Venom - La furia di Carnage: la recensione
- Marco Salvadori

- 15 ott 2021
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 21 ott 2021
È in sala da ieri, 14 Ottobre, l'atteso sequel dell'antieroe fumettistico per eccellenza. La nuova pellicola su Venom, antagonista storico dell'Uomo Ragno, e sulla sua controparte, il giornalista Eddie Brock, era molto attesa dai fan: vediamo come è andata.
Ciò che indiscutibilmente aveva generato molto hype per il sequel del film Venom di Ruben Fleischer del 2018 era la scena post-credits di quest'ultimo. Nella breve scena venivamo a conoscenza del serial killer Cletus Kasady, e tutti coloro che già conoscono questo nome grazie ai fumetti avevano pensato ad una sola cosa: al rosso e cattivissimo Carnage. Se già l'idea di Venom, un parassita che amplificava tutto ciò che il corpo ospitante celava dentro di sé, portando questo ad avere un carattere ed un atteggiamento talvolta estremi, nasceva per generare un cattivo davvero spaventoso e a tratti horror, pensate a cosa poteva generare questa stessa idea accostata a quella di un serial killer, già di suo molto instabile mentalmente. Questo è il concetto alla base del personaggio di Carnage; il male che si unisce alla pazzia, la cui simbiosi genera un abominio di una pericolosità e imprevedibilità senza pari.
Carnage, in tutte le versioni cartacee, è sostanzialmente il figlio di Venom, seppur odiato da esso, ed incarna la malvagità pura. Malvagità che va a contrapporsi a quell'essenza da protettore di innocenti che delinea la figura di Venom, con la sua dubbia moralità e il tormento interiore che sostanzialmente lo rendono un anti-eroe.

Venom - La furia di Carnage di Andy Serkis, prodotto da Sony (che, lo ricordiamo, detiene tutti i diritti cinematografici sui personaggi dell'universo di Spider-Man), riparte proprio da quella scena post-credits del primo film e in maniera molto sbrigativa ci racconta il passato e gli affetti di Cletus. Ciò ci dà subito modo di capire quale sarà il suo principale obiettivo, ossia ritrovare l'amata Frances Barrison (Naomie Harris), portatagli via a forza quando soggiornavano insieme all'istituto per bambini indesiderati di St. Estes.
La scena si sposta sul nostro ormai noto giornalista Eddie Brock, impersonato da Tom Hardy, alle prese con la difficile convivenza col simbionte Venom, grazie al quale però riuscirà a piazzare un paio di articoli ben scritti in seguito ad alcune scoperte agghiaccianti fatte scavando nel passato di Kasady. Da una parte il successo per Brock, dall'altra la pena di morte per Kasady.
Questi sono i presupposti da cui il film si sviluppa e crea le circostanze con cui Carnage prenderà vita.
Senza darci troppo tempo per pensare (non che ce ne sia stato tanto bisogno), la pellicola preme subito sull'acceleratore e ci propone in sequenza una serie di situazioni molto fini a sé stesse, il cui scopo è solo quello di preparare il terreno per la battaglia finale tra Venom e Carnage. In soli 97 minuti di girato le vicende proposte nascono, fanno il loro corso e si esauriscono, facendo risultare il tutto un po' forzato. Un esempio calzante lo possiamo trovare nella scelta di reinserire il personaggio di Anne, l'ex-fidanzata di Brock, all'unico scopo di poterla utilizzare come classica donzella da salvare. È letteralmente l'unico motivo per cui Michelle Williams è presente nel film, utilizzata solo per essere rintracciata e rapita nel momento in cui il plot lo necessitava, da un personaggio che neanche la conosceva ma che ha capito chi fosse e dove abitasse dopo averla vista in foto a casa di Eddie. Tutto ciò nell'arco di dieci minuti.

Tom Hardy è sicuramente quel tipo di attore che riesce a tenere intere scene in piedi da solo e, come nel primo film, è totalmente a suo agio nel personaggio. L'aggiunta al cast di Woody Harrelson, con quelle sue famose espressioni facciali da squilibrato che lo contraddistinguono, è stata sicuramente una scelta oculata. Anche Naomie Harris sembra essere a proprio agio nel personaggio, anche se al suo superpotere non viene data neanche l'ombra di una spiegazione/origine, ed il duetto di pazzia che crea con Harrelson ricorda vagamente coppie alla Bonnie e Clyde. Palese è il rimando alla coppia di assassini di Natural Born Killers del 1994, film in cui Harrelson ha recitato da protagonista.
Ma tutto ciò non basta quando è inserito in una cornice così scialba. La sceneggiatura è banale, scontata, non ha mai un momento di originalità, e si vuole reggere solo sulle gag comiche affidate a Venom, che più che sembrare uno spaventoso simbionte alieno, ricorda un pagliaccio del circo.
L'inaspettato trionfo ottenuto col film precedente, che neanche Sony si aspettava, ha ulteriormente rinforzato quella convinzione, già molto radicata in ambito di film supereroistici, che "più gag uguale più successo di pubblico" e se ciò in parte è vero, poiché il pubblico americano, ben diverso da quello europeo, chiede a gran voce prodotti come Thor: Ragnarok, è anche vero che il troppo stroppia. Forzare la mano non è mai positivo e Venom - La furia di Carnage ne è un chiaro esempio. Se già il film del 2018 aveva sottolineato la volontà di mettere in scena una versione del simbionte più edulcorata e meno spaventosa, di modo da poterla rendere "simpatica" e fonte di scene comiche, questo Venom - La furia di Carnage si gioca tutto sulla vena umoristica di Venom, rendendo il film, più che una dark comedy, uno spettacolo grottesco.
Al calderone si aggiunge una mancata evoluzione della psicologia dei personaggi, dei loro rapporti e delle loro vicende. Sostanzialmente i personaggi conosciuti nel film precedente non hanno fatto mezzo passo avanti per quanto riguarda la loro sfera privata, mentre quelli presentati in questa pellicola rimangono delle mezze macchiette. Sicuramente in 97 minuti è già di per sé difficile tentare un approfondimento psicologico, ma questa sensazione di aver trattato le cose con superficialità è tangibile. Ad esempio mostrare qualcosa in più sulla complicata convivenza con un parassita mentre si tenta di vivere la vita di tutti i giorni, o semplicemente mostrare qualcosa, qualunque cosa, che umanizzasse i personaggi e le loro vicende, senza ridurre il tutto a "abbiamo creato circostanze atte al solo e unico scopo di far picchiare due mostroni", sarebbe stato gradito.

Le scene migliori rimangono indubbiamente quelle con protagonista Carnage, portato alla vita in live action con una discreta CGI. Veramente terrificante la scena della sua genesi. Peccato però per quel rating PG-13 che vuole i minori di 13 anni accompagnati da un genitore, poiché ciò ha troncato la possibilità di mostrare su grande schermo la vera spietatezza e crudeltà che contraddistinguono Carnage e la sua sete di sangue.
Che i film a stampo supereroistico nascano prima di tutto come prodotti di intrattenimento per le masse è indubbio. La propensione a non prendersi troppo sul serio per risultare accessibili alla più ampia fetta di pubblico possibile è ormai cosa nota. In questi anni però, sia grazie al Marvel Cinematic Universe e a ciò che ha messo in moto, sia al di fuori di esso, ci sono stati diversi esempi di come il genere si sia saputo evolvere in qualcosa di nuovo, qualcosa che non vede più il film sul supereroe come un prodotto senz'anima usa e getta con cui fare un po' di cassa e basta. Qualcosa che ha fatto finalmente rendere conto i cineasti che anche in questi film ci si può mettere del proprio, aggiungere autorialità ed originalità, creando così sì un prodotto di intrattenimento adatto a tutti, ma anche qualcosa di più, un'opera a strati da poter essere recepita in più modi, a seconda dell'età. E se il bambino va al cinema solo per vedere il suo personaggio preferito menarsi col cattivo di turno, l'adulto può cogliere quelle sfumature di concetto che solo quando si è grandi si riesce a cogliere, se ve ne sono.
Venom - La furia di Carnage in tal senso fa un enorme passo indietro, e sembra tornare a quell'epoca in cui non c'era un'effettiva convinzione che film del genere potessero essere presi sul serio. Un film sterile che non porta niente di nuovo né per idee né per messa in atto, e che non aggiunge niente all'ormai ampio filone dei film sui supereroi. Si limita a svolgere il compitino.
Ciò che però risulta essere veramente degna di nota è la scena post-credits; una scena curiosissima che porterà i fan a formulare speculazioni e ipotesi tra le più disparate.











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