Protagoniste femminili nei videogame: Abby
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Protagoniste femminili nei videogame: Abby

Attenzione! L'articolo contiene spoiler


Cosa rende un personaggio qualsiasi protagonista di una storia?

Oltre alle vicende che determinano il suo destino, vi sono dei dogmi fondamentali, delle strutture fisse che un qualsivoglia personaggio letterario, videoludico o televisivo, deve necessariamente possedere per fare di lui il protagonista delle vicende narrate nella nostra storia, ma anche e soprattutto “idolo” indiscusso grazie alle sue caratteristiche fisiche ed introspettive.


Proviamo a vederle insieme.


- L’aspetto fisico


Se ci focalizziamo su questo tema, esso spesso verte verso una figura di bella presenza, esteticamente piacente, bellezza che poi si riflette inevitabilmente su un carattere forte (per quanto riguarda gli uomini) o delicato e allo stesso tempo indomito per quanto riguarda le donne. A volte l’autore sceglie di enfatizzare questo elemento in relazione stessa al personaggio; il narratore decide di celare le allegorie dietro l’aspetto fisico (come nel caso di bruttezza- cattiveria).


- Il carisma


Di pari passi con l’aspetto esteriore troviamo come pregi nei personaggi principali un magnetismo tale da affascinare il lettore/ videogiocatore/spettatore. Tale abilità di seduzione va spesso di pari passo con capacità di giudizio e intelligenza fuori dal comune; proprio al fine di farci “idolatrare” quel personaggio per le sue doti speciali.

I tratti psicologici sono fondamentali perché non solo ci permettono di comprendere l’interiorità del personaggio stesso, ma al contempo risultano indispensabili ai fini della trama per la comprensione delle scelte che andranno poi a determinare la storyline.


- Caratterizzazione sociale/ culturale


Elemento basilare di una qualsivoglia narrazione è quest’ultimo elemento di cui voglio parlare. Tuttavia è molto più facile inquadrare questo argomento prendendo in esame un esempio:

Se parliamo di un romanzo ottocentesco con al centro una figura femminile, non è difficile immaginare quanto il contesto sociale e culturale possa avere un ruolo determinante ai fini della storyline; difatti essa potrebbe essere spinta, grazie ad una forte formazione culturale (non di certo scontata visto il periodo storico), ad emanciparsi verso la libertà che le condizioni sociali e culturali dell’epoca in cui vive, non gli permette di avere.

Una volta fatta chiarezza (più o meno) su quelle che possono essere definite le ossa dello scheletro di una qualsivoglia opera, dimenticatele parlando di Abby.





Abby non è bella.


O meglio, non lo è nel senso canonico del termine. Nel corso degli anni le eroine (anche per il concetto di allegoria di cui abbiamo parlato sopra) erano caratterizzate da un aspetto convenzionalmente piacente: fisico scolpito, prosperose e particolarmente piacenti, delle vere e proprie modelle ( vedi Lara Croft). Tutto questo per permettere a noi videogiocatori di entrare in quello stato mentale in cui tendiamo a pensare che se una cosa è bella è anche buona o viceversa.


L’aspetto fisico di Abby dovrebbe dunque, seguendo la logica allegorica, aiutarci a configurare nella nostra mente, la figura di una donna spietata e senza scrupoli, i cui muscoli potenti sono stati letteralmente progettati per metterci al tappeto durante la boss fight finale che ci aspettiamo al termine di qualsiasi gioco.


Ma non è così.


Il corpo di Abby ha tutt'altro significato: lei è una donna che ha sacrificato tutta se stessa, anche la sua femminilità se così vogliamo dire, al fine di diventare più forte.

In altre parole, i muscoli di Abby corrispondono in maniera inequivocabile alle ferite che porta dentro.


Il suo corpo non viene quindi “usato” per instaurare nel videogiocatore un interesse, non per affascinarlo, ma per fargli comprendere ancora più a fondo il dolore di una ragazza che da bambina si è vista portare via tutto.


Questo concetto è totalmente innovativo, se ci riflettiamo un attimo. Abbiamo visto altre eroine segnate da profondi traumi cercare un senso di rivalsa anche attraverso la bellezza, lo stesso "Geralt di Rivia (protagonista i The Witcher) scopre, nel racconto “L’ultimo desiderio”, che Yennefer ha cambiato il suo aspetto grazie alla magia, ma che inizialmente doveva essere una ragazza tutt'altro che piacente; ed all'interno di questo scritto troviamo un passo che in qualche modo ci sintetizza sia l’importanza del concetto di ambiente socio culturale del personaggio, che quello di rivalsa estetica e di allegorie.


Eccolo di seguito:


“Tutti i gusti sono gusti, ma in effetti erano in pochi a definire “belle” le maghe. Provenivano tutte da ambienti sociali in cui l'unico destino delle figlie femmine era il matrimonio. A chi sarebbe venuto in mente di condannare una fanciulla ad anni di faticoso studio e alla tortura di mutamenti somatici, quand'era possibile darla in sposa e imparentarsi vantaggiosamente? Chi si sarebbe augurato di avere in casa una maga? [...] Perciò diventavano maghe soltanto le figlie che non avevano possibilità di trovare marito. Al contrario delle sacerdotesse e delle druide, che accettavano di malavoglia fanciulle brutte o storpie, i maghi accoglievano tra loro chiunque lasciasse trapelare una predisposizione. Se poi la ragazzina superava la selezione dei primi anni di apprendistato, interveniva la magia, raddrizzando e livellando gambe, aggiustando ossa cresciute male, accomodando labbra leporine. Rimuovendo cicatrici, voglie e tracce di vaiolo, la giovane maga diventava “attraente”, perché così richiedeva il prestigio della sua professione. Il risultato erano donne pseudobelle con occhi cattivi e gelidi da donne brutte.”

— pp. 314, "L'ultimo desiderio", incluso ne “Il Guardiano degli Innocenti”.


Ma cosa è successo ad Abby e perché è stato necessario sottolineare le sue fragilità e i suoi sacrifici?


La ragazza altri non è che la figlia del chirurgo delle Luci (unico a quanto pare in grado di creare un vaccino) che avrebbe dovuto operare Ellie. Come ben sappiamo, il medico viene ucciso da Joel non appena quest’ultimo viene a conoscenza del destino di Ellie (ormai diventata come una figlia per lui).




In una storyline lineare e senza sbavature questo sarebbe stato un prologo ideale, la giusta motivazione per spingere un villain verso la vendetta assoluta e senza scrupoli; ed è qui che entra in gioco il concetto di sacrificio che è nell'animo dell’eroina di cui parliamo in questo articolo.


Il videogiocatore in questo caso non si sarebbe fatto domande, l’uccisione di Joel sarebbe stata il motivo scatenante di un’indole furibonda ed inarrestabile, come fulcro primo quel vuoto lasciato dall'assenza di un padre benevolo e di buon cuore; il tutto sarebbe poi stato acuito da questa figura non canonicamente bella.


Ma, come abbiamo già detto, Abby non è nulla di tutto ciò.


Naughty Dog con un movimento magistrale di “cambio delle parti” ci permette di approfondire il tutto oltre l’apparenza, e veniamo a conoscenza di ciò che non ci saremmo mai immaginati.


L’anima di Abby


Come detto prima, i muscoli di Abby corrispondono inequivocabilmente alle ferite che porta dentro.

Nel corso del gioco vediamo una donna che dunque ha sacrificato se stessa, ha perso tutto e continua a smarrire ogni cosa; tranne la strada verso il proprio Io.

Abby è forte, coraggiosa, multisfaccettata e dedita alla giustizia anche a costo di sacrificare ciò che le è più caro.

La vediamo compiere un immenso gesto d’amore lasciando “libero” di andare l’uomo che ama verso una strada più sicura e senza i pericoli.

Pericoli che non gli sarebbero stati risparmiati se fosse rimasto al suo fianco, visto il percorso che lei aveva deciso di intraprendere.

Certo sbaglia, perché lei è anche questo; ce la mostrano incredibilmente umana nei suoi errori e, al contempo, stupefacente nella redenzione attraverso la fedeltà per la propria indole.

La nostra eroina femminile, infatti, non si lascia pervadere dal minimo dubbio di fronte a scelte difficili; e con la determinazione ed il coraggio che la caratterizzano si lancia al salvataggio di un ragazzino semi- sconosciuto, pur consapevole di avere Ellie alle costole. Si mette anche contro quella stessa famiglia che aveva faticato così tanto a costruire, andando contro il senso di appartenenza al quale ferocemente si aggrappava.


Abby riesce ad amare anche attraverso il suo dolore.




Quindi in che modo si può, definitivamente, descrivere Abby?


Attraverso la perseveranza.


Nella visione d’insieme questo termine viene inteso come, dal dizionario: “Costanza di atteggiamento o di comportamento, spec. in quanto accompagnata o motivata da propositi virtuosi o sostenuta da una convinzione personale, oggettivamente più o meno valida o addirittura inaccettabile.”


In altre parole, si parla di perseguire un obiettivo ad ogni costo, anche se le motivazioni non sono sostenute da propositi virtuosi, e questo per Abby è vero fino ad un certo punto.

Come già detto c’è un confine invalicabile nell'animo della donna, qualcosa che nessun fine più alto potrà mai prevaricare o scavalcare: la perseveranza per lei è essere fedeli al proprio cuore.


Ad ogni costo.


Io, in quanto donna e gamer, mi sono sentita profondamente onorata ed orgogliosa nel parlare di Abby. Essa lancia un messaggio potente e innovativo, sia nella forma narrativa che nella demolizione totale dei cliché che ancora, fortemente, affliggono la caratterizzazione dei personaggi femminili.


Siamo tutti costantemente bombardati dalla visione di queste forme “ irreali” e perfette; e per anni abbiamo visto porre degli standard così alti ed irraggiungibili da minare la fragilità di molti di noi; adducendo come scusa la “ necessità” di doverlo fare ai fini della trama, della visibilità, dello spettacolo e dell’interesse. Ed è in questo concetto che ho visto lo straordinario messaggio lanciato dal personaggio di Abby; attraverso la sua introspezione e diversità, la Naughty Dog ha sdoganato questo concetto, dimostrando con i fatti, la sua irrealtà.


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