Love, Death & Robots: l’esperimento dell’animazione
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Love, Death & Robots: l’esperimento dell’animazione

Tre stagioni, definiti volumi, composte da mini-storie conclusive. Love, Death & Robots è un’animazione dedicata ad un pubblico adulto, classificazione +18, per un totale di 35 episodi, di 6/20 minuti ciascuno. Ispirati a racconti e novelle: John Scalzi, Alastair Reynolds, Michael Swanwick, Peter F. Hamilton, David W. Amendola, Kirsten Cross, Steven Lewis racconto di Ken Liu di Joe R. Lansdale, solo per citarne qualcuno. Curata da Tim Miller, David Fincher, Jennifer Miller e Joshua Donen. Tramite post ufficiali attraverso Instagram, il Volume 4 di Love, Death, Robots è stato annunciato per 2023 con 9 nuovi episodi.

 

Love, Death & Robots può essere catalogato come un esperimento visivo senza freni, che unisce la pura grafica di animazione alla parte più onirica della rappresentazione.

Un’antologia di racconti resi visivi che viaggia tra paura, psicosi terrore, sesso, violenza, vite interpretative, post apocalittiche e dispotiche, senza limiti. Non c’è un genere specifico, si spazia da uno stile più minimalista al realismo, fino alla struttura di un anime più tipico. Il legame è l’amore, la morte e i robot, che vengono raccontati anche in maniera di denuncia, d’illusione e lotta per la scoperta di sé e sopravvivenza. Il lato satirico, infatti, regala punti in più.

La prima serie/volume ha in qualche modo sconvolto il pubblico, (acclamato dalla critica, ha vinto quattro premi dalla giuria degli Emmy Awards), per passare alla seconda, in alcuni casi accolta in maniera scettica, fino all’ennesima acclamazione nella terza. La seconda stagione per quanto criticata, può essere considerata come un intermezzo fra la prima e la seconda con degli episodi di equilibrio, forse più visionari. LD&R è un progetto che unisce il concettuale alla sperimentazione, per quello che racconta e il modo in cui lo racconta. In alcune puntate/capitoli, è un turbine di colori, un continuo movimento di inquadrature che tengono in tiro la scena senza far perdere la concentrazione allo spettatore, pur non avendo dialoghi. Questo rende il tutto molto variabile e interessante, perché si amalgama molto bene con ogni storia.

Il mondo di LD&R è talmente ampio, che anche la minore delle spiegazioni specifiche su di un volume potrebbe risultare in spoiler; quindi, non ci soffermeremo su di essi in questo spazio. Allo stesso modo il gusto personale può ribaltare completamente una eventuale lista dal migliore al peggiore, e tale soggettività ci impedisce di poterli classificare. La serie ha un numero limitato di capitoli, in confronto alle svariate serie Tv che possiedono non meno di 16 puntate, e non è quindi una produzione coatta ma di qualità, con volumi mai monotoni e noiosi.

Inoltre, in tutti i volumi c’è un ottimo equilibrio tra immagine, parlato, musica. Una combinazione perfetta, senza commettere l’errore di creare la staticità della produzione artistica. È ovvio, raccontiamo una “serie” che è stata creata per la vista; quindi, mancando questo equilibrio, si sgretolerebbe tutto. L’unico rischio è che il virtuosismo dell’immagine potrebbe portare alla perdita del senso della trama, ma ciò non accade in questo caso, dove la simbiosi è totale. È su questo punto che in molti hanno criticato e dichiarato: che è solo un gioco virtuoso grafico di sperimentazione, specialmente per la seconda stagione.


Una cosa è certa: i tre volumi non perdono la linea guida, rimanendo fedeli all’idea originale; quindi, l’unica cosa da fare è attendere il quarto volume, per vedere come si evolverà la serie, se in meglio, in peggio o se resterà sullo stesso livello.

​Ogni “capitolo/puntata” di LD/R è bastato su un racconto; pertanto, l’dea migliore sarebbe quella di leggerli per poi analizzare al meglio il tutto. In questo modo, avremmo una visione più ampia e riusciremo, non solo a carpire di più il senso della storia, ma potremmo mettere a paragone lo scritto con la realizzazione dell’immagine. Rimane una serie / volume molto interessante, accattivante, che possiede una classe e una sperimentazione che si può vedere raramente, che inizia nel 2019. Di suo non è quindi una novità sconvolgente, ma rimane molto attuale e a passo con i tempi.

Cambierà in qualche modo la produzione di animazione di questi ultimi anni? Riuscirà a dare più emozioni, spingendosi verso una sperimentazione più importante e meno commerciale? Perché c’è anche questo rischio: diventare monotono e commerciale, e in quel caso tutte le possibili premesse cascherebbero nel nulla.


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