Il cult della settimana: Ritorno al Futuro
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Il cult della settimana: Ritorno al Futuro

Hill Valley, California, anno 1985.

Marty McFly (Michael J. Fox) è un diciasettenne pigro e perennemente in ritardo, ultimo genito di una famiglia disastrata, che sogna di diventare una rockstar.

La sua vita verrà stravolta quando scoprirà che l’amico scienziato Emmett “Doc” Brown (Christopher Lloyd) ha inventato una macchina del tempo modificando una DeLorean DMC-12 alimentata a plutonio.

Ed è proprio per colpa di questa stramba automobile che Marty si ritroverà catapultato nel 1955, interferendo (suo malgrado) al primo incontro dei suoi stessi genitori.

Avrà una settimana di tempo per rimettere le cose al suo posto cercando, nel mentre, una soluzione per tornare nel 1985.

 

L’idea alla base del film venne in mente al produttore Bob Gale sul finire degli anni 70, quando si ritrovò a sfogliare un vecchio annuario scolastico appartenuto a suo padre.

Gale pensò a come sarebbe stato avere come compagno di banco suo padre e cominciò subito a discutere della sua idea con l’amico regista Robert Zemeckis, così i due iniziarono a lavorare ad una sceneggiatura preliminare che venne acquistata inizialmente dalla Columbia Pictures.

Tuttavia la casa di produzione rivendette immediatamente lo script in quanto, a detta loro, “non era abbastanza sexy e non conteneva scene piccanti”, elementi che la Columbia riteneva essenziali per le commedie adolescenziali dell’epoca anche visto l’enorme successo di pellicole come Porky’s.

Zemeckis e Gale quindi cercarono altri acquirenti, dopo l’enorme rifiuto della Disney (ci risposero che una madre che si innamora del proprio figlio non era appropriata in un film per famiglie della Disney raccontò Gale), il film faticava ad entrare in produzione perché ritenuto “troppo leggero” da alcune major.

A spuntarla, nel 1984, fu la Amblin Entertainment di Steven Spielberg, reduce dal clamoroso successo di pellicole come E.T. (da regista) e I Gremlins (da produttore).



Per il ruolo di Marty la produzione aveva pensato fin da subito a Michael J. Fox, tuttavia l’attore (all’epoca ventiquattrenne) era impegnato con le riprese della serie tv Casa Keaton, quindi non disponibile.

La scelta ricadde quindi su Eric Stoltz (che in molti si ricorderanno nel ruolo dello spacciatore Lance in Pulp Fiction di Tarantino), che fu però licenziato dopo sole sei settimane di riprese.

Stoltz, a detta di Zemeckis, era fisicamente perfetto per il ruolo ma mancava di quella vena umoristica che il personaggio di Marty richiedeva.

Alla fine Fox riuscì ad essere ingaggiato al posto del partente Stoltz, con la promessa di riuscire a gestire sia le riprese di Casa Keaton (di giorno), sia le riprese di Ritorno al Futuro (di notte) in un vero e proprio tour de force che diede una svolta in positivo alla carriera del giovane attore.



Con la squadra al completo fu un gioco da ragazzi per Robert Zemeckis portare a casa la pagnotta.

Il futuro regista di Forrest Gump, che firma la sceneggiatura con il già citato Bob Gale, dirige con mano esperta e vivace un film che vive delle contraddizioni di due epoche così vicine ma in realtà così distanti, emulando il grande passato autentico delle produzioni cinematografiche della Hollywood classica, riproducendo visivamente un certo tipo di american dream tipico di quel periodo storico, portando il nostro Marty (e noi con lui) ad essere un pesce fuor d’acqua con tutti gli equivoci e le contraddizioni del caso: a partire dal rapporto “particolare” con la futura madre Lorraine (Lea Thompson), all’incredulità di un giovane titubante Doc, fino al tentativo di tornare nel suo presente con un piano tanto assurdo quanto disperato, incanalare l’energia di un fulmine nella DeLorean, al posto dell’introvabile plutonio, per raggiungere le fatidiche 88 miglia orarie tornando, così, nel 1985.

Gale e Zemeckis, quindi, firmano uno script di una semplicità disarmante ma di grande impatto narrativo e se a questo aggiungiamo un ritmo frenetico ma mai sopra le righe, una colonna sonora strumentale indimenticabile (firmata da Alan Silvestri) coadiuvata da un paio di brani eseguiti da Huey Lewis & The News (The Power of Love e Back in Time), otteniamo un mix di freschezza, originalità, comicità e avventura.



Ritorno al Futuro è un film che ha segnato la vita di un’intera generazione di appassionati che hanno creato un vero e proprio culto intorno ad esso, elevando Marty, Doc e la DeLorean a icone cinematografiche immortali.

Una pellicola praticamente perfetta, senza sbavature né difetti di sorta, che incasserà la bellezza di 381 milioni di dollari in tutto il mondo, rivelandosi il maggior incasso del 1985 battendo anche la concorrenza di altri blockbuster del calibro di Rocky IV e I Goonies.

Il film genererà due sequel (nel 1989 e nel 1990), un cartone animato, svariati videogame e un immaginario collettivo unico nel suo genere. Una pellicola avanguardista, moderna, scorrevole, spiccata, irriverente ma mai volgare e dannatamente divertente: il prototipo del film perfetto, magnifico nella sua messa in scena, eccezionale dal punto di vista narrativo.

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