Avatar - La via dell'acqua: la recensione
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Avatar - La via dell'acqua: la recensione

Nel 2009 Avatar cambiò le regole dei blockbuster hollywoodiani grazie ad una potenza visiva senza precedenti mischiata ad un arco narrativo solido e convincente. Tredici anni dopo James Cameron ci riprova mettendo sul piatto un kolossal fantascientifico visivamente incredibile, il primo dei già annunciati quattro sequel.

 

Sono passati poco più di dieci anni dagli eventi del primo film, Jake Sully (Sam Worthington) ormai è diventato un Na’vi a tutti gli effetti e vive la sua vita felicemente a fianco della sua amata Neytiri (Zoe Saldana) con la quale ha messo su famiglia.

Ancora una volta, però, Jake dovrà fare i conti con il ritorno su Pandora della “gente del cielo”: gli umani comandati da un redivivo colonnello Quaritch (Stephen Lang) che brama vendetta nei confronti dell’ex marine. La famiglia Sully, per impedire lo sterminio di massa della propria gente, dovrà rifugiarsi dai Metkayna, una tribù Na'vi che vive in un lontano arcipelago di Pandora...


Non è un segreto che James Cameron sia un perfezionista ma soprattutto un gran pignolo.

La sua cura maniacale per i progetti a cui lavora è cosa nota a tutti, specialmente quando c’è da portare in scena un grande e grosso spettacolo visivo.


I numeri, ovviamente, danno ragione a Cameron: i suoi lavori da regista, nel corso della sua lunga carriera, hanno incassato complessivamente 5,2 miliardi di dollari. Niente male per uno che alla fine degli anni 70 viveva in un’automobile ed era povero in canna (come abbiamo già raccontato nel nostro speciale)

Dunque Cameron ha scommesso tutto su un progetto che portava avanti dal 1995, quando ancora la tecnologia non gli permetteva di realizzare quello che lui aveva in mente eppure il pianeta Pandora ben radicato nella sua testa da pazzo visionario.


Avatar fu un successo planetario, rivoluzionò il mercato dei blockbuster moderni portando sul piatto una CGI senza precedenti, con un uso incredibile del motion capture che diventò un vero e proprio punto di riferimento per tutta la generazione di pellicole a venire.

Inutile dire che Avatar fece un incasso stratosferico: quasi 3 miliardi di dollari in totale, i maligni diranno che è tutto merito del sovrapprezzo per la visione in 3D ma la verità è che il vecchio Jim aveva vinto di nuovo, in barba alla critiche di chi spacciava Avatar per un remake fantascientifico di Pocahontas.

Nel 2010 il regista canadese annunciò che Avatar avrebbe avuto un sequel e che avrebbero esplorato le profondità marine di Pandora: chiunque al posto suo avrebbe fatto uscire La via dell’acqua due anni dopo queste parole incassando gli stessi soldi del primo film.


Un’altra cosa che si sa del buon James è che lui si prende tutto il tempo necessario per sviluppare le sue opere: ad esempio da Terminator a Terminator 2 – Il giorno del giudizio passano ben 7 anni oppure da Titanic ad Avatar passano la bellezza di 12 anni.


Per Avatar: La via dell’acqua di anni ne passano 13 e in tutto questo tempo Cameron non si è adagiato sugli allori.

Il sequel delle avventure di Jake e Neytiri sposta il focus nella parte subacquea di Pandora, con la famiglia del nostro protagonista alle prese con un ecosistema completamente diverso da quello della foresta e con la cultura di una nuova tribù Na’vi, i Metkayina.


L’impatto scenico della nuova ambientazione Pandoriana è semplicemente devastante. Al di la del fatto che la CGI del film è esponenzialmente più potente del predecessore, quello che lascia a bocca aperta è la scelta stilistica che Cameron ha apportato a questo sequel, espandendo il concetto principale, ovvero la parte ambientalista dell'opera, ad una visione del mondo completamente diversa ma comunque assolutamente fedele al concetto di natura connettiva del primo film.


Così facendo, quindi, lo spettatore è parte integrante del mondo sottomarino di Pandora: nuotiamo con i figli di Jake, scopriamo con loro la natura e le creature marine (tra cui i deliziosi Tulkun) imparando insieme a loro gli usi e i costumi della via dell’acqua.

Detta così sembrerebbe che il film sia solamente un grande e grosso documentario, praticamente un film diretto da Alberto Angela.


Tuttavia Cameron non ha dimenticato come si gira un blockbuster d’azione ed esattamente come il precedente, La via dell’acqua ci offre uno spettacolo degno di nota anche dal punto di vista dell’action puro e duro, con un terzo atto messo in scena con una grandiosità che raramente i grandi prodotti hollywoodiani degli ultimi anni hanno saputo proporre.

Probabilmente siamo più dalle parti degli anni 80/90 per quanto riguarda la gestione dell’azione ma questo non è necessariamente un difetto, anzi Cameron così facendo conferma (ma non ce n’era bisogno) di essere ancora un arzillo sessantanovenne in splendida forma, capace di giostrare i ritmi delle sequenze action in maniera cristallina in 3 ore e 10 minuti di magnificenza visiva e contenutistica.

James Cameron non è in grado di girare un brutto film e non ha mai perso una scommessa. Anzi, con Avatar – La via dell’acqua il regista canadese alza il tiro e spara altissimo regalando al grande pubblico non solo un sequel solido e convincente ma anche un grande spettacolo visivo degno dei più grandi pionieri della storia del cinema. Siamo di fronte a qualcosa di ineccepibile dal punto di vista tecnico e scenico, visivamente mastodontico sotto tutti i punti di vista e stilisticamente perfetto. Avatar – La via dell’acqua espande il concetto di connettività e di amore per la natura che già avevamo visto nel precedente film del 2009, grazie anche ad un comparto narrativo semplice nella sua struttura ma solido nelle sue basi, narrando una storia fatta di valori famigliari, di amicizia e di amore.

Per fortuna non dovremo aspettare altri tredici anni per tornare su Pandora con la famiglia Sully, Avatar 3 (per ora il titolo ufficiale è sconosciuto) uscirà nel 2024, nel mentre però possiamo ammirare la superiorità di un Artista che ha messo l’arte al servizio dell’intrattenimento grazie ad un’opera che sa di capolavoro e che detterà dei nuovi standard per tutti i blockbuster futuri.

VOTO: 9

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