La Rinascita del Diavolo Custode
Finalmente dopo quattro anni di assenza dal piccolo schermo, una breve apparizione in Spider-Man: No Way Home e tanti rumors, il Diavolo di Hell’s Kitchen (interpretato da Charlie Cox) è pronto a ritornare alla ribalta, questa volta inserito nel contesto del Marvel Cinematic Universe. Ripercorriamo, quindi, le orme di uno dei supereroi più amati della Casa delle Idee, dal suo esordio cinematografico a quello televisivo.
La prima decade degli anni 2000 è stata senza dubbio un nuovo punto di partenza per la Marvel.
Forte del record di incassi dello Spider-Man di Sam Raimi nel 2002, il produttore Avi Arad puntò forte sul nutrito roster di personaggi a disposizione della compagnia, sperando di bissare il successo di pubblico e critica del già citato Uomo Ragno, vero e proprio punto di svolta per il genere supereroistico al cinema.
Fu così che con la produzione della 20th Century Fox, all’epoca detentrice dei diritti sul personaggio e con la sceneggiatura del regista Mark Steven Johnson (anche autore del non memorabile Ghost Rider con Nicolas Cage) uscì nella primavera del 2003 il primo (e finora unico) lungometraggio dedicato a Daredevil.

Avvocato (cieco) di giorno, giustiziere di notte: le imprese di Matt Murdock col costume rosso da diavolo furono affidate nientemeno che a Ben Affleck, uno che di record di incassi se ne intendeva parecchio (vedere i mega blockbuster Armageddon e Pearl Harbor per credere, giusto per citarne due a caso).
Eppure il film di Johnson non venne accolto benissimo dal grande pubblico generalista.
I motivi sono molteplici: l’uso smodato di una CGI non del tutto convincente, Jennifer Garner che, per quanto bella, è una Elektra fatta di gesso e monoespressiva come la miglior (o peggiore) Gal Gadot e il voler esagerare a tutti i costi in situazioni in cui serviva sicuramente la mano più ferma (il combattimento tra Devil e Bullseye è da denuncia) tra le tante cose.
In soldoni: Mark Steven Johnson cerca di girare un blockbuster dal grande budget, quando in realtà serviva una storia più urbana e più intima, con meno effetti speciali e più realismo.
Non tutto è da buttare ovviamente, rimangono le buone prove attoriali del compianto Michael Clarke Duncan nei panni di un losco Wilson Fisk/Kingpin e l’atteggiamento sopra le righe di un divertito Colin Farell nel ruolo di Bullseye.
In più c’è una buona atmosfera di fondo che ricalca le pagine dei fumetti di Frank Miller, in particolar modo nel primo atto, quando vediamo Matt affrontare i criminali minori e, soprattutto, il suo ruolo da avvocato.
Quindi, alla fine della fiera, Daredevil andrebbe preso per quello che è: un prodotto innocuo, figlio di un’epoca in cui i cinecomics non si prendevano troppo sul serio.
I fans l’hanno detestato, la critica pure, gli unici a sorridere sono stati gli Evanescence che grazie a questo film hanno fatto conoscere al mondo le loro hit più importanti, My Immortal e Bring Me To Life.
Non producendo alcun sequel di questo film, Fox ha perso i diritti di sfruttamento del personaggio, tornati in mano ai Marvel Studios nel 2012.

È solamente tre anni che, raggiungendo l’accordo con Netflix per la distribuzione, il Diavolo Custode torna in scena con una miniserie televisiva portata in scena dallo showrunner Steven S. DeKnight (autore della serie televisiva su Spartacus). Tredici episodi da un’ora ciascuno, un cast di buon livello (su cui spicca il clamoroso Wilson Fisk di Vincent D’Onofrio) ma soprattutto una caratterizzazione del personaggio finalmente degna di nota, accompagnata dall'essenziale performance di Charlie Cox.
Marvel’s Daredevil è un perfetto noir metropolitano, un prodotto cupo e violento che non lascia troppo spazio all’immaginazione.
A differenza del film di Mark Steven Johnson, Devil in questa serie è rappresentato come un personaggio ben più terra-terra, un vigilante nemmeno troppo “super” e quindi un eroe più realistico, sporco e decisamente ben più convincente del patinato Affleck.
Fu questa la formula vincente della serie Netflix, talmente vincente da venir rinnovata per ulteriori due stagioni dando il via a tutta una sequela di prodotti analoghi sulla piattaforma, alcuni convincenti (Jessica Jones con Krysten Ritter), altri meno (il noioso Iron Fist su tutti).