Sono quattro anni che ci amiamo e non ti ho mai parlato della Master League
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Sono quattro anni che ci amiamo e non ti ho mai parlato della Master League

Aggiornamento: 13 dic 2023

Una generazione cresciuta a pane e Master League con Pro Evolution Soccer.

 

Probabilmente nemmeno Konami si aspettava che il team di partenza assegnato nel titolo calcistico Pro Evolution Soccer nella modalità Master League potesse diventare un team leggendario impresso nelle menti di un'intera generazione videoludica. Difatti il fantasy team creato dell'azienda giapponese è considerato una pietra miliare della storia dei videogiochi calcistici.


Poco importava l'effettivo potenziale dei giocatori, la vera sfida del giocatore era quella di far crescere i propri giocatori e andare a comandare le classifiche con bomber Castolo e bomber Minanda. Pertanto, non erano raro, vedere improbabili duelli in area come Stremer- Raul o Valeny- Bobo Vieri che rendevano il tutto tremendamente trasgressivo ma allo stesso tempo poetico.

Il motivo che spingeva i giocatori a non cambiare il team di partenza era legato alla sfera affettiva, ma soprattutto perché portare una squadra di sconosciuti sul tetto del mondo ha sicuramente il suo livello di sfida e di fascino. Perché si sa, andare a comandare con la tua amata squadra di default creava un senso di rivincita degli ultimi e una storia che potevi raccontare al tuo compagno di banco, che ti ascoltava felice mentre narravi le parate di Ivarov e i gol di Ordaz.

Possiamo affermare che Konami ci ha insegnato che si poteva essere felici con poco, che non ci serviva avere Ronaldo o Batistuta in squadra per essere felici, che anche attraverso una filosofia volta al concetto di sconfitta facevamo il possibile per raggiungere i nostri obiettivi videoludici. Proprio questa filosofia della sconfitta portava il giocatore ad un percorso di crescita videoludica e di approccio alle vita con la pazienza che i propri beniamini potessero strappare qualche punto ai club più blasonati, Difficilmente facevamo ricorso a giocatori più popolari per sostituire il nostro amato team, d'altronde la scelta su chi sacrificare era un macigno troppo pesante per la nostra infanzia.


Come si faceva a rinunciare al nostro portierone russo Ivarov? al nostro jolly Iouga, ma soprattutto quanto diventava forte il nostro bomber Castolo? In quel periodo sembrava utopistico dover rinunciare all'esperienza di guidare quelli che ormai erano diventati dei veri e propri amici. E cosa importava se le partite all'inizio erano difficili e si faticava a raggiungere il pareggio, alla fine sapevamo che bastava un po' di tempo e di impegno per poter crescere e raggiungere la vetta della classifica. D'altronde stiamo parlando di una generazione videoludica che non poteva permettersi di sbattere il joypad o di rompere qualcosa e uscire indenni dalla furia dei genitori.


Proprio per questo Pes ha sempre avuto un ruolo rilevante nel nostro cuore e nel percorso videoludico, difatti ricordiamo con piacere quei periodo e gli interi pomeriggi tra joypad, amici, merende e la Master League che ci ha insegnato che con impegno, sacrificio e costanza si può vincere anche con i più deboli.

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