. La serie riesce a portarsi a casa la sufficienza in praticamente tutti i suoi aspetti, accompagnando lo spettatore per tutta la durata degli otto episodi in maniera convincente. La nostra speranza è che, magari incentivati da buoni risultati in termini di visualizzazioni, Netflix si convinca a continuare questa serie che ha alle spalle dell’ottimo materiale cartaceo da cui attingere. |
Voto Finale: 7.5
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