Speciale: Thor, il viaggio del Dio del Tuono nel MCU
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Speciale: Thor, il viaggio del Dio del Tuono nel MCU

Aggiornamento: 6 lug 2022

Thor: Love and Thunder uscirà nelle sale italiane il 6 luglio. L’occasione è ghiotta per ricalcare le orme del Dio del Tuono attraverso il Marvel Cinematic Universe: dal suo esordio nella pellicola del 2011 fino allo scontro finale con Thanos in Avengers: Endgame del 2019

 

“Non sei degno!”

(Thor di Kenneth Branagh, 2011)

Ad Asgard, là dove gli Dei norreni prosperano, il giovane Thor (Chris Hemsworth) sta per essere incoronato nuovo Re del regno succedendo a suo padre Odino (Anthony Hopkins), tuttavia la cerimonia d’incoronazione viene interrotta dall’invasione di alcuni giganti di ghiaccio.

Con un forte desiderio di vendetta, Thor si spinge fino a Jotunheim per affrontare di persona gli invasori ma l’intervento di Odino gli impedisce di scatenare un incidente internazionale di proporzioni cosmiche.

Stufo dell’arroganza del figlio, Odino bandisce Thor da Asgard spedendolo su Midgard (il nostro pianeta Terra), privandolo dei poteri e del suo martello Mjolnir.


Con Thor fuori dai giochi, per il fratellastro Loki (Tom Hiddleston) sarà un gioco da ragazzi appropriarsi del trono, nel mentre l’ex Dio del Tuono cercherà in tutti i modi di tornare a brandire Mjolnir grazie all’aiuto della brillante scienziata Jane Foster (Natalie Portman).

Quarto film del Marvel Cinematic Universe, Thor di Kenneth Branagh porta in scena (per la prima volta in assoluto al cinema) l’eroe norreno creato da Stan Lee e Jack Kirby nell’ormai lontano 1962.

Branagh, esperto regista di drammi shakespeariani, dirige con mestiere un film di origini dal buon ritmo: coadiuvato da un cast di attori esperti (il già citato Hopkins, René Russo nei panni della madre di Thor e la stessa Portman) il semisconosciuto Chris Hemsworth se la cava alla grande nel portare su schermo l’arrogante figlio di Odino, in un percorso di crescita e redenzione che porterà Thor a diventare l’eroe che oggi tutti conosciamo.

“Ci fu un’idea...”

(The Avengers di Joss Whedon, 2012)

Il redivivo Loki riesce a far suo il Tesseract, un artico artefatto in grado di produrre energia illimitata. Al direttore dello S.H.I.E.L.D. Nick Fury (Samuel L. Jackson) non resta altro che finalizzare il progetto Vendicatori, un super gruppo di uomini straordinari in grado di compiere imprese eccezionali. Gli Avengers, pur avendo degli screzi interni, riescono a respingere Loki e il suo esercito di Chitauri, salvando la Terra.

Loki, tuttavia, non era altro che un burattino nelle mani di qualcuno ben più pericoloso e ambizioso di lui, un essere cosmico che trama nell’ombra…

Che c'entra il Dio del Tuono in un gruppo di supereroi completamente diversi tra di loro?


Apparentemente niente, eppure Thor nei Vendicatori riesce ad essere una pedina fondamentale nel film diretto da Joss Whedon, primo crossover dei Marvel Studios e film evento attesissimo dai fans.

Alcune delle scene più iconiche del film vedono protagonista proprio il figlio di Odino, dal combattimento contro Iron Man (Robert Downey Jr), alla scazzottata con Hulk (Mark Ruffalo), Thor esprime carisma da tutti i pori, pur palesando una sincera preoccupazione per il disastro causato dal fratello Loki, con il quale condivide alcune delle scene più belle del film.

Un mondo oscuro

(Thor: The Dark World di Alan Taylor, 2013)

Dopo gli eventi di The Avengers, Loki viene scortato ed imprigionato nei sotterranei di Asgard, venendo condannato per i suoi crimini contro Midgard da Odino in persona. Nel mentre il malvagio elfo oscuro Malekith (Christopher Eccleston) torna dal suo esilio per impossessarsi dell’Aether, una sostanza fluida capace di far cadere i Nove Regni in un’epoca di oscurità totale.

Per una banale coincidenza, Jane Foster sarà corrotta dall’Aether sulla Terra e toccherà a Thor cercare di portarla in salvo tentando, nel mentre, di salvare i Nove Regni dalla minaccia di Malekith.

Sequel diretto di Thor, The Dark World è riconosciuto all’unanimità come il peggior film del Marvel Cinematic Universe.

Vuoi per la scarna regia di Alan Taylor (autore del terribile Terminator Genesys), vuoi per una scrittura pigra e un villain non propriamente memorabile, il secondo film solista di Thor cerca di essere una pellicola sulla perdita e sul lutto ma, a causa di una messa in scena discutibile, tutto avviene in maniera blanda e sinceramente noiosa. Non basta un clamoroso plot twist finale a salvare la baracca, il film di Alan Taylor fallisce nel tentativo di portare il personaggio di Thor su un sentiero fatto di dramma e oscurità.

“Fili avevo e non ho più, eppur non cado giù…”

(Avengers: Age of Ultron di Joss Whedon, 2015)

Dopo aver recuperato lo scettro che Loki ha utilizzato durante l’invasione dei Chitauri, gli Avengers si concedono un periodo di meritato riposo mentre Tony Stark e Bruce Banner ragionano sul fatto che servirebbe più protezione alla Terra, “un’armatura intorno al mondo” ribattezzato Ultron.

Tuttavia il progetto Ultron prende vita propria: impazzendo completamente il neonato robot si ribella ai suoi creatori minacciando di distruggere l’umanità, infiltrandosi nella rete globale Ultron ha qualsiasi tipo di accesso che gli consente di essere ovunque in ogni momento.

Secondo film di gruppo per gli acclamati Avengers, sempre con Joss Whedon al timone di comando, una pellicola che soffre di una certa stanchezza da parte del regista, meno spumeggiante rispetto al primo film dei Vendicatori e meno performante anche dal punto di vista attoriale.

E il biondo asgardiano che ruolo ha in questo progetto?


Thor è importante nella rivelazione del secondo atto del film: grazie ad una visione (clamorosamente tagliata con l’accetta in fase di montaggio) il nostro scopre che sei artefatti denominate le Gemme dell’Infinito saranno di vitale importanza nel conflitto futuro contro l'imminente minaccia cosmica che colpirà i Vendicatori da lì a poco.


Tolto questo, per il Dio del Tuono non rimane altro che menar le mani aiutando i compagni Avengers nella lotta contro Ultron, in un film che è tutto fuorché memorabile.

Lo Zio del Tuono

(Thor: Ragnarok di Taika Waititi, 2017) Nel suo girovagare per il cosmo alla ricerca delle Gemme dell’Infinito, Thor finisce prigioniero di Surtur: un antico demone che minaccia di distruggere Asgard scatenando il Ragnarok, l’apocalisse della mitologia norrena. Dopo averlo sconfitto, Thor torna in patria per scoprire che Odino è scomparso e dopo un breve girovagare (coinvolgendo anche il Dottor Strange di Benedict Cumberbatch), il padre degli Dei viene ritrovato in Norvegia. Prima di morire Odino rivela a suo figlio che la Dea della Morte, Hela (Cate Blanchett) è la sua primogenita e che ella sta tornando per reclamare ciò che è suo.


Thor, dopo essere stato sconfitto dalla sorella e aver perso Mjolnir, viene esiliato su Sakaar e costretto a combattere come gladiatore mentre Hela torna ad Asgard istituendo un vero e proprio regno di terrore.

Tratto piuttosto liberamente dalla run Planet Hulk di Greg Pak, Thor: Ragnarok è il classico esempio di film odiato e amato allo stesso tempo, una pellicola che è riuscita dividere i fans ma non la critica che ha acclamato questa terza trasposizione solista di Thor.

Seppur con qualche difetto, Taika Waititi è riuscito nella brillante impresa di dare una svecchiata al personaggio, rendendo tutto molto più colorato con una messa in scena che ricorda parecchio gli anni 80.


Thor: Ragnarok rinvigorisce anche Chris Hemsworth come attore dandogli nuova linfa vitale, l’attore australiano si era detto parecchio deluso e scocciato dal tono serioso intrapreso dal Dio del Tuono nei precedenti film.

Il regista neozelandese dal canto suo ha dato libero sfogo all’improvvisazione del biondo australiano, riscopertosi commediante nel miserabile Ghostbusters di Paul Feig.

“Thanos… l’attacco a New York è opera sua!”

(Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame dei Fratelli Russo, 2018/2019)

La resa dei conti finale è alle porte.

Gli Avengers divisi dagli Accordi di Sokovia (vedere Captain America: Civil War per delucidazioni) si dovranno riunire per combattere la minaccia definitiva: Thanos, il Titano Pazzo che vuole cancellare metà dell’universo conosciuto grazie alle Gemme dell’Infinito.

La sua ricerca di tali Gemme porterà i Vendicatori a preparare una controffensiva per cercare di fermare il tragico destino al quale l’universo sembra essere condannato.

Nel mentre, Thor è alla ricerca dell’arma in grado di uccidere Thanos, un’ascia leggendaria che deve essere forgiata dalle ceneri di una stella morente…

L’epica conclusione di un viaggio durato dieci anni, la Saga dell’Infinito trova la sua magistrale conclusione in due film evento che riunisce tutti i più potenti eroi della Terra (e non), diretti in ottima maniera dai veterani del MCU, i fratelli Joe e Anthony Russo già registi di quella piccola perla che è Captain America: The Winter Soldier (e il già citato Civil War).


In questi due crossover Thor è parte integrante e fondamentale della storia: un uomo che ha perso letteralmente tutto ritrova se stesso grazie alla ricerca di Stormbreaker, l’arma che sostituirà Mjolnir e che potrebbe essere in grado di uccidere Thanos.


Chris Hemsworth è al suo apice in Avengers: Endgame, grazie al suo look liberamente ispirato a Drugo Lebowski, l’attore australiano si diverte a portare in scena un Dio del Tuono disagiato, ubriacone ma sempre pronto all’azione semmai ce ne fosse bisogno.

Insomma, l’amore per Hemsworth nei confronti del ruolo che l’ha fatto conoscere al grande pubblico è consolidato, di recente ha dichiarato che si diverte ad interpretare Thor e che vorrà farlo il più a lungo possibile.

Forse è stato proprio grazie a Taika Waititi che il trentanovenne australiano ha ritrovato la gioia di indossare armatura e martello, probabilmente se non fosse stato per il regista di JoJo Rabbit non avremmo più avuto il piacere di ritrovare lo Zio del Tuono al cinema.

Non ci resta che scoprire se il duo Waititi-Hemsworth sarà in grado di proseguire la strada battuta in Ragnarok con Thor: Love and Thunder.


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