Kingdom Hearts – Una saga che ha perso la sua Luce
- Adriano Ventrone
- 20 feb
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 22 feb
Come ha fatto Kingdom Hearts, una saga capace di conquistare generazioni di videogiocatori, a sprofondare nell’ombra del quasi dimenticatoio? Le cause, secondo noi, sono diverse e legate a una gestione narrativa e commerciale discutibile.
Era il 2002 quando Kingdom Hearts debuttava su PlayStation 2, una console ancora fresca di lancio. Ideato da Tetsuya Nomura, già celebre per il suo contributo a titoli come Final Fantasy VII, il gioco rappresentava un esperimento ambizioso. Square e Disney unirono le forze per creare un’avventura unica, mescolando personaggi iconici dei mondi Disney con protagonisti inediti e guest star direttamente dall’universo di Final Fantasy.
Dove tutto è iniziato Kingdom Hearts
Le vicende del primo titolo sono, all’apparenza, abbastanza semplici; il nostro protagonista, Sora, vive con i suoi amici Riku e Kairi sulle Isole del Destino. Loro, chi più e chi meno, sognano di lasciare il loro piccolo arcipelago per andare ad esplorare gli altri mondi. Già, perché in Kingdom Hearts i vari luoghi (i Mondi) sono separati gli uni dagli altri ed è difficilissimo spostarsi tra di essi.
La quiete dei tre amici viene un giorno infranta dalla comparsa di una misteriosa creatura Oscura: un Heartless. Consequenzialmente, Riku sparisce in un portale oscuro ed anche Kairi scompare. È in questo momento che avviene la prima svolta; Sora ottiene il suo Keyblade, iconica arma a forma di chiave gigante capace di distruggere gli Heartless (tra le varie cose). Le Isole del Destino vengono inghiottite dall’oscurità e dagli Heartless e Sora finisce alla deriva. L’espediente dei mondi inghiottiti dall’oscurità servirà per l’introduzione di molti personaggi. Sora, infine, si risveglia in compagnia di… Pippo e Paperino, rispettivamente Capo della Guardia Reale e Mago di Corte presso il Castello Disney, il regno governato da Topolino.

Il primo Kingdom Hearts fu un successo travolgente, sia a livello commerciale che di pubblico, convincendo Square a rilasciare nel 2002 una versione migliorata esclusiva per il Giappone, Kingdom Hearts Final Mix.
E qui iniziano i problemi.
I Final Mix aka Cut Content per pochi
Il termine “Final Mix” non riguarda solo Kingdom Hearts, ma anche il suo sequel, Kingdom Hearts II ed uno dei suoi prequel, Kingdom Hearts Birth By Sleep, ed essenzialmente si tratta di delle versioni espanse dei rispettivi titoli.

Il problema principale di queste edizioni non risiede tanto nelle aggiunte di gameplay, quanto nel fatto che entrambe contenessero il vero finale dei rispettivi giochi. E, come detto, queste edizioni non sono mai arrivate al di fuori del Giappone.
Negli anni 2000, procurarsi giochi d’importazione giapponese era complicato, per non parlare dei blocchi regionali di console e giochi. Di conseguenza, molti fan occidentali non hanno mai potuto vedere quei finali, che introducevano concetti e personaggi fondamentali per i capitoli futuri. Una mossa decisamente poco “pro-consumer” da parte di Square.
Tanti, troppi, capitoli
L’idea di questo articolo è nata da una frase detta in redazione: “Kingdom Hearts III è il nono capitolo della saga”. Poi abbiamo scoperto che in realtà è l’undicesimo. Il concetto è chiaro: in circa sedici anni la saga ha ricevuto ben dodici titoli canonici, escludendo le versioni Final Mix, le raccolte ReMix i vari spin-off ed i così detti capitoli ".qualcosa".
I giochi della serie sono usciti su piattaforme di ogni tipo: console fisse, portatili, smartphone e persino browser game. Questa frammentazione ha reso sempre più difficile per i fan seguire la storia nella sua interezza.

Una narrazione frammentata
Molti giochi giapponesi, specialmente quelli targati Square Enix, hanno una narrativa complessa, fatta di flashback, digressioni e sottotrame ermetiche. Questo di per sé non sarebbe un problema, ma quando un dialogo in Kingdom Hearts III fa riferimento a eventi accaduti in un capitolo uscito dieci anni prima solo su Game Boy Advance o, peggio, in un browser game giocato da pochi, la situazione si complica.
Nel corso degli anni, la serie ha accumulato una mole enorme di informazioni, dettagli e personaggi che ha finito per disorientare anche i fan più accaniti. Capita di pensare di aver compreso tutto, solo per scoprire che un elemento fondamentale è stato spiegato in un gioco mobile mai tradotto per l'occidente.
Kingdom Hearts III – Connettere tutti i titoli

A pagare il prezzo di questa narrazione frammentata è stato inesorabilmente Kingdom Hearts III. Armato di un apposito menù contenente sotto forma di video i filmati proveniente dai titoli più difficili da reperire e fruire della saga, come quelli per le vecchie console portatili, quelli per smartphone e qualcosina proveniente dal browser game, il titolo ha l’arduo compito di far collimare e chiudere tutte le trame e sottotrame della “Saga di Xehanort”.
Il gioco, inoltre, è uscito con notevole ritardo rispetto alla tabella di marcia. Infatti dopo tre anni di sviluppo con il Luminous Engine, Square ha deciso di rifare tutto utilizzando l’Unreal Engine 4, causando ulteriori ritardi. Il risultato è un titolo spezzato a metà: la prima parte mantiene le classiche vibes della saga, tra scoperta e viaggi nei mondi Disney, mentre la seconda parte appare affrettata, con scontri finali risolti in poche battute.
A peggiorare la situazione è stata la decisione di Square di vendere il “vero finale” separatamente come DLC, Kingdom Hearts III: ReMind. Il DLC introduce un boss segreto legato al futuro Kingdom Hearts IV, mentre il successivo Kingdom Hearts Melody of Memory, un rhythm game, rivela il destino di uno dei protagonisti lasciato in sospeso nel gioco base.

Una riflessione finale
Questo articolo non vuole in alcun modo mettere in dubbio la qualità e la bellezza della saga di Kingdom Hearts, quanto piuttosto offrire uno spunto di riflessione. A volte, il troppo storpia, e una gestione narrativa poco accorta può finire per danneggiare anche le opere più amate.
Al momento, Square Enix tace su Kingdom Hearts IV e Kingdom Hearts Missing Link da circa 1000 giorni. L’unico, criptico aggiornamento è arrivato da un recente tweet di Tetsuya Nomura, che recita: “Ma aspettate... quando i Lost Master si riuniscono nei crocevia di Kingdom Hearts III, cosa viene ottenuto e cosa viene perduto? Questa è una storia per un'altra volta”.
Noi non possiamo dunque che sperare che la saga di Kingdom Hearts possa ritrovare la sua Luce ed il suo Cuore citando un’iconica frase del franchise: “May your heart be your guiding key.”
E voi? Siete fan della saga? Attendete con trepidazione nuove informazioni sulle avventure di Sora? Fatecelo sapere!
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