Il cult della settimana: 1997 Fuga da New York
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Il cult della settimana: 1997 Fuga da New York

Il crimine fuori controllo fa sì che l’isola di Manhattan venga tramutata in un carcere di massima sicurezza, dal quale una volta entrati è impossibile uscire.

Quando l’Air Force One viene dirottato e fatto precipitare sull’isola, il governo decide di affidare la missione di salvataggio al famigerato Jena Plissken (Kurt Russell), ex eroe di guerra condannato all’ergastolo.

Plissken, in cambio dell’amnistia, avrà ventiquattro ore per salvare il Presidente degli Stati Uniti, tenuto in ostaggio dalla banda del bieco Duca di New York (Isaac Hayes)

 

John Carpenter, classe 1948, sul finire degli anni 70 era uno dei registi più in voga del momento.

Il clamoroso successo di pellicole come Distretto 13 – Le brigate della morte e Halloween diedero uno slancio vertiginoso alla carriera del regista newyorkese, sempre in cerca di nuove storie e nuove sfide sempre diverse tra loro.

Fu lo scandalo Watergate, scoppiato nel 1972, a dare a Carpenter l’idea che c’è alla base di 1997 Fuga da New York.

L’America, in quel periodo, viveva in uno stato di profonda sfiducia nelle istituzioni: con il modello di propaganda ambiguo dei media statunitensi a farla da padrone, a Carpenter bastò poco per immaginarsi il simbolo del benessere dell’epoca, la grande e prosperosa Manhattan, completamente deflagrato dal crimine e abbandonato a se stesso, esattamente il contrario di come appariva realmente.

Un mondo cupo e violento quello di Fuga da New York, dove non esistono buoni o cattivi, ma solamente dei riflessi della società umana, un tema ricorrente nella filmografia del buon John.

Da un certo punto di vista si potrebbe dire che il nostro voglia fare una critica (nemmeno troppo velata) alla società americana di quel tempo: il periodo Reaganiano, in piena Guerra Fredda dove l’edonismo la faceva da padrone, in realtà era visto come una sorta di neofascismo da parte del regista stesso, decidendo quindi di usare il pretesto del film d’azione per raccontare una storia che parla di reietti che si prendono la rivincita contro una società che li ha sempre usati e sfruttati.



Non è un caso che Snake Plissken (da noi adattato con un tremendo “Jena”) sia un ex militare pluridecorato costretto a rapinare banche per sopravvivere in un mondo che l’ha abbandonato e dimenticato, ma che finirà per farlo tornare in azione quando gli conviene, sfruttando le sue capacità con un ricatto che sa tanto di carognata.

Plissken, portato in scena da un roccioso Kurt Russell, è l’antitesi dell’eroe senza macchia, un prototipo di action hero che poi verrà copiato e rilanciato in diverse salse e in diversi contesti, tanto al cinema quanto nei fumetti o nei videogiochi.

Hideo Kojima prenderà spunto da 1997 Fuga da New York per plasmare la base alla trama del suo Metal Gear e il suo protagonista, il tanto amato Snake videoludico che, oltre a prendere lo stesso nome, prenderà anche dei tratti fisici e comportamentali del personaggio interpretato da Russell: il suo essere schivo, malfidente, di poche parole ma tanti fatti, oltre che essere un fumatore incallito e altamente addestrato nel combattimento corpo a corpo ed esperto di tattiche militari.

Dei tratti distintivi che troviamo tanto in Plissken quanto in Snake (Big Boss e Solid successivamente), segno che Kojima, da amante del cinema hollywoodiano, ha fatto i compiti a casa nei tempi che furono.

Piccola curiosità: il soprannome “Plissken” verrà adottato da un Solid Snake sotto copertura durante gli eventi di Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty.



Costato 6 milioni di dollari, 1997 Fuga da New York ne incassò ben 50 a livello internazionale, rivelandosi uno dei maggiori successi del 1981.

Cupo, violento, satirico e politicamente scorretto, Fuga da New York è un cosiddetto multigenere difficilmente collocabile in un unico tassello del puzzle.

Azione, fantascienza distopica, western, melodramma: un film che in soli 99 minuti riesce a raggruppare tanti risvolti narrativi sviluppandoli tutti con una naturalezza fuori dal comune, rappresentando un capolavoro culturale nella filmografia di John Carpenter, sempre molto critico verso una società americana (soprattutto negli anni 80) forte con i deboli e assurdamente capitalista.

Dando anche la spinta definitiva ad una carriera già impreziosita di ottimi lavori, portandolo a produrre e dirigere altri capolavori del cinema di genere come Essi Vivono, Il Signore del Male e Il seme della follia oltre a La Cosa e Grosso guaio a Chinatown sempre con Kurt Russell.

Il sodalizio con l’attore si concluderà nel 1996 quando uscirà il sequel (che sa tanto di remake) Fuga da Los Angeles che, purtroppo, si rivelerà un mezzo flop al botteghino.

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