Lettere dall'Inferno: Spawn, l'antieroe (mai) dimenticato
- Matteo Pelli
- 13 ott 2022
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 16 ott 2022
Todd McFarlane: un nome che oggigiorno richiama una nota marca di action figure. Nel 1992, dopo un passato come disegnatore per la DC e la Marvel, il nostro inventava uno dei personaggi più iconici del mondo dei fumetti creando un vero e proprio fenomeno di culto. Eppure nel 2022, a 30 anni esatti dalla sua nascita, perché Spawn non ha ancora avuto un trattamento cinematografico degno di nota nonostante il successo planetario?
It's a Long Hard Road Out of Hell
Al Simmons è un assassino sotto copertura della CIA, reclutato dal suo superiore Jason Wynn per compiere le missioni più pericolose e più sporche dell’Agenzia.
Temendo che Simmons possa rivelarne i segreti e preoccupato per il suo modus operandi, Wynn ne ordina l’eliminazione e il povero Al una volta morto, a causa dei crimini efferati che ha compiuto, si ritrova dritto all’Inferno.
Tra le fiamme degli Inferi, il demone Malebolgia proporrà un patto a Simmons: gli farà rivedere l’amata moglie Wanda solamente se condurrà le armate infernali alle porte del Paradiso, scatenando così l’Armageddon.
Simmons (ingenuamente) accetta ma il Diavolo, si sa, fa le pentole ma non i coperchi.
L’ex agente della CIA si ritrova, quindi, catapultato sulla Terra cinque anni dopo la sua morte, col volto brutalmente sfigurato, un’armatura senziente attaccata al corpo e con la moglie Wanda che, credendolo morto, si è felicemente risposata.
Oltre il danno, la beffa…

Spawn, questo il nuovo nome di Simmons, non ci sta e si ribella al suo nuovo padrone che per tutta risposta gli manda un malvagio demone travestito da clown (denominato Violator) a dargli il tormento.
Inoltre, essendo ormai un reietto e una creatura infernale, Simmons verrà cacciato anche dagli Angeli mandati dal Paradiso in quanto visto come una minaccia.
Persino la mafia inizierà una crociata personale contro Spawn, colpevole di aiutare i disadattati proteggendoli dal crimine organizzato.
Se a questi aggiungiamo anche la caccia serrata che un redivivo Jason Wynn muoverà contro il nostro, allora la frittata è fatta: Spawn è ufficialmente il nuovo nemico pubblico n.1.
Un essere solo contro tutti, abbandonato ad un’agonia perenne: uno schiavo dell’oscurità.
La genesi dell’antieroe perfetto
Il 1992 è stato l’anno della svolta per Todd McFarlane, disegnatore canadese nel pieno della sua carriera che con altri sei colleghi (tra cui i rinomati Rob Liefeld e Jim Lee) fondò la Image Comics, con l’intento di distaccarsi completamente da determinate politiche aziendali dei loro datori di lavoro nell’industria dei fumetti dell’epoca. Il nocciolo della questione era la faida che si era creata contro l’allora presidente della Marvel, Terry Stewart, colpevole di mettere al primo posto i personaggi e non gli autori che disegnavano le opere. Ovviamente a McFarlane e Liefeld, che avevano contribuito a far vendere milioni di copie grazie ai disegni di Spider-Man e X-Force, non andò bene questa cosa e ad aggiungere benzina sul fuoco ci pensò Stewart in persona con la dichiarazione: “ci sarà sempre qualcuno che raccoglierà il cotone”, come a far capire che l’autore non ha nessuna voce in capitolo, l’importante è che il personaggio venga disegnato, non importa da chi.
La classica goccia che fece traboccare un vaso già di per sé piuttosto colmo.

Completamente libero dalle catene industriali del mainstream comic, McFarlane buttò giù l’idea alla base di Spawn proprio grazie alla diatriba avuta con il suo ex presidente: un essere che si ribella al suo padrone e che non vuole avere catene.
Un antieroe che senza maschera è un cadavere ambulante, orribilmente sfigurato per colpa della sua vita passata, che cerca un posto in un mondo che non lo vuole, senza un’apparente moralità, senza quel codice etico che contraddistingue gli eroi in maschera dei fumetti e con una maledizione che gli grava sulle spalle che lo rende psicologicamente instabile e assai pericoloso.
“Se Spawn fosse Batman, Joker sarebbe già morto” dichiarò Todd McFarlane in un’intervista, giusto per far capire che con la sua progenie infernale non si scherza affatto.
Vengeance is Mine!
Una metafora editoriale quella del disegnatore canadese (che firmerà, per quanto riguarda testi e matite, i primi 24 numeri della saga) che funziona perfettamente: il primo albo di Spawn edito nel 1992 risulta essere il fumetto indipendente più venduto di sempre, sbaragliando la concorrenza
Riuscendo ad unire l’horror gotico con l’azione più sfrenata, la creatura di McFarlane diventerà un cult assoluto tra gli appassionati del genere.
Il successo del materiale cartaceo ovviamente attirerà le attenzioni di altri media, disposti a tutto pur di accaparrarsi una fetta di torta.
A partire dai videogiochi, con la lanciatissima Acclaim Entertainment (che curò le versioni domestiche di Mortal Kombat) che pubblicò nel 1995 un platform sul personaggio per Super Nintendo, ad oggi probabilmente il miglior titolo su Spawn. Il nostro farà svariate comparsate nel mondo dei picchiaduro come personaggio giocabile in Soul Calibur 2 (esclusiva Xbox) e Mortal Kombat 11.

Continuando con la versione animata uscita su HBO e curata da McFarlane in persona, una versione cartoonesca del personaggio ma per niente edulcorata dalla violenza e dai toni cupi che contraddistinguevano l’opera cartacea in 18 episodi, andati in onda dal 1997 al 1999.
Passando addirittura per la musica, con la heavy metal band statunitense Iced Earth che nel 1996 dedica un intero concept album sul personaggio, intitolato The Dark Saga.
Spawn e il grande schermo: storia di un matrimonio complicato
Visto lo strabordante successo di Spawn, non ci volle poi molto prima che la piovra hollywoodiana posò i suoi tentacoli sulla creatura infernale di McFarlane.
Prodotto dalla New Line Cinema (succursale della Warner Bros) e diretto da Mark A.Z. Dippè, Spawn debuttò al cinema tre mesi dopo la messa in onda della serie animata HBO, in un lungometraggio da 96 minuti. La storia è, bene o male, quella della genesi del personaggio con Al Simmons (Michael Jai White) intento a vendicarsi dei suoi aguzzini comandati dal malvagio Jason Wynn (Martin Sheen), e con Violator a briglie sciolte a far da guardia e da tormento (interpretato da un irriconoscibile John Leguizamo) al povero protagonista. Purtroppo però, in un’ora e mezza scarsa, è difficile racchiudere la psicologia di un personaggio così martoriato e tormentato, il tutto quindi si riassume in un mediocre action movie con effetti speciali in CGI orribili anche per l’epoca, una messa in scena da videoclip e l’interpretazione fin troppo sopra le righe di un incapace Michael Jai White, sicuramente bravo a menar le mani ma non in grado di reggere il peso di un personaggio che meritava maggior approfondimento.

Gli ottimi effetti prostetici di trucco e parrucco come il costume del Clown/Violator o lo stessa armatura di Spawn col suo make up facciale purtroppo non basteranno a salvare il film dall'insuccesso: costato 40 milioni di dollari ne incasserà solamente 55.
Inoltre nel 1997, quando il cinecomic come lo conosciamo noi oggi non era che una mera utopia, la Warner Bros fece il filotto di flop non solo con Spawn ma anche con il devastante Steel (con il cestista Shaquille O’Neal, incasso 1,7 milioni a fronte di 16 di budget) ma soprattutto con Batman & Robin, quarta iterazione cinematografica del Cavaliere Oscuro che fu un fallimento di pubblico e critica.
Insomma, un anno da dimenticare per la Warner ma non per McFarlane che, delusissimo dal risultato finale di Spawn, si mise in carreggiata per curarne personalmente un sequel/reboot.
Un reboot che si fa desiderare
Probabilmente nel 1997 Todd McFarlane non aveva l’esperienza necessaria nel mondo dello showbusiness per interessarsi personalmente della sua creatura a livello cinematografico.
Fu così che, rimboccandosi le maniche, iniziò a lavorare ad uno script che poté dare nuova linfa vitale al suo personaggio, prendendo più la strada dell’horror rimanendo sulle tematiche del cartaceo più che dalle parti dell’action movie generico del primo film.
Nel 2018, forte di un accordo con l’acclamata Blumhouse, creata da Jason Blum e produttrice di successi internazionali come Scappa – Get Out, Split e il rilancio di Halloween, McFarlane annuncia il suo debutto alla regia per il reboot di Spawn sganciando una vera e propria bomba: il premio Oscar Jamie Foxx sarà della partita nel ruolo di Al Simmons.

A distanza di ben quattro anni, tuttavia, del nuovo film di Spawn non si vede nemmeno l’ombra.
La pandemia globale ha rallentato il processo creativo del film, di fatto rimandando le riprese come è già successo per decine di altri blockbuster di genere. Al momento le ultime notizie che giungono dal fronte sono che gli sceneggiatori Scott Silver (Joker), Malcom Spellman (Falcon & The Winter Soldier, Captain America: New World Order) e Matt Mixon sono saliti a bordo del progetto per riscrivere la script. McFarlane ha assicurato che Jamie Foxx è ancora il protagonista della pellicola e che il film avrà dei toni da film indipendente, più simile al già citato Joker (non a caso Silver è nel team di sviluppo) che ad un grande e grosso cinecomic in stile Marvel, parole confermate anche dall'esperto attore premio Oscar per Ray (2004). Una notizia che da una parte ci rassicura: un piccolo budget potrebbe giovare per la riuscita di un progetto che da troppi anni striscia nell’ombra. D’altro canto c’è anche una sonora preoccupazione, riuscirà Todd McFarlane (qui alla sua prima esperienza da regista) a rendere giustizia alla sua stessa creazione, mitigando i dubbi dei fans più scettici?
Oppure era meglio spendere due soldi in più ed ingaggiare un regista che col gotico e le creature mostruose ci va a nozze, magari un Guillermo Del Toro che già in passato ha saputo cavarsela egregiamente con i cinecomics? Come si suol dire: ai posteri l’ardua sentenza. Quello che è certo è che Spawn ha il pieno diritto di avere una trasposizione cinematografica di tutto rispetto, la sua storia editoriale e il successo che ha riscosso nel corso dei decenni parlano per lui.
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