Clair Obscur Expedition 33: la famiglia Dessendre e le cinque fasi di elaborazione del lutto
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Clair Obscur Expedition 33: la famiglia Dessendre e le cinque fasi di elaborazione del lutto


Prendendosi del tempo per rappresentare tutti e cinque gli stadi del lutto attraverso i personaggi del gioco, Clair Obscur Expedition 33 offre una visione a trecentosessanta gradi del dolore della perdita, mostrandoci allo stesso tempo quanto personale esso sia e quanto diversi siano i tempi richiesti ad ognuno per affrontarlo.

Catturando l’attenzione del mondo intero, Clair Obscur Expedition 33 di Sandfall Interactive ha rapito il cuore dei videogiocatori con l’affascinante premessa del suo mondo dark fantasy, ma è soprattutto attraverso i risvolti e le sorprese dell’Atto II che si è ricamato un posto speciale tra i JRPG più memorabili e coinvolgenti dal punto di vista emotivo. 


C’è un punto in cui le cuciture della trama vengono meno e, in un certo senso, il mondo che viviamo è disfatto. 


(Allerta Spoiler: Si sconsiglia la lettura a coloro che non avessero finito il gioco, poiché a partire da questo punto, l’analisi farà riferimento a spoiler mastodontici su eventi centrali del gioco.)


In questo modo prende concretamente forma il vero tema principale del gioco, che fino a quel momento è stato a tratti nascosto dietro l’epica, grande avventura tradizionale dei giochi di ruolo a turni: il lutto, la perdita e come la affrontiamo. 


La centralità di questo dolore è tale che il gioco si prende cura di esprimere ognuna delle fasi del lutto attraverso un personaggio. Il lutto è il medesimo per ognuno dei membri della famiglia Dessendre, eppure ognuno di loro con i propri tempi sta camminando lungo il proprio percorso e si trova a vivere e di conseguenza rappresentare all’interno del videogioco una fase diversa.


clair obscur expedition 33 verso dessendre

La Pittrice e la morte, gli addii dolorosi e rassegnati


Nel vendere la propria tematica principale, Clair Obscur è stato un maestro. Immaginate se questo gioco si fosse presentato sul mercato rivelando che si trattava di una storia di lutto e perdita, di dolore intimo, di azioni e conseguenze. Probabilmente non avrebbe avuto lo stesso impatto rispetto alla premessa iniziale epica, disperata, affascinante: la Pittrice, una misteriosa entità con poteri quasi divini, dipinge un ogni anno un numero su di un Monolito ed ogni persona che ha quell’età svanisce in un istante, un evento conosciuto come Gommage (dal francese gommer, cancellare).


Il gioco comincia furbescamente con un gancio che cattura il giocatore dal primo istante. Non a caso, col senno di poi, ci abitua subito al vero tema centrale con un lutto personale: nel giorno del Gommage di Sophie, la donna che il protagonista dell’Atto I, Gustave, non ha mai smesso di amare, l’uomo che interpretiamo cerca gli ultimi momenti, rimpiange il tempo perduto nella separazione, attende l’inesorabile fine dell’amata. Questa scelta riempie il nostro cuore di tristezza e determinazione: ciò che Gustave e Sophie hanno vissuto, non dovrebbe più viverlo nessun altro. 


clair obscur expedition 33 gustave sophie

Coloro che, come Gustave, hanno un anno soltanto da vivere, partono per una spedizione, la Spedizione 33, per cercare di fermare la Pittrice come hanno fatto ogni anno coloro che erano destinati a morire. Ancora una volta, il lutto cade su di noi. La Spedizione raggiunge la spiaggia del Continente, viene annientata da un misterioso uomo che ha ben oltre l’età dei sopravvissuti al Gommage. Gustave perde tutti, sceglie quasi la via del suicidio. Il lutto è perpetuo in questo mondo, ma l’avventura continua.


Seppur come il più tradizionale dei JRPG da questo punto in poi, Clair Obscur costruisce una squadra di personaggi con una missione che li porta ad attraversare un mondo intero per sconfiggere un nemico apparentemente immortale e, prima di sovvertire questo classico, ci dà un'ultima stangata: il lutto ritorna, e questa volta tocca a quello che finora è stato il nostro protagonista, Gustave. La sua morte è cruenta, avviene per mano di Renoir e ci lascia con un senso di vuoto: la libertà per il popolo di Lumière, per i bambini, era un sogno e una missione di Gustave. Rimaniamo col peso del suo lascito tra le mani, e quindi, come ci insegnano le Spedizioni stesse, quando uno cade, continuiamo, quasi senza alcun tempo per elaborare il lutto.


Lo scopo del gioco è sconfiggere la Pittrice, giusto? Allora perché Clair Obscur continua a seminare sul nostro percorso dolori, perdite, lutti così intimi e personali? Il motivo è semplice: il vero scopo di Clair Obscur non è sconfiggere la Pittrice, ma farci esplorare il nostro rapporto personale con il lutto ed i modi in cui lo affrontiamo.


Di cosa parla davvero Clair Obscur?


I segni ci sono già prima di giungere alla fine del secondo Atto. Molti ci sono dal momento in cui Verso si aggiunge al nostro team, sostituendo praticamente Gustave (non a caso). L’Atto II si chiude in quello che potremmo definire un lutto videoludico, una perdita nel rapporto tra il gioco e il videogiocatore. Proprio quando avevamo costruito un sistema di comfort e familiarità con il mondo del Continente fuori dalla separata città di Lumière, alla fine dell’Atto II il gioco ci colpisce con un’emozione simile al trauma e la separazione dal lutto: quello che conosciamo, quello che stiamo vivendo, gli amici con cui abbiamo legato, esistono solo all’interno di una Tela, e nel momento in cui sconfiggiamo la Pittrice, che stava in realtà attraverso il numero dipinto avvisando le creazioni più antiche dell’opera che sarebbero state cancellate, il vero colpevole del Gommage, il vero Renoir (e non la copia dipinta di lui che scopriamo aver affrontato finora), annienta tutti gli abitanti della tela.


Da questo punto entriamo nella vera narrazione di Clair Obscur. 


clair obscur expedition 33 maelle

Sovvertendo il classico schema macro-micro dei JRPG, in cui spesso partiamo dal piccolo villaggio per ritrovarci poi a fronteggiare delle vere e proprie divinità, dopo aver sconfitto la Pittrice scopriamo che il vero cuore del gioco è un intimo lutto familiare: Verso, il vero Verso, quello fuori dalla tela piuttosto che la copia dipinta sbiadita che scopriamo averci accompagnato finora, è morto in un incendio. Il mondo in cui ci troviamo è l’unica tela che Verso, più affascinato dalla musica che dalla pittura, abbia mai dipinto e conserva un pezzo della sua anima. Il Gommage non altro che il frutto del conflitto tra la Pittrice, Aline, madre di Verso, che non riesce più a separarsi dalla tela dove ha ridipinto una versione fittizia della sua famiglia, e Renoir, deciso a distruggere la tela per consentire alla sua famiglia di elaborare in maniera più sana il lutto. Maelle, una dei nostri protagonisti, è in realtà la figlia minore di Aline e Renoir, catapultata nella tela per cercare di fermare il loro conflitto, ma ridipinta da Aline in modo che non ne avesse memoria e avesse una nuova vita all’interno dell’opera.


Al centro degli eventi del mondo di gioco c’è la perdita di una persona cara e come ogni membro della famiglia reagisce alla stessa. È una trama intima, microcosmica e molto personale, e la nostra vera missione, come rivela il finale di gioco, è decidere il destino della tela e, di conseguenza, in che modo i membri della famiglia Dessendre dovranno affrontare la perdita di Verso.


Kübler-Ross, l’elaborazione del lutto e la famiglia Dessendre


Quando parliamo di fasi di elaborazione del lutto, facciamo riferimento al modello creato dalla psichiatra Elisabeth Kübler-Ross nel 1969 attraverso il libro On Death and Dying, che prende il nome della stessa e che fa originariamente riferimento agli stadi accettazione della morte per una persona cui è stata diagnosticata una malattia terminale. Sebbene il modello sia stato teorizzato con riferimento al dolore della persona diagnosticata con la patologia, gli psicoterapeuti lo hanno ritenuto valido anche per l’elaborazione di un lutto.


Le fasi di elaborazione del lutto individuate dal modello sono cinque:

  • negazione

  • rabbia

  • contrattazione

  • depressione

  • accettazione


Aline: la negazione


La prima fase di elaborazione del lutto consiste nella negazione, momento in cui c’è il rigetto della realtà, nella maggior parte dei casi come meccanismo di difesa, affinché si abbia più tempo per elaborare la realtà dei fatti.


clair obscur expedition 33 pittrice aline

Allo stadio della negazione corrisponde il personaggio di Aline: la Pittrice, infatti, ha psicologicamente e perfino fisicamente rigettato la realtà ed il mondo reale in cui Verso è morto nell’incendio causato dagli Scrittori per rifugiarsi completamente all’interno della Tela di Verso, una realtà in cui ha potuto dipingere la propria famiglia. Aline è ben consapevole che il Verso della tela non è il Verso reale, e non perde occasione di specificarlo, nonostante la crudeltà di aver dipinto una versione di lui che avesse la consapevolezza di essere una copia. La madre è palesemente non pronta ad affrontare il lutto, quindi nella negazione dell’accadimento e il rifugio nella tela, prende tempo per l’elaborazione che può o meno avvenire su schermo in base alla scelta finale del giocatore.


Non ci è dato sapere cosa accada ad Aline qualora si decide di perseverare con l’esistenza della Tela, ma certo è che, invece, nel finale di Verso, in cui il destino della Tela scelto è quello della distruzione, Aline esce dalla fase di negazione e ci viene mostrata direttamente all’accettazione: ricongiunta a Renoir dinanzi alla tomba del Verso reale.


Clea: la rabbia


Alla negazione segue la rabbia, che non traspare soltanto dalle emozioni della persona che affronta il lutto ma viene anche spesso riversata sulle persone che la circondano come, in questo caso, i familiari. La rabbia può sfociare in una richiesta d’aiuto oppure, in direzione opposta, in una completa chiusura in sé.


Clea della famiglia Dessendre è forse il membro che vediamo meno e il cui puzzle dobbiamo assemblare da piccoli pezzi facoltativi sparsi in giro per riuscire a capire. Certo è che la sua rabbia è evidente. Dal momento in cui veniamo introdotti alla realtà, Clea è ostile e riversa la sua rabbia non soltanto su Alicia, che ritiene colpevole della morte di Verso, ma anche sui suoi genitori, che giudica fortemente per essersi persi all’interno della Tela, abbandonandola ad una guerra in solitudine che lei sta portando avanti trascinata proprio dall’ira e il desiderio di vendetta per il fratello deceduto. 


La chiusura di Clea in sé la allontana dai membri della famiglia e si riflette anche nella sua copia dipinta che si cancella autonomamente nel quadro (del resto l’arte è specchio e riflesso, ci dice spesso il gioco) e si esprime con una nota triste nel suo abbandono di François, la sua creazione a cui tanto manca.


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La Clea dipinta all'interno della Villa Volante

Renoir: la contrattazione


Nella fase della contrattazione, l’individuo passa dal rigetto ad una sorta di negoziato che si può instaurare con persone diverse a seconda dei valori dell’individuo. La negoziazione è una fase che consente al soggetto di riprendere una sorta di controllo della vita, attraverso il quale cerca i modi per riparare ciò che può essere riparato.


Il nostro contatto con Renoir - quello reale e non la copia dipinta da Aline come un leone, una belva violenta che protegge la famiglia ad ogni costo – avviene in fasi molto avanzate del gioco. Fin da subito però, quando Renoir viene liberato dal Monolito ed entra in contatto con Maelle che ricorda ora di essere Alicia, sua figlia minore, si instaura una contrattazione. Libero dallo scontro con la moglie, cerca in Alicia la ragione, il patto: eliminare la Tela e tornare ad essere una famiglia per affrontare insieme il dolore e, appunto, cercare di riparare quello che resta di loro senza Verso


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Renoir è davvero un villain? O è soltanto un padre che cerca di tenere in piedi la propria famiglia?

Renoir tenta in questo modo di ristabilire il controllo, una ricerca che caratterizza anche la sua arte: in un dettaglio estratto dal diario personale che possiamo ritrovare nella sua camera della villa, infatti, scopriamo che Renoir utilizza l’arte per cercare di ottenere un senso di controllo, il che è il motivo per il quale, come i figli stessi sottolineano, il Pittore non crea nulla che non abbia livelli e livelli di spiegazioni complesse, strati e strati di spiegazioni.


Alicia: la depressione


Giunta la consapevolezza della perdita subita o imminente, comincia la fase della depressione reattiva o preparatoria. In questa fase l’individuo tende a divenire silente, rifiutare il contatto, isolarsi nella tristezza.


Nel caso di Alicia, questa fase è rappresentata dalla sua vita reale, prima che la Pittrice la facesse ‘rinascere’ come Maelle. Prima del terzo Atto, c’è una breve fase inizialmente presentata come Epilogo, in cui vestiamo i panni di Alicia prima che entrasse nella Tela. Sfigurata dall’incendio che ha preso la vita di Verso, Alicia conduce una vita in cui è divorata dal senso di colpa per aver indirettamente causato la morte del fratello, aggravata dalla consapevolezza che la madre Aline vede in lei la colpa ogni volta che la guarda e che sua sorella Clea non perde occasione di accusarla in maniera diretta della perdita di Verso. Ha perso la sua identità ed ha anche perso la sua voce nell’incendio. Non pensa che le resti qualcosa per cui vivere – qualcosa che ci conferma poi di persona nei panni di Maelle dopo aver recuperato i ricordi di Alicia.


clair obscur expedition 33 maelle alicia

Prima che Alicia entrasse nel dipinto, non aveva prospettive, non immaginava cosa poter fare: non a caso quando prendiamo il controllo della protagonista nella sua vera natura per la prima volta, ci viene mostrata stesa, a letto, inerme. Nella Tela, seppur in un mondo creato (attenzione, creato, non finto), Alicia trova nuove ragioni di vita, nasce e giunge all’adolescenza con nuovi ricordi, nuove conoscenze, forma nuovi legami che non hanno nulla da rinfacciarle e far gravare sulla sua coscienza. In questa Tela, Maelle non è la rappresentazione della sua colpa, come la copia di Alicia dipinta da Aline.


Se Alicia rappresenta, al di fuori della Tela, la fase della depressione, Maelle rinasce come una fenice dalle ceneri dell’incendio che ha ucciso Verso e trova, nel mondo creato dal fratello, l’unica vita che possa ora davvero desiderare.


Verso: l’accettazione


L’accettazione è il momento in cui si acquisisce consapevolezza della finalità e si accetta la situazione reale come ineluttabile.


Con il personaggio di Verso torniamo all’originale modello di Kübler-Ross: l’accettazione della morte, la scadenza della propria vita. Non è infatti il Verso Dessendre fuori dalla Tela al centro dell’elaborazione del lutto del Verso che si unisce al nostro team, ma l’accettazione della fine della propria esistenza. Dipinto da Aline con i ricordi del Verso reale e con la pesante consapevolezza di essere una copia, Verso lotta per la distruzione della Tela. Vive una vita che non sembra tale, all’interno di un mondo che sa essere dipinto, e ancora peggio, come un’imitazione di una persona che viveva al di fuori della Tela. I ricordi di Verso Dessendre, dipinti nella sua memoria, lo costringono a soffrire nella consapevolezza che la ‘sua’ Tela sta distruggendo la famiglia del Verso reale: stremando la madre, costringendo il padre ad una guerra durata quasi settant’anni nella Tela, abbandonando Clea sola a combattere al di fuori. 


clair obscur expedition 33 verso dessendre

Non è la famiglia del nostro Verso, certo, perché lui ne ha una versione dipinta all’interno della Tela, ma lui ne conserva comunque il ricordo e l’affetto. Logorato dalle consapevolezze sul suo essere e da questo ciclo di dolore causato dalla morte del suo ‘sé’, Verso ha avuto decenni per elaborare ed accettare la propria dipartita: per Verso, la cosa giusta da fare è cancellare la Tela, procedere col Gommage definitivo, e consentire così a tutti di chiudere una parentesi definitiva sulla storia di Verso Dessendre. È pronto a morire e pagarne il prezzo. Ha accettato la propria morte come giusta, una scelta facilitata anche dal fatto di aver sempre visto la propria esistenza come ‘sbagliata’.


Perché così tanta importanza a queste fasi?


Ma arriviamo ad una domanda di fondo: come mai Clair Obscur Expedition 33 ci tiene a mostrare tutte le fasi dell’elaborazione del lutto allo stesso momento, personaggio per personaggio, piuttosto che mostrarci un percorso vissuto da un singolo individuo? La risposta è molto semplice ed è la stessa premessa di questa analisi: il tema centrale del gioco è l’elaborazione del lutto, soggettiva come non mai, intima e privata, che non dovrebbe mai essere imposta e che è vissuta da ogni individuo con i propri tempi e i propri modi.


Non esiste un finale giusto e uno sbagliato nel gioco: l’elaborazione del lutto è personale e Clair Obscur ce l’ha mostrato ampiamente prima di accoglierci in un abbraccio e sussurrarci che qualsiasi scelta facciamo è quella che sarà più giusta non in maniera universale, ma per noi, i videogiocatori che dovranno scegliere in parallelo se dire addio al mondo che li ha accolti o meno.


clair obscur expedition 33 maelle

Tutti i personaggi che rappresentano le fasi del lutto vengono mostrati come personaggi che sono in parte nel giusto, in parte nel sbagliato; hanno una buona motivazione apparentemente altruista ma sono mossi da sentimenti personali ed egoistici. Tutto questo per farci capire che non esiste un modo corretto di affrontare la perdita che valga per tutti, né che l’accettazione debba avvenire con gli stessi tempi per tutti. Ad affrontare il lutto ci sono le persone, con le loro complesse sfumature e i loro colori tutti diversi. 

Non può esistere un percorso uguale per tutti, né può esisterne uno universalmente corretto.


Alla fine di Clair Obscur Expedition 33, come affrontare il lutto è una scelta che è soltanto nelle mani del giocatore, che non ha giusto né sbagliato, eppure che ha sfumature di luce ed ombra in ogni opzione, perché in fondo, è proprio per rappresentare le persone in maniera più realistica che la tecnica del Chiaroscuro sfrutta questa dualità.



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