Strappare lungo i bordi: Zerocalcare sbarca su Netflix
- Marco Salvadori

- 19 nov 2021
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 25 ott 2022
Dal 17 Novembre è su Netflix il nuovo interessante esperimento del noto fumettista romano Zerocalcare. Una piccola (ma grande) serie TV verso cui non riuscirete a rimanere indifferenti.
Lo chiamavano... Zerocalcare
Per chi non lo conoscesse già per via dei suoi lavori da disegnatore e, ultimamente, animatore sui principali social, Zerocalcare, all'anagrafe Michele Rech, è un ragazzo nato nell'83 e cresciuto a Rebibbia con la passione per il disegno. Partendo dal creare locandine di eventi per amici della sua zona, è riuscito nel tempo a farsi strada grazie alle sue strisce a fumetti originali e pungenti, capaci di essere leggere e ironiche ma al contempo anche profonde e spunto di riflessione. Negli anni ha pubblicato veri e propri libri di fumetti in cui riversa le sue esperienze di vita, dall'aneddoto della quotidianità a episodi molto più intimi, e ciò lo ha consacrato come uno tra i migliori storyteller italiani di questo ambito. Zerocalcare riesce a creare infatti storie che mescolano ironia a momenti seri e riflessivi, in una continua giostra che scuote il lettore/spettatore.
Sì, ma de che stamo a parla'?

E proprio seguendo questo stile nasce la serie TV d'animazione in collaborazione con Netflix: Strappare lungo i bordi. Serie scritta, diretta e doppiata dallo stesso Zerocalcare, di sei brevi episodi che spaziano tra i 15 e i 20 minuti di durata. Non preoccupatevi, non avrete bisogno di alcuna esperienza pregressa coi suoi lavori per apprezzare questo "piccolo" esperimento.
Il talento di Zero è innegabile, e con questa serie il fumettista si riconferma e anzi prende nuovo slancio, riuscendo a confezionare sei episodi talmente dosati e ben equilibrati tra risate e momenti delicati, da sembrare impossibile credere che questo sia il suo primo grande progetto in ambito televisivo. In effetti, a primo impatto, uno sguardo superficiale può trarre in inganno lo spettatore. Una serie a cartone? In cui il protagonista parla costantemente di sé stesso sfoggiando un marcato accento romano di borgata? Può davvero essere degna della mia attenzione? Fidatevi, assolutamente sì.
Il viaggio

La storia ruota intorno ad un viaggio che Calcare intraprende in compagnia dei suoi due migliori amici: Secco e Sarah, da Roma a Biella. Il motivo del viaggio inizialmente è sconosciuto, ed in questa sede chiaramente rimarrà tale.
Calcare spezza il racconto principale mostrandoci piccole storie di vita quotidiana alternate ad episodi più importanti di vari momenti della sua vita, il tutto con una semplicità ed un'efficacia disarmante (come d'altronde ha sempre saputo fare su carta), riuscendo quindi a farci capire perché attraverso tali episodi sia diventato la persona che è oggi. Il risultato è una montagna russa di emozioni continue, miste di risate, nostalgia e momenti seri. In pratica un viaggio di vita, in parallelo al viaggio in treno verso Biella.
Nonostante Calcare parli di sé stesso, le sue storie in realtà incarnano il pensiero e l'inadeguatezza di una generazione intera al cospetto di una società fredda in cui si finisce per essere solo un numero tra tanti numeri, in cui si è stati abituati a rispettare delle tappe obbligate: la laurea, il lavoro dei sogni, la famiglia, tutto ciò che ci dicono essere la realizzazione personale. Tappe che, se mancate, generano sconforto e smarrimento. Ed allora si cerca in tutti i modi di seguire la linea tratteggiata, di avanzare strappando lungo i bordi, nonostante la paura di sbagliare. Purtroppo, nel momento in cui le cose non vanno come vogliamo, si finisce per andare nel panico e perdere la speranza, ma è anche vero che non esiste una sola verità. Ognuno di noi deve prendersi del tempo per capire quale sia il proprio percorso e rassegnarsi al fatto che la vita può avere altri piani in serbo, magari anche migliori di quelli prefissati.
Troppe volte vi ritroverete con la bocca mezza aperta a pensare "mio Dio ma parla di me", come quel famoso meme con Gerry Scotti, sia che si parli di come diamine facciano ad aggrovigliarsi così tanto i cavi dietro alla TV, o di come ci si sentiva quando da adolescenti volevamo cambiare il mondo ma eravamo troppo imbarazzati anche solo per parlare con la persona che ci piaceva tanto. Proprio qui sta la forza della narrazione di Zerocalcare: il riuscire a rendere interessante, oltre che divertente, anche il fatto più banale. Poi, quando meno ve lo aspettate, Calcare cambia registro, incupisce il tono, e colpisce duro allo stomaco. Dopo le iniziali risate vi ritroverete a "piagne come 'na fontana", come direbbero dalle sue parti.
Breve ma intenso

Come dicevamo prima, la serie è veramente breve: in totale i sei episodi raggiungono a malapena l'ora e mezza. Aveva più senso che venisse pubblicata come un unico film? Bè, no. Calcare conosce molto bene il medium della serialità; ci ha passato talmente tanto tempo davanti alla TV in compagnia dell'armadillo e dei plumcake (miodiomaparladime!) che ne conosce alla perfezione i tempi ed i ritmi. Aver scelto di suddividere in sei parti il racconto risulta una scelta azzeccata, perché quel poco di titoli di coda tra un episodio e l'altro danno il tempo di riflettere e metabolizzare ciò che si è appena visto, prima di rituffarsi nel binge watching selvaggio, correndo verso la fine. Inoltre una visione attenta ai dettagli rivelerà una marea di easter egg e citazioni alla pop culture e al mondo nerd in generale, mondo a cui Zero è molto affezionato da buon figlio della generazione cresciuta a colpi di Star Wars (rigorosamente trilogia originale), Street Fighter e Game Boy.
Come ogni storia di Zerocalcare che si rispetti, ogni personaggio è presentato secondo come lui se l'immagina: avremo quindi l'armadillo parlante che solo lui vede, nient'altro che la sua coscienza che costantemente lo bastona e lo percula riguardo le sue manie, ansie e paranoie che costantemente lo attanagliano, anche quando c'è da scegliere che pizza ordinare al ristorante; c'è la mamma sotto forma di Lady Cocca del film Disney di Robin Hood, ci sono i personaggi di cui non sa fare la voce e quindi gliela sostituisce con una metallica. Ogni personaggio è doppiato da Calcare per un motivo ben preciso che scoprirete solo verso la fine, tranne che per l'armadillo, che prende vita grazie ad un fantastico e romanissimo Valerio Mastandrea.

Per concludere, se avevate qualche dubbio, se non lo avete ancora fatto, andate a vedere Strappare lungo i bordi. Scoprirete un'opera intelligente, complessa e stratificata concepita da un ragazzo che, nonostante il timore nei confronti del mondo, ha saputo farsi strada a suon di talento e umiltà. E se la serie non vi dovesse bastare, i suoi fumetti sono lì che vi aspettano, a cominciare da La profezia dell'armadillo, Un polpo alla gola, o dal più recente Scheletri, pronti a farvi ridere ed emozionare.











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