The Boys: la dissacrazione del sogno americano
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The Boys: la dissacrazione del sogno americano

L’attesa è quasi giunta al termine, l’acclamata serie ideata da Eric Kripke arriverà con la terza stagione su Amazon Prime Video il 3 giugno. Ma The Boys è solo una semplice serie tv di stampo supereroistico o c’è di più?

 

Garth Ennis: un nome, una garanzia

Lo sceneggiatore irlandese, classe 1970, negli anni ha scritto alcune delle storie più importanti della storia del fumetto, riuscendo a dare nuova linfa vitale a personaggi che erano praticamente spariti dalla circolazione.

Un esempio su tutti, The Punisher, il vigilante col teschio sul petto della Marvel era finito nel dimenticatoio dopo una breve miniserie (The Punisher: Purgatory, novembre 1998 – febbraio 1999) nella quale il nostro protagonista diventava una sorta di cacciatore di demoni; si trattava una storia che snaturava il personaggio e che, nonostante delle buone tinte horror, non ha avuto il gradimento dello zoccolo duro dei fans del Punitore.

La dimostrazione palese che a volte i cambiamenti non sono così necessari.


Infatti, solo un anno dopo, la Marvel si accorse dello sbaglio clamoroso e affidò la cabina di comando a Ennis che, con le matite di Steve Dillon, diede nuova vita a Frank Castle con una nuova serie di storie assolutamente più in linea col personaggio. Con le sue trame infarcite di humor nero e violenza sopra le righe, Garth Ennis si rivelò un nuovo padre putativo per il Punitore, capace di esplorare la psicologia del personaggio a fondo e tirando fuori dal cilindro delle autentiche perle del fumetto come Punisher: Born, Bentornato a casa Frank, In principio, Barracuda e Gli schiavisti solo per citarne alcuni.


Forte del suo retaggio su Preacher, Hellblazer e, per l’appunto, The Punisher, a metà degli anni 2000 Ennis scrive The Boys, una nuova storia che vede un gruppo di ex agenti della CIA dare la caccia ad un gruppo di supereroi paladini dell’opinione pubblica, ma marci fino al midollo nella vita privata.


Nel 2019, a distanza di sette anni dalla conclusione editoriale del fumetto, esce la prima stagione in live action su Amazon Prime Video, ad opera dello showrunner Eric Kripke.


Ma chi sono veramente i cosiddetti “Boys”?

“Sei un fottuto killer Hughie, esattamente come noi.”

Billy Butcher, interpretato dall’esperto Karl Urban, è il leader di questa gang che sa tanto di Armata Brancaleone, i Boys.


La sua ossessione e il suo odio verso i “super” lo porta a rinunciare a qualsiasi cosa pur di portare a compimento il suo piano: eliminare i “7”, un supergruppo di eroi lanciati dalla multinazionale Vought che ne sfrutta l’immagine pubblica per produrre gadget, film, fumetti, videogiochi e chi più ne ha più ne metta.


Butcher dal canto suo sa bene che la missione è (apparentemente) impossibile, tuttavia i 7 hanno delle debolezze molto umane che non sono da riscontrare nelle solamente nelle loro caratteristiche fisiche, bensì anche in quelle mentali e caratteriali.


Ed è proprio qui che entra in gioco la parodia di Ennis, che prende in giro lo spettatore (o il lettore) facendogli credere che i 7 siano solamente uno sfottò della Justice League o degli Avengers.


Il combo creato a tavolino dalla Vought non è altro che una metafora della società in cui viviamo: alcuni poveri individui (i Boys) cercano di rivoltarsi contro il potente, intoccabile e semidivino, che oltre al potere monetario ha anche il potere politico e mediatico.

Ed è qui che entra in gioco lui, la nemesi di Butcher, colui che rappresenta tutto il male del mondo malato di questo show televisivo.

L’importanza di chiamarsi Patriota

Alto, muscoloso, biondo e con un sorriso che rapisce.

Ma è anche uno psicopatico maniaco omicida, narcisista, arrogante, violento, subdolo, ricattatore e schizofrenico.

Patriota (Homelander in originale), interpretato magnificamente da Antony Starr, è il leader carismatico dei 7, una presa in giro di Superman con il costume a metà tra Captain America e Judge Dredd.


La faccia da bravo ragazzo che ha fatto i compiti a casa non è che una maschera, Patriota in realtà è il villain per eccellenza: subdolo come Norman Osborn, calcolatore psicotico come Joker ma con la forza fisica del figlio di Krypton, un nemico apparentemente invincibile che ha, oltretutto, dalla sua parte l’arma più potente: l’opinione pubblica.


The Boys in tal senso colpisce nel segno con una brutalità semplice ma efficace, i 7 sono dei paladini di una giustizia effimera fatta di tante parole ma pochi, pochissimi fatti.


La scena del dirottamento dell’aereo nell’episodio 4 della prima stagione è esplicativa in questo senso, Patriota decide consapevolmente di lasciare i passeggeri al loro destino, per prendersi gli applausi della stampa al grido di “ce l’abbiamo messa tutta”.


Esattamente come farebbe un politico navigato. I media ci cascano, i Boys no.

Se non è una metafora della società odierna questa… "Never meet your heroes..."

In un’epoca dove i supereroi al cinema e in tv sono belli, buoni e bravi, The Boys ribalta il tavolo e si afferma come l’opera anti-eroistica per eccellenza.

Garth Ennis col fumetto e Eric Kripke con la serie, ci hanno mostrato il lato oscuro di un’America deflagrata e corrotta dal potere e dalla corruzione in maniera caricaturale, dove si può trarre un’unica conclusione: i Boys siamo noi comuni mortali, noi che con le nostre insicurezze cerchiamo di scavare alla ricerca di una mezza verità non detta, noi che ogni giorno sopravviviamo mentre veniamo inondati da chiacchiere da bar via social di personaggi beceri e altisonanti, proprio come Butcher e soci contro Patriota e la Vought.

Da un certo punto di vista la serie di Kripke rappresenta l’idea della fine del sogno americano per eccellenza, uno pugno in faccia all’edonismo di stampo Reaganiano che prometteva libertà e benessere per tutti, figlia di una satira politica pungente e dissacrante.


Non una semplice serie tv, quindi, ma un vero e proprio inno con un’allegoria politica potentissima, The Boys riesce in sedici episodi (divisi per due stagioni al momento) ad intrattenere con un ritmo intelligente, sopra le righe e mai banale.


In attesa della terza stagione, che siamo sicuri continuerà sulla falsariga delle prime due.

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