Black Widow: un cinecomic atipico
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Black Widow: un cinecomic atipico

Aggiornamento: 14 lug 2021

Cosa ci riserva il primo film della "Fase 4" del Marvel Cinematic Universe?

Scopriamolo insieme.



L'universo cinematografico basato sui supereroi dei fumetti Marvel, noto come Marvel Cinematic Universe (o più semplicemente MCU), composto da film con toni e stili diversi, ma tutti collegati l'uno all'altro, ha portato nuovo lustro ai personaggi della casa delle idee, dopo un periodo problematico ormai risalente a 25 anni fa. Nel 1996 infatti Marvel Comics aveva dichiarato bancarotta ma dopo anni di lotte riuscì a risollevarsi, anche grazie all'acquisto da parte di Walt Disney Company nel 2009 di tutta la Marvel Entertainment (che comprendeva all'epoca le divisioni Comics, Television e Animation) e successivamente dei Marvel Studios, la divisione responsabile della produzione di film nata nel 2004. Fu in questa sede che Kevin Feige, il produttore cinematografico ormai a tutti noto come il papà dell'MCU, ebbe l'idea e diventò principale responsabile di questo miracolo cinematografico nato nel 2008 con il primo film su Iron Man. Dopo 13 anni, 23 film ed un successo globale immenso, siamo finalmente giunti al 24° lungometraggio: Black Widow, apripista della Fase 4.


Rimandato innumerevoli volte a causa della pandemia da Covid 19, lo sfortunato film sulla Vedova Nera sembra uscito fuori tempo massimo, non solo per i problemi legati alla distribuzione, ma anche a causa del suo voler "mettere una pezza" sul passato di un personaggio ormai da tanti anni in circolazione, mai sfruttato fino in fondo. Non è un segreto infatti che questo film sia stato fortemente voluto dai fan, e che Feige & Co. abbiano alla fine voluto accontentare quella fetta di pubblico che non ha mai visto di buon occhio l'utilizzo della Vedova Nera come semplice ruolo di spalla nei vari film in cui appare.


Per capire meglio però perché proprio ora si sia sentita la necessità di un film stand-alone su questo personaggio, dobbiamo fare qualche passo indietro.


Era il 2010, l'anno di uscita di Iron Man 2, quando la supereroina Natasha Romanoff, aka Black Widow, interpretata da Scarlett Johansson, faceva il suo debutto nell'MCU come agente dello SHIELD, l'organizzazione spionistica internazionale garante della sicurezza e della pace. Presentata come classica femme fatale dal passato misterioso, donna tra uomini tipica di questo genere di film, negli anni a seguire la Vedova ha avuto modo di crescere e di evolvere attraverso le varie apparizioni, acquisendo spessore e mostrando altri aspetti della sua personalità di volta in volta, nonostante non sia mai stata propriamente messa sotto ai riflettori. Dopo Iron Man 2 Nat appare principalmente nei film corali dedicati agli Avengers, e in quelli su Captain America, per via della loro affiliazione allo SHIELD.

In The Avengers (2012), Captain America: the Winter Soldier (2014) e Avengers: Age of Ultron (2015) abbiamo modo di conoscere stralci del suo passato grazie a vari dialoghi, (primo fra tutti quello storico con il Dio dell'Inganno Loki), agli scambi di battute con l'amico e collega Clint Barton (Occhio di Falco) e alla visione che le viene indotta da Wanda Maximoff/Scarlet Witch. Da tutto ciò veniamo a sapere di una certa missione a Budapest, del passato nel KGB (i servizi segreti russi), della sterilità e impossibilità di avere figli dovute al rito cerimoniale nella Stanza Rossa.


"La figlia di Dreykov, San Paolo, l'incendio all'ospedale. Barton mi ha detto ogni cosa. Il tuo registro sta grondando, il rosso sgorga!" - Loki - The Avengers

In Captain America: Civil War (2016), film trattante il tema del controllo sui supereroi a causa dei danni collaterali che essi creano quando entrano in azione, Natasha, insieme a Tony Stark/Iron Man e altri, si schiera a favore degli Accordi di Sokovia. Tali accordi, stipulati dalle Nazioni Unite, prevedono una regolamentazione delle attività dei super, e creano una netta divisione ideologica tra i membri degli Avengers. Nat finirà per violarli, aiutando i "fuorilegge" guidati da Steve Rogers/Captain America a fuggire, non volendone tradire l'amicizia.

In Avengers: Infinity War (2018), il titano pazzo Thanos, convinto che la vita non debba essere lasciata incontrollata poiché altrimenti prima o poi collasserebbe su sé stessa, è riuscito a radunare le sei Gemme dell'Infinito (le singolarità nate con l'universo stesso e rappresentanti i sei aspetti dell'esistenza). Acquisito un potere inquantificabile grazie ad esse, pone fine alla vita di metà dell'universo in modo casuale e imparziale, con uno schiocco di dita. Gli eventi di Infinity War sono seguiti da Avengers: Endgame (2019), in cui la nostra spia russa si è sacrificata in maniera irreversibile per recuperare la Gemma dell'Anima dal pianeta Vormir, così da poter riunire di nuovo le Gemme dell'Infinito e annullare il tragico gesto di Thanos.



Concluso il ripasso, possiamo procedere.


Black Widow di Cate Shortland nasce principalmente per due motivi: colmare le lacune che i precedenti film hanno creato raccontandone le origini e rendere omaggio ad un'eroina che per troppo tempo è stata relegata a personaggio secondario, al punto di produrne una pellicola dedicata solo dopo l'effettiva morte nella timeline principale dell'MCU. Ciò lascia l'amaro in bocca, per quanto abbia anche un non so che di poetico, poiché conoscere i retroscena che questo film racconta avrebbe reso il gesto finale di Natasha in Endgame molto più commovente e denso di significato.

Black Widow è un film atipico, perché nasce come origin story, ma è anche un prequel a tutti gli effetti, dato che temporalmente si pone tra Civil War e Infinity War.

Un lungo prologo ci racconta come le tranquille vite in Ohio della piccola Nat e della sorellina Yelena (Florence Pugh) non siano altro che una montatura, un'operazione sotto copertura dei loro finti genitori, in realtà spie russe. Per tre anni ad insaputa delle bambine, Alexei (David Harbour), ex-supersoldato russo noto come Red Guardian, e Melina (Rachel Weisz), una delle tante Vedove Nere esistenti, operano nell'ombra per rubare un misterioso disco di dati. Una volta riusciti nell'intento scappano a Cuba, portando le bambine con sé. Le piccole verranno poi prelevate ed iniziate al programma della Stanza Rossa dal generale Dreykov (Ray Winstone) per diventare a loro volta Vedove Nere, mentre Alexei finisce in manette come capro espiatorio. Subito dopo, i titoli di testa del film ci raccontano tramite immagini in stile mockumentary (finto documentario) la terrificante vita delle bambine prelevate in tutto il mondo e addestrate nella Stanza Rossa, il tutto sulle note di una cover di "Smells Like Teen Spirit" dei Nirvana, se vogliamo ancor più malinconica dell'originale.

21 anni dopo Nat è in fuga dopo aver violato gli Accordi di Sokovia, inseguita dall'ex generale Thaddeus "Thunderbolt" Ross (William Hurt), ora segretario di Stato, e cerca di nascondersi e vivere in pace, adesso che la sua nuova famiglia, gli Avengers, non esiste più. Entrata in possesso di una strana valigetta apparentemente per coincidenza, Natasha viene attaccata dall'abile soldato mascherato che replica ogni sua mossa di nome Taskmaster, ed in seguito ad una serie di eventi riallaccerà i rapporti con la sua ex sorellina Yelena. Proprio da lei la Vedova verrà a conoscenza del fatto che la Stanza Rossa esiste ancora, che Dreykov, creduto morto da Natasha dopo una certa operazione a Budapest, è ancora vivo (Marvel ormai è maestra nel ricollegare gli eventi e rendere il suo universo coerente e credibile, questo infatti è solo uno dei tanti riferimenti agli altri film MCU), e che adesso ha un nuovo modo di condizionare le menti delle povere ragazze rapite e trasformate in killer contro la propria volontà: l'utilizzo di un gas chimico. La stessa Yelena era una Vedova controllata in questo modo, liberata dalla sua prigionia mentale a causa di un evento fortuito.


Questi sono i motivi che porteranno le due ritrovate non-sorelle a cercare i vecchi genitori, nella speranza di un aiuto per mettere la parola fine al passato che ritorna. Una vera e propria réunion familiare. Ed è proprio sul concetto di famiglia che il film ruota. Non parliamo di famiglia biologica, bensì dell'idea di famiglia. Sentirsi parte di qualcosa, ricevere affetto da qualcuno, questo è ciò che tutti cercano. Da una parte abbiamo la Vedova Nera, ex killer del KGB, entrata nello SHIELD in cerca di redenzione, dall'altra abbiamo Nat, la ragazzina fragile a cui è stata strappata la vita e i genitori, che aveva trovato la sua ragion d'essere negli Avengers.



La natura molto sentimentale di questo film si mescola allo stile Marvel a cui ormai siamo abituati. Stiamo pur sempre parlando di un film supereroistico, che per definizione vuole scene d'azione al cardiopalma e momenti concitati. Non mancano inseguimenti d'auto, esplosioni e combattimenti (forse anche troppi), il tutto condito dall'ormai ottima e rodatissima CGI di casa Marvel, seppur con qualche sbavatura qua e là. Il film corre nell'arco delle sue due ore di durata, senza mai rallentare, portandoci da un capo all'altro del mondo, da una scena d'azione all'altra, risultando però nelle fasi finali un po' frettoloso e sbrigativo. La pellicola cerca di chiudere tutte le sue linee narrative ma non riesce del tutto nell'intento. D'altronde, raccontare un passato di cui non si sapeva nulla, inserirsi senza fare confusione in un determinato momento della timeline, introdurre personaggi e antagonisti che devono risultare convincenti nel loro essere in circolazione da tanto tempo pur non avendone mai sentito parlare prima, non è affatto facile.

Condensare infine il tutto in due ore è una bella impresa.


Lo stile comedy che tanto caratterizza i film Marvel degli ultimi anni è ridotto all'osso (il che non è un male, dal momento che ultimamente si calcava troppo su gag anche un po' forzate), relegando l'humour ben dosato al Red Guardian di David Harbour. Alexei, così ossessionato dall'idea di non essere all'altezza della sua controparte americana Captain America, finisce per essere molto più simpatico di quanto si potesse pensare all'inizio, complice anche l'ottima interpretazione dell'attore. Convincente anche l'interpretazione della Pugh, ironica, spietata e dolce al punto giusto. La sorellina di Nat è stata sicuramente inserita per gettare le basi del cambio di testimone. Il finale fa chiaramente dedurre che d'ora in avanti avremo una nuova Vedova Nera nel filone cinematografico Marvel. Peccato per gli altri personaggi, tendenzialmente sempre un po' piatti.



Black Widow è un monumento alla femminilità e alla figura della donna. In più di un'occasione Marvel, o meglio Disney, si è fatta portavoce delle minoranze sociali nei propri film (ottimo esempio e grande successo commerciale è stato Black Panther, con la sua denuncia più o meno velata al razzismo nei confronti degli afro-americani e delle persone di colore tutte), e come già successo in Captain Marvel, si vuole di nuovo dare risalto alla donna portando su schermo una storia tutta al femminile. Forse però un po' troppo. Non fraintendetemi, io amo le storie al femminile, ma è comunque difficile comprendere perché, a parte Alexei e Dreykov, non vi sia traccia di personaggi maschili e soprattutto di dialoghi tra essi. Questa continua esaltazione delle minoranze rischia di far diventare il messaggio che si vuole mandare caricatura di sé stessa. In ogni caso tale messaggio è forte e chiaro: le donne non sono oggetti e non vanno trattate come tali. E nel 2021 sembra assurdo che debba ancora essere ribadito.


Con tutti i loro difetti e leggerezze, i film Marvel sono riusciti a creare una rete di storie tutte diverse tra loro, toccando tanti stili e tematiche nell'arco di questi 13 anni, pur condividendo la stessa anima. Tra questi, Black Widow risulta essere un film MCU nella media, un buona storia che parla di donne, ma sicuramente un grande e sentito addio ad un personaggio tanto amato.


Voto: 7,5

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