The Book of Boba Fett: la recensione della serie completa
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The Book of Boba Fett: la recensione della serie completa

Aggiornamento: 1 nov 2022



L’ex cacciatore di taglie Boba Fett (Temuera Morrison) torna sul pianeta Tatooine per reclamare quello che gli spetta di diritto: il trono vacante di Jabba The Hutt e il controllo del suo territorio.

Tuttavia il ritrovato Boba, insieme alla fidata Fennec Shand (Ming-Na Wen), dovrà affrontare la minaccia incombente del Sindacato Pyke, un gruppo di biechi criminali che hanno puntato gli occhi sull’intero pianeta…

 

ATTENZIONE: l'articolo contiene possibili spoiler

Probabilmente nemmeno George Lucas si è mai spiegato perché il personaggio di Boba Fett fosse così popolare e ammirato dalla fandom di Guerre Stellari. Un personaggio che, nella trilogia originale, appare con un minutaggio veramente scarno e che ha pochissime linee di dialogo, sia nella sua prima apparizione in L’Impero colpisce ancora (dove il nostro ha un rapido scambio di battute con Darth Vader), sia ne Il ritorno dello Jedi. In effetti fino al 2002 (cinematograficamente parlando) non sapremo molto del bounty hunter che riuscì a catturare Han Solo per conto di Jabba The Hutt, scopriremo solo ne L’attacco dei cloni che Boba non è altro che un clone geneticamente modificato per essere il figlio del celebre Jango Fett, anch’esso cacciatore di taglie, interpretato da Temuera Morrison. Ed è sempre lo stesso Morrison che porta in scena il ritorno di Boba Fett nella seconda stagione di The Mandalorian, nonostante la sua apparente morte in Episodio VI dove il nostro finiva inghiottito dal potente Sarlacc (e teoricamente digerito per un centinaio di anni, secondo il buon C3-PO). Un ritorno curioso il suo e sicuramente funzionale ai fini della trama del Mandaloriano, eppure avvolto nel mistero.

Come ha fatto Boba a sopravvivere?

The Book of Boba Fett, spin-off di The Mandalorian, risponde a tutti i quesiti lasciati in sospeso con sette episodi dal ritmo altalenante.

Il combo che sta dietro alla realizzazione di questa nuova ondata di Star Wars, ovvero Dave Filoni e Jon Favreau (regista di Iron Man e autore principale di questa serie), si prende tutto il tempo necessario nella prima parte della stagione ( i primi quattro episodi) per raccontare e portare su schermo tutto il background necessario al ritorno del protagonista, mettendo subito in chiaro che la serie vuole percorrere due strade ben distinte: da una parte lo sviluppo della trama principale, con Boba Fett che diventa a tutti gli effetti il nuovo mammasantissima di Tattoine, dall’altra un lungo flashback che spiega come il nostro sia sopravvissuto al Sarlacc e come sia stato tratto in salvo (in realtà prima come prigioniero) da una tribù di predoni Tusken. Questa prima parte di stagione ha un ritmo lento e compassato, nonostante sia interessante rivedere il roccioso Temuera “Jake la Furia” Morrison (chi ha visto Once Were Warriors capirà il nickname e no, il rapper milanese non c’entra nulla) nel ruolo, il serial fatica ad ingranare la marcia incastrato tra passato e presente senza però trovare il ritmo giusto. Dal quinto episodio, però, la svolta…

Il ritorno del mandaloriano Din Djarin (Pedro Pascal) trasforma The Book of Boba Fett in una sorta di The Mandalorian 2.5, con il quinto ed il sesto episodio che ci rimanda alla serie madre inserendo anche il gradito ritorno di nuove e vecchie conoscenze (realizzate con una CGI veramente ben fatta).

Le atmosfere western raggiungono poi l’apice nel settimo e ultimo episodio, diretto da Robert Rodriguez (regista anche della prima e della terza puntata), dove la resa dei conti contro il Sindacato Pyke si trasforma in una grande e grossa citazione ai grandi classici di genere, da Per un pugno di dollari a Sfida all’O.K. Corral passando per Butch Cassidy. Il fascino della vecchia frontiera americana (in salsa sci-fi), esattamente come in The Mandalorian, viene mantenuto e The Book of Boba Fett trova finalmente una quadra ma lo fa in maniera troppo frettolosa con pochi episodi a disposizione. Probabilmente un paio di puntate in più avrebbero giovato all’economia di una serie che nasce come spin-off e diventa una sorta di ponte per la terza stagione di “Mando”, quest’ultimo (purtroppo o per fortuna, a seconda dei punti di vista) ruba letteralmente la scena ad un insipido Boba Fett che quasi diventa quasi una spalla nonostante sia il protagonista.

Non tutto è da buttare ovviamente, rimane l’ottima regia di Bryce Dallas Howard nel clamoroso quinto episodio, l’amore per Star Wars di Dave Filoni (regista della sesta puntata) e, in generale, l’approccio giustizialista che gli autori hanno voluto regalare al character creato da George Lucas viene ben messo in scena grazie anche ad un sapiente uso degli effetti speciali prostetici e digitali.

Il cacciatore di taglie più amato dalla Galassia dei fans di Guerre Stellari in questa nuova incarnazione, purtroppo, ha avuto un approccio fin troppo discreto e non del tutto memorabile in una serie bipolare dagli alti e bassi e senza un'identità ben precisa. Eppure, al netto dei difetti e del ritmo instabile, The Book of Boba Fett è coerente con la strada che Dave Filoni e compagni hanno deciso di tracciare e di percorrere, quella delle vicende di una Galassia lontana lontana nell’epoca post-Impero. Vedremo se questa strada si incrocerà prima o poi con il controverso Il Risveglio della Forza di J.J. Abrams oppure se continuerà il suo cammino in maniera del tutto indipendente.


VOTO FINALE: 6

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