Incuriositi dall’entusiasmo e la passione della community dei soulslike, ma spaventati da un gameplay ostile e l’assenza di una precisa linearità? Bloodborne potrebbe essere il perfetto compagno con cui legare per costruire un rapporto con i titoli, FromSoftware e non, che appartengono a questo genere.
Nel 2009, Demon’s Souls su Playstation 3 apriva le porte ad un nuovo genere che sarebbe poi diventato identificativo di FromSoftware e avrebbe creato un pubblico di nicchia che si è esteso fino a scardinare questa stessa definizione. Nonostante il terrificante blocco all’ingresso costituito dall’elevata difficoltà, sempre più videogiocatori hanno voluto dare una possibilità a titoli che non sembravano rientrare nei loro gusti, se anche solo fosse per capire perché in così tanti costruissero e analizzassero con così tanta passione lore e universo di ognuno di questi giochi.
Tra queste persone, ci sono anche io. Confesso di aver anche approcciato con cautela il remake del citato Demon’s Souls, tra i miei primi acquisti per Playstation 5, ma di aver momentaneamente accantonato il titolo. La rivoluzione è avvenuta – come potete presumere dal titolo di questo articolo – quando mi sono tuffata nel mondo di Bloodborne.
L’esclusiva Playstation del 2015, sviluppata da From e Japan Studio e originariamente nota come “Project Beast”, è stata in mio possesso in realtà per molto tempo (riscattato con Playstation Plus ed entrato nella Playstation Plus Collection lanciata con PS5), ma è solo negli ultimi anni che ho sentito di aver raggiunto la maturità necessaria per scostarmi dai generi di comfort (RPG e JRPG) ed esplorare meccaniche a me ostili come la prima persona, gli sparatutto e sì, perfino i soulslike.
Bloodborne è riuscito, nonostante le iniziali difficoltà (non solo riguardanti l’azione ma anche l’orientamento, l’avanzamento, la comprensione del mondo) a conquistare il mio cuore e, soprattutto, la mia mente. Da persona che non ha alcuna consapevolezza e conoscenza sui Soulslike, e che è ora desiderosa di recuperarli tutti, elencherò i motivi per cui Bloodborne è il gioco perfetto per cominciare la vostra esperienza con i Soulslike.
Bloodborne è troppo ostico per voi?
Nelle prime ore di gioco capirete presto che la Yharnam nella quale il cacciatore o la cacciatrice si risveglierà è letale e punitiva: ogni angolo cela pericoli, e le statistiche iniziali, le armi senza alcun potenziamento, la mancata esperienza vi porteranno a morire, morire, morire ancora e morire fino a forse venti volte prima che cominciate a comprendere i meccanismi di gioco (soprattutto per chi ha poca esperienza con i titoli d’azione in generale).
Tuttavia, Bloodborne ha quel fascino in più che spinge il giocatore a provarci a piccoli passi, in maniera quasi masochistica, pur di riuscire a capire cosa stia accadendo e come sia possibile fermarlo. Rispetto a Demon’s Souls e Dark Souls, Bloodborne si allontana con il suo gusto artistico vittoriano, un universo Lovecraftiano spaventoso ed inquietante, ma che stimola la curiosità del giocatore al punto da fargli considerare di sopportare l’iniziale tortura.
Quando vi scontrerete con le bestie afflitte della città, vi sentirete degli sprovveduti che farebbero meglio ad andare via. Quello che può essere classificato vagamente come “tutorial”, l’area iniziale, vi sottometterà e punirà più e più volte prima che cominciate perfino a capire in che direzione dovete muovervi. Il disorientamento aggraverà il nervosismo e la vostra forza di volontà sarà messa a dura prova.
Tuttavia, giunti al terzo-quarto boss che affronterete, vi renderete conto che la difficoltà non è affatto l’insormontabile ostacolo che sembra all’inizio del viaggio. Bloodborne vi ricompenserà per il vostro impegno, la raccolta di echi del sangue, lo sviluppo di una manualità e un istinto migliori, con un senso di appagamento senza uguali quando butterete giù un nemico temibile, magari proprio un boss, al primo tentativo.
Che non ci siano fraintendimenti: la difficoltà iniziale per gli inesperti c’è eccome, ma se ad intimidirvi è la preoccupazione che dopo dieci ore di gioco sarete ancora in quelle precarie condizioni, potete riposare sicura: alla base della sopravvivenza a Yharnam c’è più pazienza che altro.
Le differenze di gameplay rendono Bloodborne più approcciabile
Qualcuno potrebbe obiettare che tutti i Soulslike prevedono un graduale alleggerimento del carico sul giocatore man mano che si procede e si apprende, e quindi in che modo Bloodborne dovrebbe essere più favorevole a chi esplora il grottesco mondo in cui il cacciatore è intrappolato durante la Notte della Caccia?
Le modalità di gioco di Bloodborne sono in particolare più fluide e dinamiche, ed offrono un’azione meno legnosa e più adrenalinica sin dalle prime fasi di gioco, con esiti solo leggermente diversi in base all’arma iniziale che sceglierete. Basti pensare all’esclusione del ruolo d’importanza degli scudi, che costringe il giocatore alla fuga continua, l’evasione, per evitare i colpi letali e fulminei dei nemici. Lo scatto sostituisce la rotolata ed accelera le manovre elusive per spingere il giocatore all’immediato contrattacco, grazie al quale potrete persino recuperare punti vinta, un interessante stimolo ad osare. Con questo bilanciamento, lo stile difensivo dei Souls viene sostituito con un sistema che spinge il Cacciatore all’attacco. Del resto, non dovrebbe essere lui la preda.
Le doppie fasi dell’arma principale, capace di trasformarsi rapidamente per fornire due stili di combattimento diversi, e il sistema di parry con l’arma da fuoco secondaria che praticato con cura consente di sferrare un potente attacco visceral, permettono al gameplay di esplodere, lasciano al giocatore un ampio margine di personalizzazione delle strategie e del proprio stile di combattimento.
Bloodborne si discosta dai precedenti titoli, e se non fosse per alcune caratteristiche ricorrenti del genere, si spinge in alcun tratti del gioco quasi più verso un action qualsiasi, una caratteristica che lo rende più morbido ed accettabile per coloro che entrano per la prima volta in questo genere. Passare gradualmente dai giochi d’azione, a Bloodborne, poi a Dark Souls o Demon’s Souls, e molto più accomodante rispetto ad un tentativo d’approccio diretto con questi ultimi.
Gli scontri adrenalinici e veloci di Bloodborne consentono al giocatore che si è preso cura dello sviluppo del cacciatore e del suo arsenale di non vivere mai tediosi scontri infiniti con i Boss, ma piuttosto accattivanti confronti mortali che, anche se di breve durata, faranno aumentare i vostri battiti. La rapidità del gioco aggiunge un componente istintiva di sopravvivenza e aumenta la percezione di pericolo.
L'incredibile mondo di Bloodborne
Abbiamo già parlato del modo in cui gli appassionati si dedicano alle meravigliose lore di gioco dei titoli di FromSoftware, ma l’universo di Bloodborne è tutta un’altra storia. Pur non garantendo al giocatore linearità, non fornendo sempre strumenti per una accessibile e rapida comprensione, la trama riesce ad arrivare al giusto momento alla consapevolezza di chi guida il cacciatore nel suo folle tentativo di fermare la Caccia.
La distopia futura che spopola non solo nel mondo dei videogiochi, ma dell’intrattenimento in generale, lascia spazio piuttosto ad un disturbante incubo gotico, in cui il sangue e la follia sono il cuore della narrazione. Abbandonata è anche la classica ambientazione dark fantasy dei Souls. Pur mantenendo un alone di mistero per i giocatori più superficiali, Bloodborne riesce a svelare quando deve le sue rivelazioni, che trasformano man mano il Cacciatore da disorientato e sprovveduto, a saggio e consapevole. L’apprendimento delle verità e degli eventi che hanno reso Yharnam ciò che è oggi avviene in maniera parallela per il protagonista e per chi gioca, inebriando la mente di entrambi con il desiderio di comprensione che è al centro della narrazione stessa.
Bloodborne si distingue al di sopra di tutti i titoli precedenti per la sua meravigliosa unicità. Benché esso sia diventato d’ispirazione per molti non a caso (si veda il futuro Lies of P), è infatti indubbio che non esista al momento alcun prodotto che possa somigliare a questo titolo. La singolarità stessa di Yharnam e delle creature che popolano i luoghi dell’Incubo, costituiscono motivazione sufficiente per il giocatore, danno una spinta maggiore e gli fanno accettare di buon grado le ostilità del genere proprio per quella sete di conoscenza che anima avatar e persona allo stesso identico modo.
Le aree, le boss fight, i segreti, i dettagli, tutto ciò di Yharnam che avrete visto resterà con voi per anni, quasi come se fosse stato vissuto in prima persona, come se fosse il giocatore stesso a dover sopravvivere ad un lungo incubo e non il Cacciatore.
Nelle diversità che distinguono Bloodborne dai Souls, trova fondamento l’idea che si tratti del titolo perfetto per cominciare, al punto da far quasi supporre che sia stato creato proprio per essere un collante. Anche se foste nuovi a questo genere, date all’esclusiva Playstation una possibilità, perché è capace con una semplicità allarmante di ipnotizzarvi ed ossessionarvi, affermandosi come un capolavoro di cui parleremo ancora tra dieci anni. Firmato una videogiocatrice scettica che ha concluso il suo viaggio su Bloodborne ed è pronta per tutti i lavori di FromSoftware. |
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